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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Il bluff delle auto “no cost”, a Terni la prima sentenza: arrivano i risarcimenti per i clienti

Mesi di rate non pagate, adesso il tribunale condanna finanziaria, agenzia e concessionaria a restituire parte dei finanziamenti: rimborsi da 6mila a 9mila euro. I dettagli

Il sistema no cost ha rimbalzato per qualche mese in tutta Italia, “convincendo” qualche centinaio di automobilisti anche a Terni. Funzionava così: al momento della scelta della vettura, il concessionario (che aderiva all’iniziativa) poteva proporre la possibilità di sottoscrivere questo “patto” con una società di leasing e con una società pubblicitaria che consentiva di ricevere un rimborso parziale sui canoni di locazione dell’autovettura. Facendo pubblicità al marchio – il “no cost” impresso in bella vista sulla carrozzeria rigorosamente bianca della propria auto - si riceveva una quota parte della rata mensile relativa al finanziamento dell’auto. Quota che in alcuni casi – per le vetture più economiche – copriva l’intera spesa e in altri abbatteva un esborso più consistente.

La sottoscrizione del patto non era però gratuita: l’acquirente pagava 5mila euro alla società pubblicitaria (la Vantage group srl) e 1.400 euro di polizza fidejussoria a garanzia dell’operazione. Operazione che l’acquirente intestava a suo nome, ritrovandosi così un finanziamento da dover onorare nel caso in cui le cose non fossero andate per il verso giusto e un costo d’ingresso di 6.400 euro, oltre il prezzo della macchina. Per alcuni mesi (sei o sette, a seconda dei casi) il meccanismo ha retto. Poi la società di leasing è sparita, lasciando ai clienti l’obbligo di fare fronte al pagamento delle rate. Altro che no cost.

La vicenda risale a qualche anno fa: l’ultima data segnata dall’azienda era il 20 gennaio 2019, giorno entro il quale le cose sarebbero dovute tornare a posto. Cosa che, evidentemente, non è accaduta. Sono seguite azioni civili e un’indagine della guardia di finanza.

Ora, proprio a Terni, si segna un punto importante. “Il tribunale civile ha stabilito per alcuni clienti il rimborso della quota relativa al wrapping”, spiega l’avvocato Massimo Longarini che – anche attraverso l’associazione Codici – ha seguito alcuni dei clienti finiti nel “bluff” del no cost.

La sentenza stabilisce che la finanziaria, la società di marketing e il concessionario coinvolto debbano restituire una parte dei soldi. Si tratta di un risarcimento che oscilla fra 6mila e 9mila euro, a seconda dei casi, e che riguarda – al momento – una decina di clienti ternani. Ma rappresenta un precedente importante che potrebbe avere risvolti significativi per tutte quelle persone che, pensando di fare un affare, si sono ritrovati invece in un labirinto.

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