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Rifiuti, Terni fa scuola. E la Regione allontana lo “spettro” dell’inceneritore

La città dell’acciaio premiata da Legambiente come “Comune riciclone”. Palazzo Donini: siamo da sempre contrari all’idea di bruciare immondizia

“In Umbria, pur tra difficoltà, il sistema regionale ci permette di garantire una gestione virtuosa senza incenerire i rifiuti, mandarli all’estero o lasciarli in strada, così come avviene in altre parti d’Italia. Se rispetto alla situazione del 2015 è stato fatto un balzo in avanti, è merito dei cittadini che fanno la raccolta differenziata e complessivamente dei gestori e dei Comuni. Stiamo andando avanti, meglio che nel passato, e gli obiettivi che ci siamo posti, in linea con quelli europei, sono raggiungibili, ma a patto che ognuno faccia la sua parte”. E Terni la sua parte, soprattutto negli ultimi anni, l’ha fatta. Lo dicono i numeri e lo ha confermato l’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini, illustrando la delibera approvata su sua proposta dalla giunta regionale circa “azioni volte all’accelerazione del processo di riorganizzazione dei servizi di raccolta domiciliare, individuazione della disponibilità strategica per lo smaltimento dei rifiuti e indicazioni per il mantenimento della stessa nell’ottica dei principi dell’economia circolare”.  

Differenziata, passi da gigante

Terni, nel settore dei rifiuti, indossa i panni della locomotiva che trascina la locomotiva Umbria. I dati dicono infatti che nel 2017 il livello di differenziata ha superato quota 72% (cifra che varrà alla città dell’acciaio il riconoscimento di “Comune riciclone”, che verrà assegnato domani nell’ambito dell’Ecoforum organizzato da Legambiente a Perugia) e ad ottobre 2018 la soglia del 75%, raggiungendo così l’obiettivo che il Piano regionale dei rifiuti aveva fissato per il 2019. Altro elemento evidenziato da Cecchini è stata la diminuzione della produzione pro-capite di rifiuti, dato che consente di ridurre i conferimenti in discarica e quindi di allontanare l’eventuale necessità di un impianto di incenerimento dell’immondizia.

“No inceneritori”

Più differenziata e meno rifiuti in discarica sono insomma “la strada su cui continuare per raggiungere gli obiettivi strategici che pone il piano regionale – dice Cecchini - e, se è vero che l’Umbria, pur non disponendo di un inceneritore alla cui realizzazione peraltro siamo da sempre contrari, sta dimostrando di essere una regione virtuosa, c’è bisogno di dare una svolta e migliorare ancora”. Miglioramenti che la Regione punta ad ottenere attraverso “recupero e riutilizzo di materia” ma anche con il “contenimento dello smaltimento in discarica”. Rendere insomma più efficace la raccolta differenziata – è ancora molto bassa la percentuale dell’immondizia che si riesce a riciclare – e ridurre la quantità di rifiuti negli impianti regionali. Alcuni dei quali – come Borgogiglione e Ponte Rio, nel Perugino – devono essere ottimizzati.

Il principio di prevalenza

Potrebbe sfuggire, ma il passaggio della delibera regionale che fa riferimento al principio di prevalenza, potrebbe essere cruciale. Il documento infatti ribadisce la priorità “nell’accesso agli impianti umbri dei rifiuti urbani provenienti dal circuito umbro, rispetto a quelli di provenienza extraregionale”. Un segnale chiaro che viene lanciato soprattutto nei confronti di chi, invece, potrebbe voler spostare parte dei suoi affari sul territorio – vedi il controverso rapporto tra Acea e Terni – per trovare una soluzione all’immondizia che parla un altro dialetto.

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