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Sanità in crisi, l’ospedale di Terni continua a perdere pezzi da novanta

La dottoressa Cinzia Leoni, responsabile delle risorse umane al “Santa Maria”, ha rassegnato le dimissioni. Verso l’addio anche il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera, Riccardo Brugnetta

Nel pieno del vortice giudiziario che ha ribaltato la sanità (e la politica) dell’Umbria, arrivano un paio di scossoni che fanno tremare anche l’azienda ospedaliera “Santa Maria” di Terni.

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All’inizio del mese di aprile, la dottoressa Cinzia Leoni, responsabile delle risorse umane dell’azienda ospedaliera, ha infatti presentato le sue dimissioni. Sembra che ufficialmente la scelta che ha portato quella che viene definita come una delle “colonne portanti dell’apparato amministrativo” dell’ospedale ternano sia la volontà di approfittare della possibilità di “quota 100” e quindi di entrare in pensione. Opportunità che, sostengono i (critici) bene informati, non si concretizzerà però prima del febbraio 2020, lasciandola perciò almeno una decina di mesi senza stipendio. Sorte che sta toccando anche a Moreno Sarti, dirigente a cui alla fine del 2018 vennero concessi 150 giorni di ferie per “scivolare” verso la pensione.

Pronto alle dimissioni sarebbe anche il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera della città dell’acciaio. Secondo alcuni, Riccardo Brugnetta avrebbe già pronta la sua lettera d’addio ma non è chiaro se la motivazione sia legata all’indagine sui concorsi in sanità che lo vede coinvolto con un paio di capi di imputazione. Secondo l’accusa formulata dalla procura della Repubblica di Perugia, Brugnetta - in qualità di componente della commissione esaminatrice - avrebbe agevolato una ragazza segnalata nell’ambito di un concorso per il conferimento di un incarico di dirigente a tempo determinato per il servizio programmazione economico-finanziaria, degli investimenti e controllo di gestione delle aziende sanitarie. Possibile che l’addio sia motivato da divergenze con la direzione aziendale del “Santa Maria” ma sta di fatto che l’apparato amministrativo dell’ospedale – dopo quello tecnico-sanitario – continua a perdere pezzi da novanta.  

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