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Un litro d’acqua su due si perde nella rete, ma i ternani lo pagano lo stesso. E a peso d’oro

La bolletta media per il servizio idrico a Terni è di circa 450 euro l’anno, tra le più care d’Italia. Mentre la dispersione idrica sfiora il 50 per cento. I dati e la situazione

Acquedotti colabrodo, bollette a peso d’oro. L’indagine di Cittadinanzattiva sulle tariffe del servizio idrico in Italia confermano due elementi tutto sommato noti, ma non per questo meno gravi. Le bollette dell’acqua a Terni, e in Umbria, sono fra le più care d’Italia. E la rete idrica del cuore vere del Belpaese è fra quelle messe peggio.

La situazione in Umbria

Cinquecento trentuno euro questa la cifra spesa nel 2019 da una famiglia umbra per la bolletta idrica (434 euro la media nazionale), con un aumento dell’1,7% rispetto al 2018. Si tratta della seconda regione più cara, dopo la Toscana (688 euro). Grosseto e Siena si confermano i capoluoghi di provincia più cari in Italia con una spesa media a famiglia di 781 euro, Isernia resta ancora la più economica con 130€.

Le regioni centrali confermano il primato per le tariffe più alte con 595 euro annuali (+2,7% rispetto al 2018) ma l’incremento maggiore si rileva nel Sud e Isole (+3,1%). A livello regionale, le famiglie più “tartassate” risiedono nell’ordine in Toscana (688 euro), Umbria (531 euro), Marche (527 euro) ed Emilia Romagna (511 euro). La regione più economica resta il Molise con 163€ l’anno.

La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva realizzato nell’ambito del progetto “Consapevolmente consumatore, ugualmente cittadino”, finanziato dal ministero dello sviluppo economico.

Il dettaglio a Terni

L’associazione individua due fasce di consumo: 192 e 150 metri cubi, ipotizzando i costi per ognuna. In entrambi i casi, Terni “batte” Perugia. Per 192 metri cubi, il costo annuale nella città dell’acciaio è infatti di 581 euro contro i 481 di Perugia, mentre per 150metri cubi la bolletta annuale scende a 422 euro rispetto ai 376 del capoluogo di regione. L’aumento medio rispetto al 2018 oscilla fra 1,6 e 1,7%. Per quanto riguarda la dispersione idrica, a fronte di una media regionale del 47%, Terni offre prestazioni peggiori con una perdita del 48,9% che a Perugia scende al 45,1%.

Risparmiare conviene

Con un uso più consapevole e razionale di acqua, che abbiamo quantizzato in 150mc invece di 192mc l’anno, una famiglia media avrebbe un risparmio medio di 115 euro circa a livello nazionale e di circa 132 euro in Umbria. Ad esempio, in un anno si possono risparmiare 42 metri cubi di acqua con questi piccoli accorgimenti: sostituendo, una volta su due, la doccia al bagno (risparmio di 4,5 mc), riparando un rubinetto (21 mc), usando lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico (8,2 mc), chiudendo il rubinetto mentre si lavano i denti (8,7 mc).

I dati sulla dispersione idrica

In riferimento ai soli capoluoghi di provincia italiani, dagli ultimi dati Istat disponibili (2018) emerge che a livello nazionale va dispersa il 37% dell’acqua immessa, con evidenti differenze nelle differenti aree geografiche e singole regioni: si va dal 45% nel Sud ed isole, al 40% al Centro e al 29% al Nord. In testa per livelli di dispersione il Lazio con il 56%, segue la Sardegna con il 52% e l’Abruzzo con il 51%. L’Umbria segue al 47%. Le cause sono da ricercare nella vetustà delle reti e degli impianti che, soprattutto nei grandi centri urbani, sono stati realizzati da oltre 30 anni nel 60% dei casi e da oltre 50 anni nel 25%.

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