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Coronavirus e Università, a Terni la sfida della didattica a distanza: “Ottima risposta e grande collaborazione di docenti e personale”

Anche il Polo scientifico didattico di Terni si è attivato, come tutto l’ateneo perugino. Soddisfatto il direttore Brancorsini che evidenzia buone pratiche e criticità

Tra le tante sfide degli ultimi giorni, una è stata senz’altro quella che ha riguardato la didattica del Polo universitario di Terni. La sospensione delle lezioni, esami, tirocini per impedire quanto più possibile la diffusione del Coronavirus ha infatti innescato, dietro precisa indicazione del Ministero, tutta una serie di iniziative volte a garantire il proseguimento dei percorsi universitari in tutto il Paese.

Come è noto, infatti, tutto il mondo dell’istruzione e della formazione – di qualsiasi ordine e grado – ha dovuto attivarsi per favorire didattica a distanza e lo smart working che permette ai dipendenti di lavorare da casa in modalità telematica.
Un’azione senz’altro non facile e neanche di immediata realizzazione, se si considera l’impianto tradizionale dell’Università degli Studi di Perugia, i tantissimi studenti iscritti e la necessità di avere a disposizione infrastrutture informatiche in grado di sostenere un “traffico” a cui, di sicuro, non si poteva essere abituati.

E così, dopo alcune giornate frenetiche e di grande impegno, l’Ateneo sta partendo con questa nuova modalità quasi completamente digitale, e Terni non è rimasta indietro.

Il direttore del Polo Brancorsini: "Subito attivata la didattica online"

“Con la sospensione dell’attività didattica – afferma il direttore del Polo scientifico didattico di Terni, il professor Stefano Brancorsini, nonché direttore della Scuola di specializzazione in patologia clinica e biochimica clinica e presidente del corso di laurea in Infermieristica – abbiamo ridotto al minimo l’ingresso degli studenti e ci siamo subito attrezzati per la didattica online, che è partita martedì. Nel corso di questa prima giornata le criticità non sono mancate: la connessione contemporanea di circa 15mila utenti in mezz’ora ha bloccato la piattaforma, ma già dal pomeriggio la situazione è stata decisamente più fluida, ci sono state prospettate diverse opzioni e da mercoledì i docenti hanno potuto scegliere di svolgere l’attività presso il proprio domicilio”.

"Grazie a docenti e a tutto il personale"

Dagli studenti sarebbe arrivato un buon feedback e, fortunatamente, la “macchina” dell’ateneo perugino ha funzionato benissimo, e non era scontato: “Siamo soddisfatti della piattaforma e delle modalità con cui sarà possibile effettuare la didattica online – continua Brancorsini – e allo stesso modo, non posso che ringraziare tutti i docenti e tutto il personale che, nel corso di giornate davvero difficili, si sono messi a disposizione per organizzare tutto al meglio, così da continuare a garantire le attività anche se con modalità diverse. Non era scontato e invece in poche ore siamo riusciti a venire a capo di una situazione tutt’altro che semplice”.

Sedi chiuse, tranne Medicina

Come previsto dal Decreto, tutte le sedi sono state chiuse, o quasi. Se a Narni il front office è rimasto aperto perché a cura del Comune, i corsi di Economia, Ingegneria e Medicina hanno chiuso i battenti. L’unica eccezione è per Medicina: “Non tutti i docenti hanno potuto garantire una modalità di lavoro da casa, Così – continua ancora il professor Brancorsini – considerando la disponibilità di spazi, è stato deciso che a Medicina, dove comunque la portineria rimane aperta fino alle 14,30, alcune aule munite di pc saranno messe a disposizione dei docenti per la didattica a distanza, ovviamente rispettando tutte le norme di scirezza del caso".

Lo smartworking e le criticità

Al momento, i dipendenti dell’Università che stanno lavorando da casa sono trentatré, in due hanno preferito non attivare questa modalità, mentre le criticità riguardano dodici impiegati nei servizi di portineria e per i quali è impossibile attivare il “lavoro agile”. “Stiamo aspettando indicazioni – continua il direttore del Polo – ma si tratta di persone che vorrebbero, giustamente, stare a casa ma che dovrebbero prendere ferie o permessi. Quindi dovremo capire il da farsi. I problemi riguardano anche alcuni addetti di laboratorio, impossibilitati a svolgere le proprie attività per la chiusura degli spazi. Anche in questi casi, aspettiamo un’indicazione univoca del Ministero”.

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