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"Ecco da dove Leonardo da Vinci dipinse la cascata delle Marmore 545 anni fa"

La scoperta dello storico dell'arte Luca Tomìo diventa un libro: "Un'intuizione dovuta a mio figlio"

Sullo stesso masso dove esattamente 545 anni fa - era il 5 agosto del 1473 - Leonardo Da Vinci dipinse la cascata delle Marmore e la valle di Terni. Ci porta non solo idealmente il 48enne storico e critico dell'arte milanese, ma trapiantato a Terni, Luca Tomìo, autore della scoperta destinata a riscrivere - seppur tra mille polemiche e scontri tra esperti - i primi anni di attività del genio toscano.

Quella scoperta - ovvero che il dipinto "Paesaggio con fiume" non raffigura la Valdarno ma la cascata - è diventata un libro, scritto a quattro mani con il giornalista ternano Marco Torricelli che per primo ne diede conto, nelle librerie dallo scorso 12 agosto. In "Leonardo da Vinci - Le radici umbre del genio" si ripercorrono le origini di questa scoperta, gli studi fatti, le polemiche e i boicottaggi che l'hanno accompagnata in questi ultimi due anni.

IL VIDEO - Sulle tracce di Leonardo, ecco da dove 545 anni dipinse la cascata delle Marmore

"Una scoperta frutto dell'intuizione di mio figlio Nicolò allora dodicenne - ha detto più volte Tomìo - che durante una visita agli Uffizi di fronte alla prima opera certa di Leonardo mi chiese se quel paesaggio non poteva essere quello della cascata delle Marmore". Da una semplice domanda comincia un viaggio nel passato sulle orme di un Leonardo poco più che ventenne. "Nel corso dei secoli intorno ai grandi artisti sono nati dei miti - ha spiegato Tomìo - e su Leonardo si sono focalizzati miti romantici come quello che voleva che avesse realizzato questo disegno sulla porta di casa, come un impressionista ante litteram. Invece, grazie anche all'apporto del professore Carmelo Petronio, docente di geologia a La Sapienza di Roma, abbiamo capito che era assolutamente impossibile che si trattasse della Valdarno ma che quello in realtà è il paesaggio caratteristico dell'appennino umbro marchigiano. Non è poi un disegno paesaggistico - prosegue - ma la raffigurazione di una porzione della diocesi di Terni e lo si capisce dal montaggio del dipinto dove si vedono Papigno, Colleluna, i monti Martani. E' un paesaggio emblematico, un disegno fatto per una funzione pubblica diocesana. Questo vuol dire che Leonardo nel 1473 era in Umbria, insieme agli amici Perugino e Piermatteo d'Amelia, per riprendere i paesaggi francescani e così si riscrive il percorso giovanile del genio toscano e l'importantissimo ruolo dell'Umbria tra Roma e Firenze nel Rinascimento".

Questo e molto altro è contenuto nel libro appena uscito e che parla, tra le altre cose, di come gli studi fatti da Tomìo in Umbria e a Terni sui paesaggi dei dipinti di Leonardo lo abbiamo poi portato a formulare un'altra teoria su una delle opere più celebri al Mondo. In base ai riscontri topografici e geografici il paesaggio che si staglia dietro al visto della Gioconda non sarebbe quello della Toscana ma quello delle prealpi lombarda. Cosa che fa dire allo storico milanese che la Monna Lisa sarebbe Isabella d’Aragona Sforza, nipote del Re di Napoli.

Le scoperte e le teorie di Tomìò saranno ora protagoniste di un importante convegno a palazzo Isombardi a Milano organizzato dalla città metropolitana di Milano mentre si sta organizzando in collaborazione con l'amministrazione comunale una presentazione del libro a Terni con l'obiettivo di sfruttare anche a livello di marketing territoriale le origini umbre - e ternane - dei capovalori di Leonardo da Vinci. 

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