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Inquinamento all'Ast, l'azienda: "Nella falda acquifera una contaminazione storica non pericolosa"

Da viale Brin ricostruiscono le ultime vicende che hanno allarmato la città: "L'emissione di fumi dovuta a un evento anomalo, verifiche in corso"

La nube arancione? Un evento anomalo. Le acque contaminate? Eredità della storia. Così Ast ricostruisce gli episodi che in questi giorni hanno allarmato la città tornando a riapre il dibattito sull'inquinamento prodotto dalle acciaierie di viale Brin. 

"Domenica 9 dicembre, intorno alle 13.30 - spiegano dall'azienda - si è verificata un’emissione anomala di fumi, visibile all’esterno dello stabilimento e proveniente da una siviera che veniva trasportata dall’area forni elettrici al convertitore AOD2 del reparto Acciaieria. L’evento anomalo, mai riscontrato in precedenza e le cui cause sono in fase di accertamento, si è esaurito in pochi minuti. L’azienda ha prontamente avvertito Arpa, i cui tecnici sono intervenuti in stabilimento per un sopralluogo. Il giorno successivo Arpa e Noe hanno effettuato un ulteriore sopralluogo, visionando l’area dove si è verificata l’emissione anomala e le relative fasi di processo, acquisendo documentazione tecnica e raccogliendo testimonianze".

"Per quanto riguarda invece il progetto di caratterizzazione in corso sulle acque di falda del sito - prosegue la nota di viale Brin -  presentato da Ast al Ministero dell’Ambiente e previsto per le aziende che ricadono nell’ambito della normativa SIN “Siti di Interesse Nazionale”, è stata individuata una contaminazione della falda acquifera nell’area denominata PX1, tramite uno dei pozzi di osservazione per misurare il carico idraulico di una falda ad una certa profondità, localizzati all’interno dell’acciaieria, il piezometro contrassegnato dalla sigla F19. Come previsto in questi casi, l’azienda ha comunicato a tutte le autorità competenti i risultati delle analisi, non appena pervenuti dal laboratorio incaricato. A seguito dei risultati, Ast si è tempestivamente attivata per individuare la possibile fonte della contaminazione, mettendo in campo una serie di attività ispettive sugli impianti. Una volta terminate le analisi del caso, i tecnici di Ast hanno ritenuto che la contaminazione presente nel piezometro F19 possa essere ricondotta ad una contaminazione “storica” e quindi non determinata da fenomeni in corso. Peraltro, tenuto conto dell’entità della contaminazione e della tipologia degli inquinanti, l’azienda si è immediatamente attivata, in costante contatto con Arpa, per mettere subito in atto le opportune misure di prevenzione, ovvero l’installazione nel piezometro F19 di un sistema di pompaggio per estrarre completamente le acque contaminate ed inviarle a trattamento presso l’impianto IDA PIX, di tipologia e capacità adeguate a trattare questa tipologia di fluido". 

"È attualmente in fase di realizzazione, a pochi metri di distanza dal piezometro F19 - concludono - un pozzo di dimensioni più grandi, atto ad estrarre una quantità maggiore di acque contaminate, che verranno anch’esse inviate a trattamento presso l’impianto IDA PIX. L’impiego del secondo pozzo servirà a ridurre ulteriormente l’entità della contaminazione, già significativamente diminuita nel corso di questi giorni. Sentito anche il parere del professor Di Molfetta del Politecnico di Torino, Ast ritiene che, per la loro concentrazione e natura, gli inquinanti suddetti non comportano rischi, neanche potenziali, di inalazione di vapori o di ingestione per i lavoratori, vista anche l’assenza di pozzi idropotabili a valle".

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