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Ospedale di Terni, il container per fronteggiare l’eventuale emergenza Coronavirus. Ecco come funzionerà

Ultimi ritocchi per l’installazione della struttura sistemata al di fuori del pronto soccorso. Una sorta di primo filtro per isolare eventuali soggetti contagiati dal resto dei pazienti

Evitare che si diffonda il Coronavirus utilizzando una struttura ad hoc, la quale possa fungere da primo filtro. Si sta procedendo con l’installazione del container – arrivato appena tre giorni fa e posizionato all’esterno del pronto soccorso di Terni. Entro la giornata di domani dovrebbero essere ultimati gli arredi interni per permettere l’eventuale utilizzo in caso di emergenza. Il paziente, qualora sia necessario, sarà accolto al suo interno per sottoporsi a tampone. Accertata l’eventuale positività ci sarà il trasferimento in isolamento al reparto preposto delle malattie infettive. L’obiettivo, naturalmente, è quello di evitare alcun tipo di contatto con il resto dei pazienti del pronto soccorso e dell’ospedale di Terni.

Accesso al servizio sanitario

Sono state prese in esame le diverse possibilità di accesso al Servizio sanitario: nel caso in cui il medico venga contattato da pazienti sintomatici che corrispondano alla definizione di caso sospetto, se il paziente non ha bisogno di assistenza urgente non è indispensabile effettuare una visita domiciliare, ma è necessario, in questo caso, allertare immediatamente il 118 che provvederà a contattare il Pronto Soccorso delle due Aziende Ospedaliere di Perugia e Terni che daranno indicazioni per predisporre il ricovero immediato nelle Cliniche di Malattie Infettive nel rispetto del percorso stabilito.

Nel caso in cui i medici vengano contattati da persone asintomatiche che provengono da zone a rischio o che siano state a contatto con casi sospetti da meno di 14 giorni, disporranno, di concerto con i servizi Territoriali (Distretti) e quindi con i Servizi di Igiene e sanità Pubblica dei Dipartimenti di Prevenzione, un isolamento domiciliare fiduciario, fino allo scadere delle due settimane successive al ritorno, motivato da cause di sanità pubblica.

Nel caso di richiesta di soccorso al 118, in particolare da parte di persone in transito nella regione che non possono rivolgersi a MMG, PLS o ai medici della Continuità Assistenziale, per essere trasportati dal proprio domicilio in ospedale, è necessario che l'addetto alla centrale operativa 118, sulla scorta delle proprie procedure interne (intervista telefonica), conduca una breve indagine epidemiologica per valutare se corrisponde alla definizione di caso sospetto di malattia da "2019-NCoV".

Nei casi in cui, per qualunque motivo, il paziente arrivasse con propri mezzi all'osservazione del pronto soccorso oppure ad un ambulatorio medico, il triage di questi pazienti deve permettere una rapida individuazione dei casi sospetti e dovranno essere adottate tutte le misure volte ad impedire la diffusione ad altre persone (operatori sanitari e altri pazienti): se dal triage il caso dovesse rispondere ai criteri citati per essere definito "caso sospetto", dovranno essere messe in atto l'eventuale trasporto e ricovero in un reparto di malattie infettive, identificazione dei contatti per successive valutazioni e misure di igiene ambientale.

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