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Ospedale di Terni: costi, tempi e dettagli della strada verso il “nuovo” Santa Maria

La regione Umbria ha novanta giorni per dichiarare il pubblico interesse sul progetto presentato da Salini. Poi focus sugli aspetti finanziari e su come realizzarlo: le ipotesi di project financig, fondi Inail o risorse pubbliche

Si fa presto a dire “nuovo ospedale di Terni”. In realtà, la vicenda è più articolata di quanto possa sembrare e incastra tra loro questioni finanziarie, tecniche e burocratiche. Con le conseguenze che ognuno può immaginare.

Però. Il fatto che ci sia un “progetto di fattibilità” per quello che viene identificato come “polo della salute Santa Maria” è già un passo avanti importante. Il primo di una serie di altri passaggi alla fine dei quali si potrebbe davvero arrivare a dotare la città e il territorio di una struttura sanitaria adeguata alle esigenze dei cittadini.

Quindi: come anticipato ieri dal sindaco di terni, Stefano Bandecchi, è stato presentato un progetto di fattibilità. La firma sotto al faldone è quella del gruppo Salini che a Terni è già conosciuto per la realizzazione del PalaTerni. Lo stesso gruppo, nei mesi scorsi, si era fatto avanti con una proposta sanitaria, respinta per ragioni tecniche. Ora, anche a seguito della delibera di giunta regionale che lo scorso novembre ribadiva la necessità di procedere con la costruzione di un nuovo ospedale a Terni e dopo il provvedimento di Palazzo Donini che rivede la dotazione di posti letto per il Santa Maria (portandoli da 541 a 562) c’è stato questo nuovo tentativo.

A questo punto, il primo step è quello che vede la Regione pronunciarsi sul pubblico interesse o meno. Step che, almeno sulla carta, sembra abbastanza scontato. Più dettagliato sarà il secondo passaggio che va a verificare i dettagli economici della proposta e li incrocia con le risorse disponibili. Ad oggi, Palazzo Donini ha in cassa per il nuovo ospedale di Terni circa 119 milioni (di cui 94 da “sterzare” rispetto alla destinazione iniziale che era quella dell’ospedale comprensoriale Narni-Amelia che dovrebbe essere, invece, finanziato da Inail). Il costo complessivo dell’opera oscilla fra 280 e 300 milioni. Per cui, le tre opzioni da percorrere sono: finanziare l’opera con soli soldi pubblici, utilizzando quindi le risorse disponibili ed eventualmente fondi messi a disposizione dal ministero della salute. Oppure, azionare la leva dell’Inail che, a determinate condizioni, finanzierebbe l’opera per poi incassare la “rata” della Regione che, in tal caso, dovrebbe essere disponibile a farsi carico di un costo, spalmato sì negli anni, ma comunque oneroso. Terza opzione: il project financing, ossia la commistione fra pubblico e privato. In questo caso, il privato che costruisse l’opera, dovrà indicare attraverso quali strumenti e appalti rientrerebbe dell’investimento (gestione del servizio mensa, pulizie, parcheggi o altri servizi).

Il terzo passaggio formale è direttamente collegato a questo precedente e deriva dalle novità introdotte dalla riforma del codice degli appalti. Ossia: verificato che non sarebbero percorribili le strade di finanziamenti pubblici, si dovrà dire che il project è l’unico mezzo possibile. Soltanto a questo punto verrà fatto un bando attraverso il quale chiedere chi è disposto a costruire il nuovo Santa Maria a determinate condizioni. E potrebbe anche darsi che arrivino offerte più basse rispetto a quella prospettata da Salini. Nel caso, il vincitore del bando acquisterà il progetto Salc (si tratta di un investimento di qualche decina di milioni di euro) e poi dovrà tirare su l’ospedale rispettando le caratteristiche contenute nel progetto.

Va da sé che tutto questo procedimento non si esaurisce nei novanta giorni di tempo che ora ha Palazzo Donini per pronunciarsi: questa sarà soltanto una prima fase. Che non esclude però il fatto che, come auspicato dallo stesso Bandecchi, entro cinque anni Terni possa (finalmente) avere il suo nuovo ospedale.

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