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Coronavirus, polemiche a Giove sulla 'zona rossa': ecco cosa ne pensa un epidemiologo che chiede chiarezza

Statistico ed esperto, il professore Giuseppe Schinaia invia una missiva all'amministrazione regionale con alcune sue considerazioni. La 'zona rossa' a Giove continua a sollevare polemiche

Polemiche a Giove per la situazione genrata da essere 'zona rossa'. Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di un epidemiologo che da 4 anni vive proprio a Giove. Spunti di rflessione eanche richieste tra cui quella di rivedere il prolungamento della zona rossa.

Care concittadine e cari concittadini,

mi trovo costretto dalla mia dignità e dalla mia professionalità, oltre che dal mio diritto di cittadinanza, a scrivere questa lettera aperta che sarà lunga, ma che mi auguro abbiate voglia di leggere e, soprattutto, alla quale abbiate voglia di reagire con osservazioni e critiche.

Mi presento brevemente (e non per autopromozione pubblicitaria, ma per mettere in chiaro a quale titolo e con quali competenze tratterò gli argomenti nel seguito). Sono nato a Roma ma residente a Giove oramai da quasi 4 anni; alcuni di voi mi avranno conosciuto nei tre concerti che ho offerto a Giove e ai giovesi tra il 2016 e il 2018 nella mia veste di musicista, ma il mio lavoro, da più di 35 anni, consiste nell’attività di ricerca e docenza di statistica ed epidemiologia, presso la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza a Roma ma anche, variamente negli anni passati, presso la prima e la seconda facoltà di medicina e chirurgia e presso il corso di laurea in scienza della formazione della stessa università, oltre che a collaborazioni di ricerca con l’ospedale San Filippo Neri e l’istituto Regina Elena di Roma, con la Stanford University e la Scuola di Medicina della University of California San Francisco negli USA, l’Hôpital St. Maurice di Parigi e l’Istituto di Sanità Olandese nell’ambito di un progetto europeo quadriennale sulla diffusione e il contenimento dell’epidemia di HIV/AIDS e altro ancora. Ho al mio attivo oltre cento tra pubblicazioni di articoli scientifici, partecipazioni a convegni e contributi a libri, nell’ambito della genetica, dello studio dei tumori, della diffusione delle epidemie e della valutazione degli interventi di sanità pubblica.

Detto questo, desidero offrire a chi mi legge qualche spunto di riflessione sulla situazione particolare che Giove, mio paese di adozione del quale in pochi anni ho conosciuto la gentilezza, la simpatia, la solidarietà e il calore umano, impensabili in una grande città, si trova a vivere con crescenti difficoltà e sempre minore comprensione dei meccanismi che lo costringono nelle condizioni di privazione delle libertà personali e di disagio sociale ed economico che tutti osserviamo in questi giorni e che pesano, sia pure in modo diseguale, su tutti i miei concittadini.

Non voglio entrare nel merito della gestione generale del problema sanitario e logistico della diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2, questione sulla quale ho le mie convinzioni e le mie opinioni professionali, ma voglio limitarmi alla situazione di Giove ed al suo isolamento nelle condizioni di “zona rossa”. E desidero farlo in uno spirito di collaborazione critica con quanto avvenuto e con quanto si potrà ancora fare per far valere i diritti e le ragioni del nostro comune e della cittadinanza.

L’ANTEFATTO

Tra gli ultimi giorni di marzo e i primi di aprile abbiamo assistito ad una polemica tra i comuni di Attigliano, di Amelia e quello di Giove con scambi di comunicati, degni di una faida di campanili e senza quella dignità istituzionale, che organi dello Stato dovrebbero mantenere nelle loro comunicazioni ufficiali. Pare di capire che il tutto sia nato soprattutto dal fatto che gli abitanti di Giove si recassero, come spesso nel passato, a fare spese alimentari nei supermercati di Attigliano e Amelia, ben più forniti, più disponibili e più economici del locale minimarket. Nel futuro bisognerà valutare la possibilità di ampliare l’offerta commerciale di beni alimentari nel nostro comune.

La controversia ha avuto ampia eco sulla stampa locale dell’Umbria e immagino sia arrivata sul tavolo dei nuovi amministratori regionali (proprio quelli che, sotto la guida della neoeletta Tesei, nei primi giorni del mandato, hanno deciso un taglio radicale ai fondi della protezione civile). La Usl Umbria 2 con il nuovo commissario straordinario, appena nominato dalla presidente Tesei (decreto n.58, 30 dic. 2019), avviava un veloce monitoraggio sulla situazione di Giove in relazione alla diffusione dell’infezione da SARS-CoV-2. A fronte di questa indagine locale, ma senza che fossero stati messi in atto approfondimenti comparativi nelle zone limitrofe e nella regione, la Regione Umbria, nella persona della sua presidente Tesei, emetteva il 10 aprile u.s. un’ordinanza restrittiva, per tutta l’area del comune di Giove, rinnovata in data 23 aprile.

L’ANALISI

I dati che vengono ufficialmente comunicati dalla protezione civile e dall’Istituto superiore di sanità, nella forma di tabelle, sono sicuramente accurati, ma, per come vengono presentati, non consentono la determinazione precisa di indicatori epidemiologici essenziali ai fini dell’elaborazione di confronti e di valutazioni sulla dinamica dell’infezione, sia a livello nazionale e sia, cosa che ci riguarda più direttamente, a livello locale. Mancano, a tal fine, la conoscenza della prevalenza del virus nella popolazione di Giove e, soprattutto, nella popolazione generale dell’Umbria e dell’Italia, mancano la conoscenza del livello di immunità e di asintomaticità del virus e manca una chiara distinzione tra malati e infettati. La confusione tra malati e infettati può essere attraente per un articolo di giornale, ma da un punto di vista clinico ed epidemiologico è assolutamente impropria: i primi sono coloro che mostrano sintomi clinici, mentre i secondi sono coloro che risultano essere stati contagiati, sia con sintomi, sia senza sintomi. Inoltre tra i contagiati potrebbero esservi individui che possono trasmettere l’infezione e individui che invece non la trasmettono. La ricerca, in questo momento, è abbastanza confusa a riguardo e i dati di laboratorio e quelli clinici non hanno ancora nessun accordo su questi punti essenziali; tutte le valutazioni che si ascoltano sui mezzi di diffusione sono speculazioni senza un valido supporto scientifico univoco.

In questi giorni la Usl Umbria 2 ha organizzato uno screening della popolazione di Giove sulla base di un test rapido per verificare quante persone siano venute a contatto con il virus SARS-CoV-2 al fine di valutare, sommariamente, la prevalenza dei contatti, ma anche questa indagine (a prescindere dalla dubbia validità del test, come espressa da varie autorità sanitarie) potrà offrire soltanto il numero di contatti ma non il potenziale di infettività dei giovesi e, men che meno, la loro capacità di trasmettere il virus e quindi la “pericolosità degli abitanti di Giove”. Il fatto ovvio che “più test si fanno, più infettati/infettivi si trovano” (come evidenziato dal sindaco Parca) non consente, tuttavia, una distinzione tra le condizioni di Giove e quelle del resto della regione in quanto, cosa altrettanto ovvia, se non si esplicitano i medesimi provvedimenti anche altrove, il comune di Giove potrà al massimo servire da cavia sperimentale ma non costituire un “pericoloso focolaio di infezione”.

DIBATTITO E CONTROMISURE

Se si mettono insieme tutte queste mie osservazioni, si potrà dedurre che i “visto…”, e i “sentito…” più specifici delle ordinanze Tesei che riguardano Giove e soprattutto l’acquisizione della “nota prot. 65089 dell’08/04/2020 del commissario straordinario della Usl Umbria 2” (riga 3, pagina 4 dell’ordinanza regionale n.17 del 10 aprile 2020) hanno una giustificazione specifica e una valenza documentabile scientificamente altamente opinabili e sono frutto di valutazioni soggettive, come tali aperti a controvalutazioni giuridiche ed epidemiologiche.

Mi domando quindi perché la nostra amministrazione comunale, alla quale va indubbiamente riconosciuto il merito di lavorare con continuazione alla gestione di questa difficile situazione, con la collaborazione preziosissima dei nostri volontari locali, non abbia:

1) promosso un confronto pubblico, magari per via telematica, con i comuni limitrofi sulle problematiche logistiche che hanno creato le frizioni e i fraintendimenti alla base dei provvedimenti presi dalla Regione;

2) nominato tempestivamente un consulente giuridico qualificato e di spessore, per controargomentare la lunghissima lista di “visto…” e di “sentito…” delle due ordinanze della Regione, che sottoponevano il Comune di Giove a misure ulteriormente restrittive della libertà dei suoi abitanti;

3) nominato tempestivamente un consulente epidemiologico con competenza scientifica, che potesse controargomentare la nota prot. 65089 dell’08/04/2020 del Commissario Straordinario della USL Umbria 2

4) chiesto e preteso che, sia la Regione Umbria, sia la ASL Umbria 2 esplicitassero in modo univoco i termini epidemiologici sulla base dei quali siano state emesse le due raccomandazioni e le due ordinanze restrittive e, soprattutto, quali siano i criteri per il prolungamento e/o per la sospensione delle restrizioni.

CHIARIMENTI E RINGRAZIAMENTI

Desidero chiarire che, in qualità di studioso, non voglio assolutamente apparire insensibile al lavoro della nostra amministrazione, al prezioso lavoro dei volontari del nostro paese e soprattutto alle difficoltà e al dolore dei miei concittadini colpiti direttamente dai disagi e dai dispiaceri personali dovuti alla diffusione dell’epidemia che ha anche causati lutti familiari per i quali offro tutta la mia solidarietà e il mio affetto. Ma le valutazioni oggettive sulle condizioni epidemiologiche, come mi insegnarono amici e maestri nel corso dei miei studi e della mia professione, prescindono dalle emozioni personali, dovendo fornire indicazioni e valutazioni valevoli per tutti, malati e non malati, per il bene di tutta la nostra comunità. Prescindo anche dalle valutazioni sociali ed economiche, delle quali ho stilato, per uso personale, una stima approssimativa che non voglio diffondere per non creare ulteriore panico e ansia ma che è sufficientemente disastrosa da imporre interventi immediati ed efficaci, affinché le attuali difficoltà non si trasformino in un disastro irrecuperabile.

Rimango a disposizione dei miei concittadini e dell’amministrazione locale, presente e futura, per l’aiuto e la consulenza che potrò eventualmente offrire sulla base delle mie competenze e sulla base delle osservazioni che da cittadino non posso fare a meno di rimarcare.

Con affetto sincero.

*statistico ed epidemiologo

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