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I talenti ternani all’estero: “Ho inseguito il sogno di una vita lasciando la città priva di un teatro da troppi anni”

Cantante, attrice e vocal coach: il racconto di Laura Girone giovane ternana trasferitasi all’estero Il sogno di una vita da inseguire, mediante un percorso di crescita sotto un duplice profilo personale quanto professionale

Cantante, attrice, vocal coach sono peculiarità da ascrivere a Laura Girone, nata a Como ma cresciuta a Terni, fin da quando era piccina. Una volta terminata l’intervista da remoto, ha già una novità dell’ultima ora da aggiungere: “Sono stata selezionata come nuovo membro del West End Gospel Choir, un coro professionale che si è esibito di recente per il Re Carlo III ed ha collaborato insieme a Michael Bublé”.

Entusiasmo, passione ma anche sacrifici poiché, per realizzare il sogno, ha lasciato i suoi affetti più cari per trasferirsi dapprima a New York, Belfast e ultimamente a Londra. Alla nostra redazione di www.ternitoday.it Laura Girone racconta i passaggi significativi della vita professionale: “Dopo aver conseguito il diploma al Donatelli mi sono inizialmente trasferita a Roma per studiare recitazione, dopo un’esperienza formativa nel campo lirico con vari insegnanti del territorio umbro e laziale. Ho avuto l’opportunità di conoscere Siddhartha Prestinari mia mentore con la quale sono venuta a conoscenza del metodo americano Stanislavski/Strasberg. Una primissima finestra con sguardo verso l’estero. L’obiettivo era tramutare gli studi in un lavoro, le arti con le quali mi stavo cimentando ed in Italia difficilmente ci si riesce, per mancanza di fondi e di produzioni. Ho conseguito un diploma nella capitale al LIM-Laboratorio italiano del Musical poiché la forma d’arte che mi rappresenta di più è il musical”.

Una constatazione: “In Italia, per essere presi sul serio, spesso bisogna scegliere una sola disciplina e portarla avanti con una certa rigidità – senza tenere considerazione del fatto che noi artisti non siamo una cosa sola, metterci in un box con un solo linguaggio artistico, ci sta un po’ stretto. Vi sono delle forme d’arte che includono più di un linguaggio. Il Musical è uno di questi e fu la prima forma d’arte che mi fece sentire normale nel voler unire le discipline e sperimentare. Mi ha donato quella libertà di espressione con cui posso comunicare tramite più linguaggi contemporaneamente. Volendo lavorare all’estero, l’ammissione all’ICMT- International College of Musical Theatre è stato il momento di svolta, dove ho avuto la possibilità di studiare con performer che arrivavano dal West End ossia il quartiere dei teatri di Londra e da Broadway. La sede della scuola è ai Pearl Studios sulla 5th Avue”.

Il trasferimento in Nord Irlanda, poco prima della diffusione della pandemia: “Quando è iniziato il lockdown ho sfruttato il momento per portare avanti un percorso lavorativo personale, naturalmente in modalità da remoto. Molti colleghi chiedevano dei pareri, consigli nel come poter utilizzare la loro voce, intesa come strumento. Ho capito da lì che potevo iniziare un percorso di coaching vista la passione per l’ascolto e la comunicazione. Ho conseguito l’esame per la certificazione Estill Voice di I e II Livello, ed è solo l’inizio. Non si finisce mai d’imparare. Lo scorso anno ho firmato un contratto con un’agenzia inglese e viaggiato per la Germania, esibendomi per un pubblico di nazionalità inglese. Vari generi proposti anche se, devo dire, che impazzivano nel momento in cui proponevo ‘Volare’. Da qualche mese vivo a Londra e recentemente sono stata selezionata per un evento in un locale denominato Theatre Café per l’associazione Kellanne Live. Una bella l’opportunità per esibirci davanti a casting directors e agenzie del West End”.

Cosa ha spinto Laura ad inseguire il sogno: “A Terni non c’è un teatro aperto da troppi anni, come è noto. Avevo tredici anni quando è stato chiuso e mi ricordo ancora la sensazione di vuoto provocata. Non c’era posto per le mie aspirazioni. Da bambina avevo difficoltà ad esprimermi e le passioni me le tenevo strette. Ho custodito il tutto come un tesoro e sono sbocciata nel momento in cui ho iniziato a studiare recitazione. L’idea di tornare in città e fare delle masterclass è in fase embrionale – ammette – anche se non è facile metterla a terra poiché la forma d’arte praticata quanto assimilata è angloamericana, pertanto discostante da quella italiana".

"Mi piacerebbe tantissimo collaborare sia a livello performativo che didattico con un artista del territorio come Nicola Pesaresi. Inoltre condividere il proprio bagaglio con i giovani. L’arte dovrebbe essere di dominio pubblico anche perché in Inghilterra, ad esempio, fa parte dell’aspetto educativo. I bambini possono imparare tanto con il teatro, come relazionarsi nella vita reale, le proprie emozioni e l’arte della comunicazione. Avere un pubblico che ti guarda rappresenta un momento catartico. E’ possibile sentire per un istante una connessione e vivere in simbiosi un rapporto paritario, di uguaglianza”.

Cosa si prova su di un palco: “C’è un momento di complicità con il pubblico, in cui sappiamo che il teatro è finto, ma parla di vita vera. Si torna bambini insieme e si vive un momento fatto di vulnerabilità – che non è debolezza, ed unione. L’obiettivo è lasciare un qualcosa di unico ai presenti, gettando la maschera a terra per mostrarsi per come si è veramente”. La foto è stata scattata da Emanuele Giacomini (www.emanuelegiacomini.com).

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