rotate-mobile
Attualità Orvieto

L'Umbria del vino vista da Slow Wine: "Un laboratorio rivoluzionario"

A Orvieto la tappa umbra delle "Cento cene" per la presentazione della guida 2019, Fabio Pracchia: "Un mosaico di piccole realtà tradizionali e sperimentazione" | VIDEO

"L'Umbria è un nucleo di rivoluzione enologica necessario all'affermazione dell'enologia italiana". Parola di Slow Wine, la guida del movimento Slow food dedicata al vino che sabato sera ha portato a Orvieto la tappa regionale delle "Cento cene".

"Le Cento cene sono una sorta di presentazione locale di Slow Wine che segue la kermesse nazionale di Montecatini - ha spiegato uno dei redattori della guida, Fabio Pracchia - perché crediamo che i vini che segnaliamo possano essere capiti al tavolo. E' qui che avviene la loro consacrazione. Cento cene da nord a sud che vogliono far incontrare i grandi vini con la cucina regionale e locale".

A Orvieto cinque i vini italiani selezionati sono stati accompagnati dai piatti prepati da Gianluca Pepe del ristorante "Sale e Pepe" che ha fatto da cornice all'evento. "Slow Wine - continua Pracchia - ha l'ambizione e l'orgoglio di pensare di aver cambiato il pensiero sul vino. Rispetto a un pensiero univoco in base al quale il vino dovesse essere solo l'esecuzione tecnologica in cantine di vitigni tecnicamente scelti noi crediamo invece che già nel territorio sia nascosta la qualità e l'interpretazione originale di questi vigneti da parte dei vignalioli porta sulla tavola il valore dlla diversità". 

Ma come è l'Umbria del vino vista da Slow Wine? "L'Umbria è una piccola regione per contibuto quantitativo rispetto ad altre regioni - dice Pracchia - ma in realtà nasconde un laboratorio enologico di assoluta avanguardia e proprio qui il movimento dei piccoli vignaioli sta vivendo una fase rivoluzionaria, vulcanica, di espressione. Ed è interessante vedere come il duopolio Orvieto- Montefalco, i maggiori poli produttivi del territorio, si stia parcellizzando donando realtà vinicole esterne, dal Trasimeno a Narni, facendo diventare l'Umbria mosaico di piccole realtà tradizionali di grande sperimentazione da seguire con molta attenzione".

Le cantine e i vini premiati

Cinquantasei le cantine umbre recensite nella edizione 2019 della guida, tredici quelle segnalate. Le chiocciole, il riconoscimento più importante alle cantine che meglio interpretano al meglio i valori in sintonia con Slow Food, sono andate ad Adanti (Bevagna), Antonelli San Marco (Montefalco), Paolo Bea (Montefalco), Palazzone (Orvieto), Tabarrini (Montefalco). Cinque le "bottiglie", ovvero i produttori che sanno esprimere un'ottima qualità per ciascuna delle etichette,  a Fratelli Pardi (Montefalco), La Palazzola (Stroncone), Romanelli (Montefalco), Tenuta Bellafonte (Bevagna), Villa Mongalli (Bevagna). Tre, infine, le "monete", vale a dire le realtà che garantiscono un buon rapporto tra la qualità e il prezzo di tutte le bottiglie recensite, a Duca della Corgna (Castiglione del lago), Enrico Neri (Orvieto), Omero Moretti (Giano dell'Umbria).

Sei i "grandi vini" segnalati Montefalco Sagrantino Collenottolo 2014 (Tenuta Bellafonte), Montefalco Sagrantino Pozzo del Curato 2014 (Villa Mongalli), Muffato della Sala 2014 (Castello della Sala - Ficulle), Montefalco Sagrantino Sacrantino 2014 (Fratelli Pardi), Montefalco Sagrantino 2012 (Scacciadiavoli), Amelia Vin Santo Caratelli al Pozzo 2012 (La Palazzola), nove quelli che si possono fregiare del titolo "vino slow" Montefalco rosso 2014 (Adanti), Anteprima Tonda 2016 (Antonelli San Marco), Rosso de Veo  2011 (Paolo Bea), Montefalco Sagrantino Le Pretelle 2011 (Raìna), Le Tese 2016 (Romanelli), Vardano 2017 (Enrico Neri), Campo del Guardiano (Palazzone), Buscaia 2017 (Collecapretta - Spoleto).

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'Umbria del vino vista da Slow Wine: "Un laboratorio rivoluzionario"

TerniToday è in caricamento