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“Il grande assente del Natale, tra tutto questo sacro preteso e ostentato, è proprio Gesù”

Don Ciro Miele: ridurre tutto ad una recita o a un presepe è sciocco. Questa festa è la rivoluzione dell’umanità di Dio, che dovrebbe spingerci tutti ad essere più umani

Arriva puntuale col Natale anche la polemica sui dinieghi alle rappresentazioni sacre o ai presepi nelle scuole. La cosa accade un po’ in tutta Italia. Questa volta è toccato a Terni. Ma da qui al 25 dicembre qualcos’altro potrebbe venire fuori. A volte c’è del vero; a volte, invece, la notizia è preparata ad arte per solleticare la pancia di quella gente così religiosamente sensibile.

Qualche volta la motivazione è data dalla laicità degli ambienti, come la scuola. Molte volte, invece, c’è la preoccupazione che tali manifestazioni sacre possano urtare la suscettibilità di chi professa altre religioni, specie se musulmani. Dico, da subito, a chi propaganda questa seconda motivazione che, nel Corano, c’è un numero sorprendente di tradizioni bibliche e, di queste, alcune si riferiscono al Natale. Emerge, inoltre, che, anche per i musulmani, la nascita di Gesù è un “segno di Dio” per l’umanità. Detto questo, mi domando: quale disturbo potrebbe arrecargli una rappresentazione sulla nascita di Gesù o il presepe stesso?

ciro miele-2Ma non mi addentro più di tanto in questo aspetto, pure molto interessante. Mi basta concludere che per i musulmani Gesù è considerato “un messaggero di Dio”, un uomo di pace. Ci sono testi interessanti che trattano l’argomento e occorrerebbe leggerne qualcuno, dato che la sfida dei nostri tempi è proprio il dialogo con le altre culture religiose. L’ignoranza genera mostri e, di questi tempi, sempre più frequentemente provoca anche rigurgiti razzisti contro “coloro che vengono a stravolgere le nostre tradizioni”.

Vengo ora ad una faccenda che mi sta più a cuore. Credere che il Natale si possa ridurre ad una recita o alla realizzazione di un presepe mi sembra come minimo riduttivo ed anche un po’ sciocco.

Sono altresì interessato a capire e far capire - come prete - la portata di quell’evento. Un Dio che sceglie di diventare “umano”, viene a costituire una vera e propria rivoluzione. Ecco, io penso al Natale proprio come alla festa dell’umanità di Dio, che spinge tutti ad essere più umani.

Ma, se mi permettete, la polemica montata proprio da chi, pur dichiarandosi cristiano, esprime nei fatti una disumanità vergognosa, mostra che non si è colto per niente il senso di quell’evento che ha cambiato il corso della storia.

Possibile che si tenga così tanto ai simboli e alle tradizioni religiose e poi ci si disinteressi della gente che soffre e muore? Possibile che si gridi allo scandalo se non si può realizzare il presepio - quasi ad ostentare statue sacre di Gesù - mentre non ci si interessa dei bisognosi o degli emarginati, vere immagini queste del Cristo, che in loro si fa quotidianamente carne? Possibile che si facciano vere e proprie crociate - è proprio il caso di dire - se qualcuno vuole togliere il crocifisso dai luoghi pubblici e poi ci si disamora dei tanti crocifissi che soffrono in ogni parte del mondo, magari dietro l’angolo di casa?

Temo che il grande assente del Natale, tra tutto questo sacro preteso e ostentato, sia proprio il Dio-umano, di nome Gesù.

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