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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Migranti, a Terni l’accoglienza costa 15mila euro al giorno: i numeri e i problemi

Nel 2018 ci sono stati 65 nuovi arrivi e la spesa si è ridotta di quasi 3 milioni. Il prefetto De Biagi: il sistema rende più difficili i controlli. Sono state diciotto le revoche per comportamenti sbagliati o denunce

L’onda dei migranti sembra essere meno agitata. Diminuiscono gli arrivi e si riducono i costi per l’accoglienza. Ma i problemi non mancano: dalla difficoltà dei controlli alle nuove regole per il rilascio dei permessi.

Il prefetto di Terni, Paolo De Biagi, assieme al collega di Perugia, Claudio Sgaraglia, è stato ascoltato questa mattina dalla prima commissione del consiglio regionale – presieduta da Andrea Smacchi – per una informativa per una informativa sui flussi migratori e sulle novità contenute nel decreto sicurezza in votazione in questi giorni e le relative incognite.

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La situazione a Terni

Nella Provincia di Terni, ha chiarito il prefetto De Biagi, si registra una riduzione complessiva dei numeri dovuta alla riduzione di nuovi arrivi. Sono stati accolti 554 migranti in 94 piccole strutture (Cas, centri di accoglienza straordinaria, della Prefettura) in un sistema di accoglienza diffusa, che è meno impattante ma rende più complessi i controlli. Gli Sprar gestiti da Comuni e ministero dell’Interno ospitano 216 migranti. Nel 2018 ci sono stati 65 nuovi arrivi a fronte di consistenti abbandoni volontari o trasferimenti negli Sprar (100) e 18 revoche di accoglienza per comportamenti sbagliati o denunce penali. La spesa complessiva, tra il 2017 e il 2018, è passata da 8,5 a 5,4 milioni di euro. Dal governo nazionale sono arrivate indicazioni di maggiore attenzione nel riconoscimento della protezione umanitaria da parte delle commissioni che la concedono. Questa ha ridotto il numero dei riconoscimenti rilasciati. Inoltre, il sistema dell’integrazione viene spostato sugli Sprar mentre nei Cas verranno garantiti soltanto vitto, alloggio e assistenza sanitaria. Il decreto sicurezza elimina il permesso umanitario: questo significa che alcuni dovranno essere estromessi dalle strutture di accoglienza.

La situazione a Perugia

Nella Provincia di Perugia, ha spiegato il prefetto Sgaraglia, esiste un sistema di accoglienza diffusa con 3 sole strutture più grandi: Ponte Felcino, Corciano e Colfiorito. I richiedenti accolti nel 2018 sono stati 1.405 rispetto ai 1.960 dello scorso anno. La relativa spesa è passata da 23 a 18 milioni di euro. Esiste il problema della permanenza dei migranti nei Cas (anche un anno) prima che le commissioni che riconoscono lo status di rifugiato valutino i singoli casi, ci sono poi i tempi dei ricorsi ai tribunali sulle domande respinte. Per velocizzare i rientri di chi non ha diritto di restare in Italia, dovranno essere rafforzate le commissioni per i rifugiati e stipulati accordi per il rimpatrio con i Paesi di origine. Con l’abolizione del permesso umanitario, prevista dal decreto sicurezza, i richiedenti asilo andranno direttamente nei Cas, che si struttureranno in due modalità diverse in base alle dimensioni, con una ulteriore riduzione dei costi. Nello Sprar entreranno solo coloro che avranno ottenuto lo status di rifugiato.

L’analisi di Smacchi

A margine dei lavori, il presidente Smacchi ha sottolineato l’importanza di verificare gli effetti delle disposizioni del decreto sicurezza, che proprio oggi dovrebbe essere convertito in legge dal Parlamento: “Assume dunque un significato particolare - ha evidenziato - questo incontro della prima commissione con i prefetti di Perugia e Terni. Una consuetudine che si ripete da ormai 4 anni e che consente ai consiglieri regionali di essere aggiornati su un ambito importante come quello dei flussi migratori. Porteremo avanti gli approfondimenti sugli effetti delle nuove normative, che assegnano agli Spar le funzioni di integrazione dei soggetti a cui viene riconosciuto il diritto di asilo, prevedendo nei prossimi mesi una ulteriore audizione con prefetti e rappresentanti dell’Anci, visto che i Comuni sono direttamente coinvolti nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”.

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