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"Ecco quello che sappiamo sul coronavirus": l'analisi dell'esperto di malattie infettive dell'Università umbra

Sintomi, contagio, incubazione e picco della diffussione previsto: gli studi della professoressa Daniela Francisci, su 2019-nCoV, il nuovo coronavirus individuato in Cina

Epidemia di un nuovo coronavirus in Cina, indicato con la sigla 2019-nCoV. Un coronavirus “mai isolato precedentemente nell’uomo” che è riuscito a compiere “il salto di specie” da animale a uomo, e, mutando, ha acquisito la capacità di diffondersi da individuo a individuo.
Come spiega la professoressa dell'Università degli Studi di Perugia Daniela Francisci, direttore della Clinica di Malattie Infettive di Perugia, tutto è cominciato l'ultimo giorno del 2019. Il 31 dicembre “la Commissione Sanitaria della Città di Wuhan in Cina ha segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la presenza di un cluster (gruppo) di casi di polmonite da causa ignota originatasi proprio nella città di Wuhan”.

E ancora: “La maggior parte dei casi - spiega la professoressa Francisci - aveva un collegamento epidemiologico con un mercato all’ingrosso di pesce, frutti di mare e animali vivi. In questi mercati, molto diffusi in Cina, è usanza vendere e macellare sul posto animali selvatici vivi tra cui pipistrelli, serpenti, zibetti, che poi vengono consumati a tavola anche crudi o poco cotti”.

Salto in avanti fino al 9 gennaio 2020, giorno dell'identificazione di 2019-nCoV. Cioè quando “l’Autorità Sanitaria Cinese preposta al controllo delle malattie infettive (CDC) ha comunicato di aver isolato da un paziente con polmonite l’agente causale della malattia, un nuovo coronavirus indicato con la sigla 2019-nCoV, mai isolato precedentemente nell’uomo”.

L’Autorità Sanitaria Cinese preposta al controllo delle malattie infettive, spiega ancora il direttore della Clinica di Malattie Infettive di Perugia, “ha provveduto a rendere nota alla comunità scientifica la sequenza genomica, cioè la composizione dell’acido nucleico del virus, per consentire, da subito, l’allestimento di test diagnostici specifici e l’avvio delle ricerche per la produzione di un vaccino”. 

E i sintomi della polmonite da nuovo coronavirus? Come spiega la professoressa Francisci, “le manifestazioni cliniche dei primi 41 pazienti, descritte da Chaolin Huang sulla prestigiosa rivista The Lancet, erano caratterizzate da una fase iniziale aspecifica con febbre, tosse secca, malessere generale, molto simile all’influenza stagionale, che in alcuni pazienti è poi progredita nel giro di pochi giorni verso una forma di polmonite severa con insufficienza respiratoria , culminata in alcuni casi con il decesso”.

Quanto uccide 2019-nCoV? “Il tasso di mortalità, per quelle che sono le attuali conoscenze – sottolinea il direttore della Clinica di Malattie Infettive di Perugia - , sembra mantenersi basso, intorno al 3 %, ma potrebbe essere anche minore, dal momento che il numero delle persone infettate, diffuso dalle autorità cinesi, è ampiamente sottostimato. Il tasso di mortalità di questa nuova forma di polmonite è quindi sicuramente inferiore rispetto quello di altre due gravi malattie causate negli anni recenti da altri Coronavirus e cioè la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS-CoV) (10% ) e la Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS-CoV ) (30%)”.

Un passo indietro per capire cosa sono i coronavirus. “I Coronavirus, così chiamati per le punte a forma di corona che sono presenti sulla loro superficie, (Fig) sono una grande famiglia di virus respiratori a RNA ampiamente diffusa in natura, che infetta molte specie animali e anche l’uomo. Nella maggior parte dei casi essi causano nell’uomo forme respiratorie lievi-moderate e sono tra più frequenti agenti responsabili del comune raffreddore”, spiega Francisci. Questi virus, prosegue il direttore della Clinica di Malattie Infettive di Perugia, “stabiliscono il loro reservoir in vari animali (es pipistrelli e cammelli), in cui possono causare forme respiratorie, gastro intestinali ed epatiche, o non dare disturbi”. Non è finita: “Può capitare però, sebbene raramente, che possa verificarsi uno “spillover “ o tracimazione. Cioè il virus compie un salto di specie, favorito da particolari situazioni epidemiologiche di stretta vicinanza tra l’animale infetto e l’uomo e iniziare a replicare nell’organismo umano, rafforzandosi e acquistando , attraverso successive mutazioni, la capacità di diffondere da individuo a individuo. Un nuovo coronavirus è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo”.

Come avviene il contagio: “La trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus , ormai ampiamente documentata – prosegue la professoressa Francisci - , avviene attraverso le goccioline (droplets) emesse con i colpi di tosse, gli starnuti e la fonazione”.

Ancora: “Queste goccioline, piuttosto pesanti, riescono a percorrere un tratto non superiore a 1 metro-1 metro e mezzo, poi, se non raggiungono il bersaglio, cadono al suolo . Questa è quindi considerata la distanza di sicurezza da tenere per evitare il contagio. Queste goccioline però possono facilmente depositarsi sulle mani della persona infetta, per cui indossare una mascherina ma soprattutto lavarsi frequentemente le mani rappresentano misure di fondamentale importanza per fermare la diffusione del virus”.

L'incubazione del nuovo coronavirus: “Trattandosi di un nuovo virus e di una nuova malattia – prosegue Francisci - , molte informazioni non sono ancora disponibili e molti dati vengono acquisiti via via che l’epidemia si diffonde. Si stima che il periodo di incubazione sia di 10-14 giorni, che a trasmettere la malattia siano le persone ammalate, soprattutto quelle più gravi, anche se non si può escludere che, seppure in misura minore, persone asintomatiche possano contribuire al contagio”.

Al momento, purtroppo, “Non esiste una terapia specifica e per il vaccino sarà necessario aspettare mesi, forse un anno”, ma ci sono delle contromisure per arginare il contagio: “Le misure di controllo generale, come evitare luoghi affollati, isolamento dei malati, contumacia dei contatti per 14 giorni e le misure individuali come uso di mascherine e soprattutto igiene delle mani sono gli elementi principali per il contenimento del contagio”.

Il punto sull'epidemia: “Al momento purtroppo l’epidemia si sta diffondendo rapidamente nonostante le misure di contenimento messe in atto in Cina. Al 28 gennaio, in base ai dati pubblicati dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (ECDC) nel sito dedicato al focolaio da nuovo coronavirus, sono stati notificati complessivamente (in Cina o in altri Paesi asiatici, in Australia, Nord America ed Europa) 4587 casi confermati in laboratorio di infezione da 2019-nCoV, con 106 decessi . In Europa si registrano 3 casi confermati in Francia e 1 in Germania. Tutti i casi registrati al di fuori della Cina sono associati a viaggi nella città di Wuhan o hanno avuto un contatto diretto con persone con una storia di viaggio in Cina. Bisogna tuttavia ricordare che queste cifre sono probabilmente sottostimate rispetto alla reale diffusione del virus nell'area colpita e che i dati disponibili vengono aggiornati quotidianamente man mano che nuove informazioni sono messe a disposizione”.

Ed è previsto un picco dell'epidemia: “Se la velocità di diffusione del virus non si modificherà (raddoppio dei casi ogni 6 giorni) si stima che il picco dell’epidemia in Cina verrà raggiunto nella primavera del 2020”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), conclude la professoressa, “ha definito dei criteri ben precisi per identificare un caso sospetto di polmonite da 2019-nCoV al fine di evitare falsi allarmi ingiustificati. Il criterio epidemiologico del viaggio o residenza in aree a rischio della Cina nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia respiratoria è l’elemento cruciale”.

La conferma del caso di contagio da nuovo coronavirus “si ha con test di laboratorio specifici per il 2019-nCoV che in Italia sono centralizzati presso l’Istituto Superiore di Sanità. Ad oggi, nel nostro Paese, non risultano casi confermati di polmonite da nuovo coronavirus. Tutte le Regioni, Umbria compresa, stanno attuando protocolli operativi per gestire al meglio l’eventuale arrivo del virus, anche se, secondo l’ECDC il rischio per i Paesi Europei rimane basso”.

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