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Cronaca

Conca da sballo, cosi la cocaina ha invaso (anche) Terni

La polvere bianca è una delle sostanze stupefacenti più utilizzate in città, soprattutto tra i giovani. Ma non è sempre stato così: ecco quando e come c’è stata la “svolta”

Secondo Roberto Fioramonti, segretario nazionale del sindacato di polizia Mosap, Terni (e Perugia) hanno il triste primato in Italia per quanto riguarda il consumo di cocaina nella fascia d’età 15-64 anni, con numeri che sono doppi rispetto alla media nazionale.  Ma non è sempre stato così.

La Terni da bere

La cappa di polvere bianca comincia ad estendersi sopra la Conca intorno alla metà degli anni Ottanta, quando dal Sudamerica si allungano le mani del narcotraffico internazionale. Sono gli anni della discomusic che si ascolta al Gabbiano o al Roxy di Collelicino, dei locali e dell’illusione del boom economico. Le rotte sono quelle che, dal Brasile fanno scalo in Africa orientale per poi arrivare ai porti di Spagna e Olanda. La “neve” arriva in Umbria, e nella città dell’acciaio, principalmente da Roma. La cocaina è però una droga d’elite, che circola in ambienti esclusivi e con costi proibitivi: un grammo – anche se poi, concretamente, le dosi non superano quasi mai quota 0,7 – costa agevolmente oltre le centomila lire. Il dramma vero è legato alla spaventosa diffusione dell’eroina che miete morti e devasta le famiglie.

Terremoto e Giubileo

Con l’inizio degli anni ’90, il mercato diventa più abbordabile. Ma la cocaina è ancora una droga per pochi. Poi, però, succede qualcosa. Il primo evento deflagrante è rappresentato dal terremoto del 1997: l’Umbria si sgretola e per la ricostruzione piovono sulle città miliardi sonanti. Che, assieme ai soldi per organizzare il Giubileo del 2000, fanno una montagna: si tratta di oltre 500 miliardi di lire per ricostruire case, ristrutturare chiese, oratori e altre strutture pubbliche. Un boccone ghiotto che, sembra, abbia attirato le attenzioni della criminalità organizzata. Pronta ad approfittare dell’affare ed a svilupparne altri. La “novità” viene confermata dai dati in possesso dell’istituto di medicina legale dell’Università degli studi di Perugia. “I registri delle morti per overdose conservati nei computer dell’istituto – spiega un approfondito dossier realizzato da Libera Umbria che analizza il fenomeno della criminalità nella regione - descrivono un fenomeno abbastanza chiaro. Nei primi anni Novanta, erano pochissimi i casi in cui le vittime presentavano tracce di cocaina nel sangue, insieme a quelle di eroina. Poi, dal 1997 appunto, nella casella della ‘sostanza secondaria’ (la primaria resta quasi sempre l’eroina) comincia a comparire, via via con maggior frequenza, la cocaina. Fino al 1997, in 8 anni si erano registrati solo 3 casi. Nel 1998 se ne registrano altri 3, nel 1999 ben 10 e negli anni successivi questa presenza diventa una costante”. L’edilizia sembra insomma abbia rappresentato l’ariete con cui la criminalità organizzata ha sfondato le resistenze della regione. Rotti gli argini, è stato poi piuttosto semplice infettare le città con traffici di ogni tipo. Studiando a tavolino le operazioni. Alla classica eroina in circolazione – la “brown sugar”, di colore marrone - se ne aggiunge una più biancastra. Le confezioni diversificate per la vendita – bustina azzurra per la cocaina e bianca per l’eroina – diventano uguali. Sembra insomma che tutto punti a creare confusione per generare una ampia diffusione del “nuovo” prodotto in circolazione.

Conca da sballo, il consumo di droga in città

Chi gestisce il mercato

Nell’ultima relazione semestrale al Parlamento, la Direzione nazionale antimafia scrive che “verosimilmente, la presenza in loco di strutture carcerarie ospitanti personaggi di spicco della criminalità organizzata calabrese avrebbe indotto i familiari o persone ad essi vicini a trasferirsi nell’area”. Gli ultimi dati statistici sulla situazione della casa circondariale dicono che, dei 449 detenuti (rispetto ad una capienza di 411 posti) 26 sono sottoposti al regime del 41 bis – il carcere duro per i mafiosi – e 205 all’alta sicurezza As 3, un regime riservato a quei “detenuti che hanno rivestito posizioni di vertice nelle organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti”. Il rischio è che insomma il carcere faccia da calamita al crimine organizzato. Soprattutto quello campano che, stando almeno alle ultime operazioni messe a segno, tira le fila dello spaccio sulla piazza ternana. Alla ‘ndrangheta – che sul territorio si è strutturata in maniera autonoma con le “‘ndrine Giglio, Farao-Marincola, Maesano, Pangallo, Favasuli e Scumaci”, dice la Dia – viene lasciato campo libero in altri affari che consentono di ripulire i soldi sporchi che derivano dal narcotraffico. Così si alimenta il circolo vizioso.

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