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Tutti in quarantena, ma non l’inquinamento: la situazione a Terni durante il lockdown

Aumento delle concentrazioni di Pm10 e Pm2,5, i decreti anti-contagio non fermano le polveri sottili che arrivano da fuori regione. Va meglio per i livelli di biossido d’azoto. Lo studio di Arpa Umbria

La quarantena ha fermato il Paese, la regione e la città di Terni. Ma non ha bloccato l’avanzata delle polveri sottili. Che anzi sarebbero state ancora più “invadenti” se non ci fossero state le forti folate di tramontana dello scorso marzo. Un po’ meglio è andata dal punto di vista della presenza di biossido d’azoto.

Ma la sintesi dello studio di Arpa Umbria è questa: “I provvedimenti adottati per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 non hanno avuto effetti significativi sulla presenza di polveri sottili in atmosfera”.

I tecnici dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente hanno analizzato i dati della qualità dell’aria in Umbria nel periodo 5 marzo 2020-19 aprile 2020, in concomitanza con l’emergenza sanitaria da Coronavirus e le relative chiusure introdotte dai provvedimenti del Governo, confrontandoli con quelli dello stesso periodo del 2019.

“I parametri presi in considerazione – spiega Arpa - sono quelli relativi al particolato, Pm10 e Pm 2,5 e il biossido d’azoto (NO2) su otto postazioni sparse sul territorio regionale, rappresentative delle varie tipologie di insediamento: fondo urbano, da traffico, fondo suburbano e fondo regionale”.

Le centraline sono Perugia Cortonese e Ponte San Giovanni, Foligno via Romana, Terni (Borgorivo, Carrara e Le Grazie) e Narni scalo, alle quali si aggiunge il “sito di fondo dei monti Martani (a quota 1.050 metri slm) che segnala in modo preponderante il particolato proveniente da fuori regione”.

La ricerca ha messo in evidenza che “tranne per Perugia Cortonese, si ha un aumento medio delle concentrazioni di Pm10 e Pm2.5. Particolarmente indicativi i valori riscontrati dalla centralina dei monti Martani. Qui, in un’area che possiamo definire a traffico zero, nel periodo preso in considerazione, si è verificato un raddoppio delle concentrazioni di Pm10 e Pm 2,5, che confermano l’intrusione da fuori regione”.

“Se si passa all’analisi dei valori giornalieri – rileva ancora Arpa - l’influenza delle condizioni meteo è ancora più evidente. Mentre si osserva una netta diminuzione di presenza di particolato nel periodo 21-27 marzo associato all’irruzione sull’Umbria di venti di tramontana, dal 28 al 30 si assiste ad un picco dei valori, soprattutto nella parte nord dell’Umbria, dovuto alla presenza di aria proveniente dall’Asia centrale. Situazione simile si è verificata nel periodo 6-13 aprile, con un innalzamento dei valori medi dovuti all’irruzione di aria sahariana, che impatta maggiormente nella parte meridionale dell’Umbria. Dallo studio dei dati registrati dalla centralina dei Martani, questo innalzamento appare molto più marcato”.

Passando a esaminare il biossido d’azoto (NO2), originato prevalentemente dal traffico veicolare, “si è notata, confrontando i dati 2019-2020, una tendenza alla riduzione media dei valori, con una maggiore diminuzione registrata dalle centraline di Perugia Ponte San Giovanni, Foligno e Terni Carrara, punti di rilevamento caratterizzati da una forte presenza di traffico veicolare”.

“In questo caso – confermano i tecnici di Arpa - le disposizioni previste dal lockdown, con conseguente diminuzione degli spostamenti, hanno influenzato positivamente questi dati nei valori medi. L’analisi dei valori giornalieri ha messo in evidenza anche in questo caso, il notevole contributo che determinano le condizioni atmosferiche. La maggior diminuzione della presenza in atmosfera di NO2 è infatti coincisa, nella settimana tra 21 e 27 marzo, con il sopraggiungere della tramontana”.

“Il blocco delle attività produttive industriali e degli spostamenti imposto dalle misure governative per contrastare l’emergenza Covid19 - commenta il direttore generale di Arpa Umbria, Luca Proietti - ha inciso solo in parte sulla qualità dell’aria in Umbria. I dati elaborati dalla nostra struttura tecnica, che ringrazio per l’ottimo lavoro, hanno infatti evidenziato due aspetti: una più marcata diminuzione della presenza di biossido d’azoto rispetto al 2019, soprattutto nelle aree maggiormente interessate dalla forzata diminuzione del traffico veicolare; un leggero aumento di particolato Pm10 e Pm2,5 rispetto al 2019, in parte causato da intrusioni provenienti da fuori regione”.

“Lo studio - ha concluso Proietti - risulta molto utile per comprendere meglio la complessità del fenomeno e l’incidenza dei vari fattori di inquinamento atmosferico. Se da una parte, nonostante il blocco, abbiamo assistito ad un leggero innalzamento della presenza di polveri sottili, con picchi giornalieri dovuto a fattori esterni (le sabbie provenienti dall’Asia centrale alla fine di marzo), dall’altra, la riduzione di un inquinante come il biossido di azoto, ci conferma come il traffico veicolare incida sulla qualità dell’aria. Nei prossimi giorni, grazie ad ulteriori approfondimenti, riusciremo a caratterizzare le sostanze contenute nel particolato, così da poter quantificare quanto incidano sul totale le diverse sorgenti emissive, soprattutto in alcuni contesti urbani”.

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