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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità

Ancora violenza al carcere di Terni, tentata aggressione ad un agente della penitenziaria

L’episodio è accaduto nel pomeriggio di ieri nel Padiglione di media sicurezza della casa circondariale ternana

Un altro episodio di violenza si è verificato all’interno della casa circondariale di Terni. Ricostruisce i fatti di quanto avvenuto il segretario nazionale SAPPE per l’Umbria Fabrizio Bonino: “Altra tentata aggressione ieri pomeriggio nel Padiglione di media sicurezza. Un detenuto nordafricano di circa trent'anni, ristretto per rapina e spaccio di stupefacenti, non voleva rientrare in cella dopo che aveva effettuato la telefonata ai familiari e non aveva trovato nessuno. Lo stesso sferrava un pugno sul volto del poliziotto penitenziario di servizio il quale, solamente grazie alla sua prontezza e preparazione, riusciva a evitarlo. Solo con l'esperienza e la professionalità del personale di polizia penitenziaria presente e quello accorso in supporto si è evitato che il collega addetto al reparto detentivo uscisse indenne da tale vile tentata aggressione”.

Il segretario generale Donato Capece aggiunge: “Quel che è accaduto nella casa circondariale ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva di Terni e le gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di polizia penitenziaria, femminile e maschile. Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello stato, come gli agenti di polizia penitenziaria e gli appartenenti alle forze dell’ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?”. Netta è la denuncia del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria: “Da tempo il SAPPE denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza di personale – visto che le nuove assunzioni non compensano il personale che va in pensione e che è dispensato dal servizio per infermità -, il mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento. La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri, preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno otto ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili.”

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