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Verdi, associazioni pronte a bloccare il progetto del Comune: "Così si fa solo un teatrino senza futuro"

Almeno 30 associazioni culturali della città, forti di una petizione di oltre duemila firma, si battono per la ricostruzione in stile polettiano. "Il progetto deve prevedere almeno mille posti altrimenti nessuna compagnia di rilievo verrà a fare spettacoli qua"- L'INTERVISTA

“Senza una capienza di almeno mille posti si fa solo un teatrino insignificante che non vedrà mai l’arrivo in scena di compagnie importanti e la rappresentazione di spettacoli di rilievo. Quel progetto va fermato!”. E’ il grido di allarme lanciato, per bocca dell’architetto Paolo Leonelli, da una trentina di associazioni culturali della città che da anni si battono per la ricostruzione ‘polettiana’ del teatro Verdi. Ieri hanno radunato gli organi di stampa perché, a loro dire, c’è il timore che l’attuale progetto del Comune, che prevede una riduzione di spazi e volumi, venga autorizzato dalla Soprintendenza in tempi molto brevi e dunque varato senza poi alcuna possibilità di ritorno e soprattutto senza voce in capitolo “nonostante – rimarcano – i nostri vari e vani tentativi di confronto”. Forti di oltre 2.000 firme raccolte per rivedere ‘vivo’ il Verdi chiuso da dieci anni, le associazioni rilanciano il loro progetto di teatro ‘all’italiana’: “Secondo informazioni in nostro possesso – rimarca Leonelli – l’amministrazione vorrebbe ridurre la capienza attuale del teatro, il progetto non è stato ancora visto da nessuno ma sembra che preveda una ‘rimodulazione’ tra platea e galleria che riduce di 200 posti lo spazio, al di sotto della capienza dell’attuale cinema-teatro e molto al di sotto di quella del teatro storico”. Una battaglia ‘culturale’, così definiscono la loro decisa presa di posizione: “Il progetto del Comune – spiega -prevede degli interventi di messa in sicurezza, ma non prevede né l’ampliamento né un piano in più, elementi fondamentali per fare un edificio più ricco. A Rimini, dove esiste un teatro più piccolo realizzato da Poletti, che era nelle stesse condizioni di quello di Terni, lo hanno recuperato e così è stato fatto a Fano. Inutile fare un teatrino di 700 posti senza futuro, allora è meglio risparmiare i soldi. In alternativa si può fare un edificio moderno, magari insieme al palazzetto dello sport, un luogo polifunzionale di spettacolo con 4/5.000 posti, o anche di più”. A dare man forte anche il maestro Gianluca Petrucci del conservatorio di Santa Cecilia di Roma: “Una città come Terni che ospita con un conservatorio di livello qual è il Briccialdi – evidenzia -  non può non avere un teatro dignitoso”. “Il Verdi è stato inaugurato nel 1849 – racconta lo storico Walter Cassutti - ospitò grandi spettacoli e grandi personaggi come Beniamino Gigli, Tito Schipa, Maria Caniglia, Mascagni, Rossini. La nostra memoria non va dimenticata”. “Noi abbiamo tutti i disegni esecutivi, le foto, i cartoni del Bruschi. Abbiamo la possibilità di fare quest’operazione culturale – aggiunge Leonelli – e a chi parla di ‘falso storico’, replico con la parola ‘anastilosi’, ovvero la tecnica di restauro con la quale si rimettono insieme i pezzi originali di una costruzione andata distrutta”.

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