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Pochi soldi, interventi in ritardo: il sogno ad ostacoli di una città senza barriere

Trecento famiglie ancora in attesa dei fondi per l’abbattimento degli impedimenti, scuole non sempre a misura di disabile: Terni alla sfida dell’accessibilità. L’esempio dello sport, il convegno di Confartigianato

Basta avere una gamba ingessata oppure doversi muovere per qualche periodo su una sedia a rotelle per immaginare l’incubo quotidiano in cui è immerso chi vive una condizione di disabilità. Tema su cui la città dell’acciaio dovrebbe essere esperta. Perché, ad esempio, nella zona a traffico limitato circolano più permessi per disabili (4.200) che per residenti (3.800). Ritardi, fondi scarsi e poca “cultura” sono la regola e non l’eccezione.

Dal 9 gennaio del 1989 esiste una legge nazionale che prevede “Disposizioni per favorire il superamento e la eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”. Questa legge garantisce contributi dello Stato per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati che il ministero delle infrastrutture dovrebbe rendere disponibili tutti gli anni in base al fabbisogno economico che le Regioni trasmettono annualmente allo stesso ministero. Gli elenchi vengono compilati ogni anno, i conti parlano di risorse per milioni di euro ma i soldi non ci sono perché il fondo non viene finanziato. Il risultato è che negli anni si sono create lunghissime liste d’attesa che nel Ternano arrivano a circa 300 famiglie che stanno ancora aspettando di vedere evase le loro domande. Qualcosa si dovrebbe muovere nei prossimi mesi visto che l’Umbria, lo scorso maggio, ha ricevuto 11 milioni di euro. Che serviranno però a recuperare quanto anticipato negli anni scorsi e forse, ma in parte, a programmare interventi per il futuro.

Se il privato è in affanno, il pubblico non sta certo meglio. Soltanto una scuola su quattro a Terni e provincia ha ricevuto interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche e la pianificazione urbanistica non sempre è adeguata alle esigenze non solo di chi è disabile, ma anche di chi – ad esempio – spinge un passeggino oppure va in bicicletta. Perché il tema dell’accessibilità non è soltanto un “favore” a chi si trova in difficoltà, ma una segnale di sviluppo.

Prova ne sono i campionati europei paralimpici di scherma che dalla prossima settimana si svolgeranno a Terni. “L’abbattimento delle barriere architettoniche – dice Alberto Tiberi, presidente del Circolo scherma Terni – non è soltanto un obbligo normativo, perché una città più accessibile è una città più vivibile, per tutti. Ed è anche una città turisticamente più appetibile”. Tanto è vero che i campionati di scherma porteranno almeno diecimila persone in città nell’arco dei prossimi sette giorni, nonostante le piccole e grandi difficoltà incontrate in “hotel, ristoranti e parcheggi. Eppure, per risolvere tante questioni sarebbero bastati pochi accorgimenti”, aggiunge Tiberi. Che rilancia la sfida dello “sport come volano” del settore turistico della città e del comprensorio. “Abbiamo avuto contatti da Cina e Australia, abbiamo in mano possibilità concrete di sviluppo”.

Di questo, ma non solo, si parlerà lunedì 17 settembre nell’ambito di un convegno organizzato da Confartigianato nella sala convegni di Arpa Umbria. L’associazione di categoria ha fornito alla Federazione della scherma due pulmini per il trasporto di disabili ed atleti in occasione dei campionati europei. Il convegno è un “ulteriore segnale alla città”. SI parlerà infatti di “Accessibilità, futuro e pianificazione” e dunque di “condizioni ambientali e qualità della vita – spiega il presidente di Confartigianato Terni, Mauro Franceschini – ma anche del contributo che possono dare le imprese artigiane si questo tema”. Perché, “intervenire su queste problematiche – spiega Michele Medori, direttore di Confartigianato Terni – significa migliorare la vita di tutti”.    

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