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Cellule staminali, il Comune cerca “sponsor”. Servono 600mila euro l'anno

Stamattina il professor Sanguinetti è stato ascoltato in Seconda commissione e ha fatto il punto sull'attività della Fondazione e sulle necessità più urgenti

Che la situazione non fosse facile, era cosa nota. A mancare, come di consueto, sono i soldi, anche per un progetto importante come quello che riguarda la ricerca sulle cellule staminali: il centro di Terni richiede circa 600mila euro l'anno. Fondi, che ad oggi, non ci sono. E stamattina c'è stata una nuova occasione per fare il punto sull'attività della Fondazione, presieduta dal professor Alessandro Sanguinetti che è stato ascoltato in seconda Commissione.

L'incontro si è svolto dopo che il Comune di Terni ha provveduto a modificare lo Statuto che, ora, consente l'ingresso di nuovi soci sostenitori e finanziatori. Ma non solo: di fronte all'effettiva e urgente necessità di individuare nuove risorse, il vicesindaco Andrea Giuli ha evidenziato come il Comune, non potendo fornire un supporto economico, si impegnerà a volgere un'opera di sensibilizzazione per individuare nuovi finanziatori. “L’esperienza va sostenuta – ha detto Giuli - è l'ennesima sfida che segue la città”.

La storia della Fondazione e le necessità

“La storia della Fondazione Cellule Staminali è molto lunga - ha detto Alessandro Sanguinetti -. Nasce nel febbraio 2006, con un consiglio di soci completamente diverso dalla fondazione Agarini. I progetti hanno raggiunto oggi risultati molto soddisfacenti: sul sito della fondazione ci sono tutte le informazioni di dettaglio sullo stato dei progetti. Altra distinzione doverosa è tra la Fondazione e la Cell factory, l’ambiente in cui vengono prodotte le cellule staminali neurali adulte, ovvero un’officina per il farmaco ad alta specialità per combattere le malattie degenerative, che si trova all'interno dell'azienda ospedaliera Santa Maria di Terni. Voglio ricordare che in Italia fino alla fine del 2018 ce ne erano soltanto 16. La Fondazione, invece, finanzia e promuove la ricerca, non ha un ruolo tecnico. La fondazione è stata creata da 5 soci: il Comune di Terni, la Camera di Commercio, la Diocesi di Terni, Narni Amelia, l'Istituto Superiore di Sanità e la Fondazione Carit. Ogni socio ha finanziato la ricerca in misura variabile, inizialmente sono stati acquistati i macchinari e acquisite le autorizzazioni Aifa. Nel 2011 la legge Finanziaria ha impedito la contribuzione degli enti pubblici per gli istituti di ricerca, anche la Diocesi ha avuto problemi di contribuzione, la Camera di Commercio nel 2014 ha chiesto di uscire e, in sostanza, è rimasta la Fondazione Cassa di Risparmio e le risorse provenienti da finanziatori come le case farmaceutiche o i Fondi europei”.

Fase sperimentale 2 al via, progetti anche per la sclerosi multipla

“Ora – continua il presidente - stiamo alle soglie della fase sperimentale 2 nella quale si vanno a trovare gli effetti benefici della tecnica messa a punto. Ci vogliono trai 150/200 pazienti, vuol dire una spesa tra 450 e 600 mila euro perché ogni lotto di cellule da trapiantare costa 15 mila euro. E’ partita inoltre la fase uno per la sclerosi multipla. La modifica dello statuto si è resa necessaria perché sono finiti i finanziamenti a disposizione, da qui la necessità di trovare nuovi soci per andare avanti nella ricerca. La modifica statutaria consente di coinvolgere più finanziatori e soci, senza mortificare l'apporto di nessuno. Per far funzionare la struttura di Terni anche per quanto la ricerca ci vogliono circa 600 mila euro l'anno. Dubito che noi andremo a trovare questa somma, ma comunque l'ingresso di nuovi soci, come una seconda università, è molto importante”.
"La casa di cura di San Giovanni Rotondo paga i 5 ricercatori - ha concluso Sanguinetti -. Il professor Vescovi dal 2016 rinuncia al suo compenso si tratta di 500 mila euro, anche io rinuncio al mio compenso. Le spese di manutenzione  ammontano a 200 mila euro l'anno, pari al  contributo della Fondazione Carit".

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