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Acquedotti colabrodo, così perdiamo 222 euro al secondo

A Terni oltre il 40% dell’acqua immessa nella rete idrica viene dispersa. Confartigianato: intervenire subito con investimenti pubblici sulla dispersione

Da quando avete iniziato a leggere, abbiamo già sprecato 222 euro. E decine di litri d’acqua. Se è vero che oggi la situazione delle riserve idriche nel Ternano e in Umbria mette al riparo da possibili emergenze, non è assolutamente prevedere quello che accadrà tra quindici o vent’anni né anticipare ondate di siccità che potrebbero prosciugare le sorgenti del territorio. Il tema della dispersione idrica non ha dunque soltanto un impatto “ambientale”, ma anche uno economico.

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È un recente studio elaborato da Confartigianato a fotografare la situazione attuale della dispersione idrica in Italia, partendo dagli investimenti delle amministrazioni pubbliche locali in materia di lavori pubblici che sono scesi di oltre il 30% dal 2011 al 2016.

“Al calo dei lavori pubblici per la gestione delle acque – rileva Confartigianato - si associano elevate perdite idriche degli acquedotti determinate dal deterioramento e le rotture delle tubazioni, giunzioni difettose ed inefficienze. Sulla base dei dati resi disponibili al 2015 dal censimento delle acque dell’Istat, la quota dell’acqua immessa che non arriva agli utenti finali per usi autorizzati è del 41,4%, ed equivale a 3,45 miliardi di metri cubi per un flusso equivalente ad una perdita di 109.253 litri al secondo, con una particolare accentuazione nel Centro (48,2%) e nel Mezzogiorno (47,9%). Si rileva la perdita di almeno la metà dell’acqua immessa nelle reti idriche in Basilicata (56,3%), Sardegna (55,6%), Lazio (52,9%) e Sicilia (50,0%)”.

La mappa “colabrodo”

In cinque regioni si concentra oltre la metà (55,0%) delle perdite: Lazio con 514 milioni di metri cubi (14,9% del totale), Lombardia con 399 milioni di metri cubi (11,6%), Campania con 383 milioni di metri cubi (11,1%), Sicilia con 342 milioni di metri cubi (9,9%) e Veneto con 259 milioni di metri cubi (7,5%).
In Umbria la differenza tra acqua erogata per usi autorizzati e acqua immessa è pari al 46,8%. Secondo l’elaborazione di Confartigianato Terni, nella città dell’acciaio questa quota supera il 41%.

Quanto costano gli sprechi

Prendendo a riferimento i prezzi medi al metro cubo rilevati per il 2017 su base ripartizionale pubblicati dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, le perdite degli acquedotti italiani valgono 7.003 milioni di euro, pari a 222 euro al secondo. Di conseguenza le regioni prima citate concentrano anche oltre la metà (55,4%) del valore delle perdite della rete idrica: Lazio con 1.250 milioni di euro (17,8 del totale e 40 euro al secondo), Campania con 769 milioni di euro (11,0% e 24 euro al secondo), Sicilia con 687 milioni di euro (9,8% e 22 euro al secondo), Lombardia con 654 milioni di euro (9,3% e 21 euro al secondo) e Veneto con 519 milioni di euro (7,4% e 16 euro al secondo).

Confartigianato Terni

Sul tema della dispersione idrica interviene anche Confartigianato Terni, rimarcando non solo la necessità di “una rivisitazione dei costi di gestione del Servizio idrico integrato” rispetto agli altri gestori umbri, “con l’obiettivo di una necessaria ottimizzazione degli stessi, così come è auspicabile che si possa intervenire con investimenti pubblici sulle dispersioni degli acquedotti che, da una recente ricerca del nostro centro studi nazionale, si attestano intorno al 41,4 % delle acque immesse con una perdita di 222 euro al secondo”. Confartigianato Terni auspica dunque che queste iniziative portino ad un “maggior equilibrio tariffario per i cittadini umbri che possa scongiurare la presenza di difformità nell’applicazione delle tariffe. Pertanto, l’associazione invita la Sii ad adottare politiche di gestione del sistema idrico locale che possano ambire a tale traguardo mantenendo inalterata, e possibilmente incrementando, la qualità del servizio offerto”.

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