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“Addio cardiochirurgia all’ospedale di Terni: ecco le prove di come si sta lavorando per chiudere il reparto”

Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca: “Clamorosa bocciatura dell’emendamento che impegnava ad avviare entro il primo trimestre del 2024 tutte le procedure necessarie per l’espletamento del concorso per il nuovo direttore della struttura”

Abbiamo avuto la prova di come la destra stia lavorando per chiudere la struttura complessa di cardiochirurgia a Terni accorpandola a Perugia. Non c’è altra spiegazione per la clamorosa bocciatura, avvenuta senza alcun dibattito e senza alcuna giustificazione, della proposta di emendamento al Defr della Regione Umbria che intendeva garantire l’attività del reparto di cardiochirurgia dell’ospedale Santa Maria di Terni.

Nella totale indifferenza della maggioranza e della presidente Tesei, l’assemblea ha respinto con 11 voti contrari e 6 favorevoli la proposta che impegnava ad avviare entro il primo trimestre del 2024 tutte le procedure necessarie per l’espletamento del concorso per il nuovo direttore della struttura complessa di cardiochirurgia del nosocomio ternano, con l’ulteriore impegno di ripristinare l’organico dei professionisti in reparto in numero adeguato a garantire un’organizzazione degli orari e dei tempi di lavoro necessari all’ottimale funzionamento del servizio, con particolare attenzione alle esigenze dei pazienti e assicurando il benessere psico-fisico del dipendente nell’ottica del riconoscimento dei tempi di vita e del diritto al riposo.

Il reparto di cardiochirurgia dell’ospedale di Terni, da sempre considerato un’eccellenza, sconta una carenza di personale che ne mette gravemente a rischio la prosecuzione dell’attività. Al momento il reparto conta in organico appena sei professionisti, compreso il responsabile facente funzione. Di questi, solo due sono primi operatori, un numero veramente esiguo, senza contare che nei periodi di assenza per ferie o malattia la situazione diventa estremamente difficile. Nel caso l’organico perdesse un’altra unità, sarebbe a rischio l’esistenza stessa del reparto.

Qualcuno vorrebbe chiudere tutti gli ospedali dell’Umbria e concentrare tutto sul Silvestrini. Fare in Umbria un’unica cardiochirurgia con sede a Perugia, però, vuol dire ridurre le aspettative di vita in caso di patologie tempo-dipendenti che, senza i necessari presidi, non possono essere curate. Dopo aver sbattuto le porte in faccia al laboratorio di emodinamica a Orvieto in nome della vicinanza con l’ospedale di Terni, si continua a rosicchiare l’osso fino a che non rimarrà più nulla.

Quello che dovrebbero capire i nostri colleghi è che la presenza di un reparto di eccellenza all’ospedale di Terni non è interesse solo nostro, ma anche loro.

*consigliere regionale Movimento 5 Stelle Umbria

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