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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Centro

Concessioni idroelettriche da rivedere, Paparelli: "La giunta attuale ha aumentato del 100 per cento i canoni"

Liberati: "Non ha risposto alla domanda principale. Quanti denari sono arrivati alla Regione Umbria negli ultimi diciotto anni. Dovrebbe dare risposta ai cittadini di Terni e dei Comuni interessati perché non è arrivato niente"

Quante “decine di milioni palazzo Donini” ha incassato “tramite i canoni idroelettrici dal momento in cui la gestione del demanio idrico è passata a Regioni ed enti locali” e “rispetto a tale ammontare, quanti di questi milioni siano stati riassegnati al Comune di Terni”. Sono queste le domande contenute nell’interrogazione che i consiglieri del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, hanno presentato alla giunta regionale, anche con l’obiettivo di “aggiornare la legge regionale 33/2004, visto che, al momento, non esiste una norma che indichi una percentuale fissa di risorse da riassegnare strutturalmente e annualmente ai Comuni interessati dalla presenza di tali invasivi impianti”

Nella seduta di oggi dell’Assemblea legislativa a Palazzo Cesaroni, i consiglieri del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari hanno interrogato l’assessore Fabio Paparelli, rimarcando la necessità di “rivedere le concessioni idroelettriche”.

Il caso del Canale Medio del Nera

I due esponenti pentastellati hanno sollevato, in particolare, il "caso del pericoloso Canale Medio Nera, costruito in calcestruzzo negli anni '30", chiedendo informazioni sullo "stato delle manutenzioni" e se per queste "la Regione si affida al concessionario”.

Nell’illustrazione dell’atto, Liberati ha ricordato di aver già presentato alla Giunta un’interrogazione relativa allo “stato delle manutenzioni del Canale Medio Nera, opera d’ingegneria idraulica in funzione sin dal 1932, manutenuta l'ultima volta quasi trent'anni fa”. E nell’atto si legge che l’Esecutivo di Palazzo Donini "ha ritenuto di rispondere in modo affatto esaustivo, probabilmente a seguito di corrispondenza con l’attuale concessionario, affermando soltanto che 'I ponti del Canale di derivazione Medio-Nera sono di proprietà della società Erg la quale rispetta annualmente un piano di verifiche strutturali e all'occorrenza emergenziali’”.

Nello specifico, Liberati ha chiesto alla Giunta di sapere “l’esito delle analisi di vulnerabilità sismica eventualmente svolte e l’esito delle ‘verifiche strutturali’ svolte negli ultimi 30 anni sulle opere del Canale da Enel, Elettrogen, Endesa, Eon, Erg”. Ma anche di conoscere “i lavori di consolidamento del calcestruzzo svolti negli ultimi 30 anni sulle opere in questione, vista l’assoluta vetustà  in un contesto di alto rischio sismico, di rilevanti carichi, di particolare connotazione dei fluidi trasportati”.

Liberati ha anche ricordato che “il Canale Medio Nera, attraverso un complesso sistema di gallerie e ponti, lungo ben 42 km, raccoglie le acque dei fiumi Nera, Corno e Vigi fino al lago di Piediluco, utilizzato quale bacino di carico delle sottostanti centrali idroelettriche oggi in capo a Erg Hydro. Lago tuttora intensivamente usato a fini energetici, con conseguenze devastanti sulla stabilità del borgo di Piediluco, fatto già segnalato in precedenti interrogazioni, come attestato in una nota perizia d’ufficio del Tribunale regionale delle Acque. A guadagni pari a 100milioni di euro non sono corrisposte cifre adeguate per le amministrazioni locali; perché lasciare alle multinazionali somme così ingenti? In questi venti anni quanto è arrivato alle comunità interessate? La Regione stabilisca con legge che le comunità possano disporre delle loro risorse”.

La risposta dell'assessore regionale Fabio Paparelli

L’assessore Paparelli ha risposto ricordando che “le funzioni che riguardano il demanio idrico sono state trasferite alle Regioni con decreto nel 1998, il quale disponeva che alla gestione del demanio provvederanno le regioni, trasferendo le gestioni della determinazione di canoni di concessione a seguito della modifica del titolo quinto le Regioni hanno acquisito su tale materia piena potestà legislativa, e hanno quindi espletato tutte le procedure amministrative per svolgere le funzioni. Oggi la Regione Umbria è titolare di attività di accertamento e riscossione dei canoni dovuti a favore dell’utilizzo dei beni appartenenti al demanio idrico, fissato nel 10 per cento con delibera del 2014. La Regione Umbria per la determinazione di canoni di concessione ha applicato fino al 2016 canoni derivanti dalla normativa statale".

"Quindi le entrate fino al 2015 di questa Regione sono state 4milioni e 170 mila euro, di cui 3milioni e 900mila riferiti a impianti di grande derivazione.  Con la delibera di Giunta regionale, appena il sottoscritto si è insediato, 20 luglio 2015, è stato disposto l’avvio delle procedure alla rideterminazione al decorrere dal  primo gennaio di euro 21,02 il doppio dell’importo del canone unitario comprensivo dell’addizionale regionale delle grande derivazioni di acqua pubblica a consumo idroelettrico!.

"Successivamente, il 22 settembre, con delibera di Giunta, abbiamo stabilito non essendo pervenute osservazioni in 31,02  l’importo del canone. Avverso tale provvedimento proposto dall’associazione italiana dei produttori è stato promosso ricorso al Tribunale superiore, che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo. È stato precisato in quella sede che la determinazione dei canoni è riconducibile alla materia produzione, trasporto e distribuzione dell’energia, salvo che per la determinazione dei criteri regionali. Qui c’è una prima mancanza che permetto di sottolineare di tutti i governi che si sono succeduti fino ora, compreso quello attuale, perché questo limite massimo non è stato mai fissato. Va ricordato che i canoni demaniali sono qualificati per legge non come corrispettivo del danno subito dalle comunità locali per esistenza degli impianti di grande derivazione ma per uso esclusivo di beni pubblici, questo è il senso del canone riferibile all’intera Regione".

"Fu sottoscritto una specie di protocollo che concedeva al Comune un certo numero di risorse annue che non è stato legato al termine indennizzo, che è una questione tuttora aperta sulla quale si può continuare a discutere, ma i canoni non sono legati alle questioni di indennizzo, perché così stabilisce la legge. Il gestore degli impianti corrisponde un importo pari a un totale di 7milioni e 600mila l’anno, circa 9milioni e 600 vengono oggi corrisposti. La Giunta ha modificato la legge regionale, ha previsto provvidenze a favore dei comuni, che per il 2017, 2018 e 2019 sono un milione e 600 mila euro l’anno di cui 82 per cento riversati ai Comuni di Terni, Spoleto, Baschi e altri, risorse e fondi vengono utilizzati per decoro urbano, strade, sviluppo turistico, in particolare i grandi eventi, secondo l’avviso pubblico predisposto secondo le indicazioni della Commissione".

"Tenga presente che ancora questa legge e questo provvedimento della Regione sono sub iudice, perché non c’è stata ancora una sentenza definitiva, quindi stiamo anticipando risorse di bilancio della Regione, perché come sa, i fondi devono essere accantonati se c’è stata una prima sentenza favorevole a favore della Regione, purtuttavia il provvedimento è sub iudice. Credo che in questa Regione sia stato fatto un grande sforzo in avanti molto positivo che per cinquanta anni non è stato mai prodotto da nessuno a favore delle comunità su cui insistono grandi impianti”. 

La replica di Andrea Liberati

Nella replica conclusiva, Liberati ha detto “Paparelli non ha risposto alla domanda principale, quanti denari sono arrivati alla regione Umbria negli ultimi diciotto anni. Dovrebbe dare risposta ai cittadini di Terni e dei Comuni interessati se oltre all’elemosina data dalla Regione sia arrivato qualcosa, perché non è arrivato niente. Dobbiamo stare dalla parte dei cittadini non delle multinazionali che sfruttano l’oro costituito dalle risorse della nostra terra”.

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