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Acciai Speciali Terni, si torna al Mise: sale la preoccupazione per l'acciaio indonesiano

Nel precedente incontro l’amministratore delegato Massimiliano Burelli non aveva presentato il piano industriale valevole per il biennio ma le linee guida che prevedono investimenti per 57 milioni

Domani pomeriggio, è stata convocata una nuova riunione al Mise per il piano industriale di Acciai Speciali Terni. Nell’incontro del 13 febbraio l’amministratore delegato Massimiliano Burelli non aveva presentato il piano industriale valevole per il biennio ma le linee guida che prevedono investimenti per 57 milioni, 7 in più rispetto ad un precedente incontro con il sindacato in un noto albergo romano, 2300 occupati, 204 in meno rispetto ad oggi, compresi i somministrati, 940 mila tonnellate di acciaio liquido, 70-80 mila in meno rispetto al budget dell’anno fiscale 2018-2019. L’amministratore delegato aveva anche denunciato l’invasione di acciaio a basso prezzo dai paesi asiatici. Il sindacato ha criticato il progetto aziendale e ha chiesto la presentazione di un piano cartaceo. A preoccupare i rappresentanti delle tute blu, gli imprenditori e il mondo politico è l’invasione di acciaio inox dall’Indocina. In settimana ci sono state prese di posizione da parte del presidente del parlamento europeo Antonio Tajani, di Forza Italia, di parlamentari italiani di Forza Italia, compreso Raffaele Nevi, e del vice presidente del parlamento europeo David Sassoli del partito Democratico, che ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea “Applicazione delle misure di salvaguardia ai prodotti di acciaio inossidabile di origine indonesiana”. Ai Paesi in via di sviluppo, Indonesia compresa, è consentito di esportare nell’Unione Europea una quota al di sotto del 3%, senza vincoli e per calcolare questa soglia è stato preso in considerazione il periodo luglio 2017-giugno 2018, quanto la quota si era del 2,3%. Subito dopo l’Indonesia ha esportato in maniera massiccia, mettendo in crisi le produzioni e i bilanci delle aziende europee. Per Tajani e David Sassoli la Commissione Europea deve cambiare il regolamento, il Governo italiano deve mobilitarsi perchè senza una svolta significativa lo stabilimento di Terni corre grossi rischi e potrebbe rivelarsi fatale per il futuro occupazionale.

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