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Cronaca

Ast, la testimonianza di un lavoratore: ecco cosa è successo alla riapertura della fabbrica

Dibattito ancora aperto su viale Brin, la denuncia rilanciata dal Partito comunista di Terni: “Ci hanno misurato la temperatura, ma era freddo e il termometro non funzionava. E ci spetta una mascherina ogni quattro giorni”

“Non sono serviti a nulla questi pochissimi giorni di fermata: è tutto come prima!”. Oggi è il giorno di Ast. I forni in viale Brin si sono riaccesi dopo alcuni giorni di stop conseguenti ai decreti anti-Coronavirus emessi dal Governo. In queste ore il dibattito è stato molto articolato, fra chi lanciava appelli alla necessità della riapertura della fabbrica e chi invece – sindacati in primis – mettevano in risalto la necessità di tutelare la sicurezza dei lavoratori, delle loro famiglie e della città in queste settimane di quarantena.

Il Partito comunista di Terni nei giorni scorsi ha lanciato una campagna chiamata #soccorsorosso, volta a raccogliere le testimonianze dei lavori e le condizioni di lavoro in questo periodo di emergenza. Nell’ambito della campagna, una testimonianza è stata raccolta proprio dagli stabilimenti di viale Brin.

“Questa mattina ci hanno misurato la temperatura all’entrata in fabbrica – racconta l’operaio - ma siccome era freddo il termometro non funzionava. Quindi ci hanno fatto entrare uno alla volta nell’ufficio dei vigilantes, atteso un po’ per darci modo di riscaldarci per poi effettuare nuovamente la misurazione della temperatura. Per quanto riguarda le mascherine, ce ne spetta una per ogni cambio di turnazione, praticamente una ogni quattro giorni, salvo sia lacera o praticamente inutilizzabile. Insomma stiamo alle stesse condizioni di prima”.

Parole dure che spingono il Partito comunista a puntare il dito contro direzione di Thyssen Krupp, prefetto di Terni e vertici istituzionali della città dell’acciaio e della Regione Umbria, ritenuti “complici e mandanti” di questa situazione definita come uno “schifo”.

I sindacati: si esprima la comunità scientifica

Preoccupazione non arriva soltanto dal Partito comunista di Terni, ma anche da Cgil, Cisl e Uil che in una nota congiunta firmata dai segretari regionali (Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Claudio Bendini) e provinciali di Terni (Claudio Cipolla, Riccardo Marcelli e Gino Venturi) rilevano come “la ripartenza di Ast già dalla giornata di oggi, seppur non a pieno regime” sia “molto pericolosa. Centinaia di persone che si muovono in un unico sito produttivo rappresentano, dal nostro punto di vista, un rischio notevole per i lavoratori e le loro famiglie, per Terni e per tutta l’Umbra. Chiediamo che la comunità scientifica si esprima chiaramente a riguardo”.

“È evidente - scrivono i sindacati - che quanto determinatosi rappresenta una contraddizione rispetto alle raccomandazioni che quotidianamente arrivano dal Governo, dalla protezione civile, dal ministero della salute e dall’Istituto superiore della sanità sull’assoluta necessità di non rallentare con il rispetto delle prescrizioni previste nel Dcpm. Riteniamo che in un momento in cui, grazie al sacrificio di tutti, si è sensibilmente attenuato l’andamento dei contagi, sarebbe stato più opportuno proseguire su questa strada, senza aprire nuovi fronti di esposizione al contagio, magari intensificando l’azione a tutela di tutti quei lavoratori obbligati al lavoro perché operanti nei servizi essenziali”

“In ogni caso, una volta appresa la notizia della riapertura - continuano i segretari delle tre sigle sindacali - la Rsu Ast e i sindacati dei metalmeccanici si sono immediatamente attivati e stanno continuando a lavorare per proteggere in ogni modo la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie e far rispettare il protocollo condiviso del 14 marzo tra Governo, sindacati e Confindustria. I lavoratori non vanno lasciati soli - insistono Cgil, Cisl e Uil - quindi, accanto al necessario chiarimento di carattere scientifico, chiediamo a Regione e Comune di intervenire a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, vista la loro responsabilità diretta in materia di salute pubblica”.

Infine, Cgil Cisl e Uil ribadiscono “la necessità di promuovere in tutte le attività lavorative in essere la predisposizione di protocolli anti-contagio aziendale come espressamente richiamato dal Dpcm del 22 marzo”.

La Lega: “Il Governo scarica le proprie responsabilità”

“La salute dei cittadini deve essere messa sempre al primo posto. Se il prefetto di Terni, sulla base delle disposizioni di legge applicabili, ha ritenuto di concedere il via libera alla riapertura degli stabilimenti Ast, con il suo competente apprezzamento e la sua capace valutazione, avrà sicuramente verificato le precauzioni e misure di contenimento che l’azienda avrà pensato, indicato e attuato al fine di garantire la prioritaria sicurezza dei lavoratori. La salute delle persone è prioritaria sia per le amministrazioni pubbliche che per il datore di lavoro”.

Così il senatore Valeria Alessandrini e il consigliere regionale Lega, Daniele Carissimi. “Ancora una volta il Governo PD - 5 Stelle scarica tutte le responsabilità sugli enti locali, come ha fatto più volte fin dall’inizio di questa emergenza, lasciando Sindaci e Prefetti da soli ad affrontare le questioni più difficili, quelle che mettono cioè a dura prova la tenuta sociale ed economica del territorio. Anche queste sono le scelte da cui dipende il futuro del paese in termini di contenimento del contagio da coronavirus e dei danni che esso sta producendo. La decisione di riaprire il più grande stabilimento ternano e umbro merita ogni approfondimento e cautela che coinvolge la città tutta. La decisione non può che essere stata ampiamente approfondita e vagliata in ogni profilo sanitario, sociale ed economico dai soggetti chiamati a fare tale scelta i quali non possono che aver assunto la migliore opzione in ragione della cautela idonea a garantire la sicurezza dei lavoratori e la tutela della loro salute da perseguire con ogni mezzo necessario”.

“È fondamentale che l’azienda prevenga e presidi ogni rischio, proceda a controlli continui sul rispetto delle norme, oltre a prevedere visite mediche e tamponi, dotare ogni lavoratore degli strumenti adeguati, come guanti e mascherine. Nessuno dovrà lavorare in presenza di rischio o contravvenendo alla regola di distanziamento. In questo caso la scelta non deve essere tra lavoro e salute, ma entrambi devono essere garantiti con la massima attenzione. Saremo vigili e proattivi sulla vicenda per assistere i lavoratori nella perduranza del Covid-19 senza tuttavia permetterci di trascurare una visione sul domani che deve poter garantire il lavoro per loro stessi in un’azienda che sappia resistere agli attacchi del Covid e della concorrenza in assenza di misure di protezione garantite dall’Unione europea”.

Codici Terni: se riapre l’Ast, devono riaprire tutti

Anche l’associazione Codici Terni si inserisce nel dibattito politico e mediatico conseguente la decisione del prefetto di riaprire le Acciaierie, sottolineando che “ancora una volta si tende a ragionare a camere stagne e a lasciare da parte il tessuto economico della città”.

“Terni muore – rileva Codici - ma i titolari di mille piccole imprese, i lavoratori autonomi ed i negozianti, allo stremo e senza il paracadute della cassa Integrazione, sono costretti a casa. Ora, dopo il danno dei grandi brand che veleggiano on line e consegnano a domicilio dall’alimentare, al vestiario, all’elettronica, ecco che in piena emergenza sanitaria a Terni viene consentito il riavvio dell’industria pesante e di tutto l’indotto”.

“Al danno, dunque, la beffa delle migliaia di lavoratori che potranno lavorare e produrre a discapito di negozianti, imprenditori ed autonomi costretti alla chiusura”.

Codici Terni, pertanto, “si interroga sulle ragioni di questa discriminazione ed invita il popolo dei titolari di partita Iva a sottoscrivere un documento da sottoporre al signor prefetto di Terni per conoscere le ragioni per le quali una multinazionale con migliaia di lavoratori può riaprire ed imprenditori, lavoratori autonomi, negozianti devono stare a casa e rimanere chiusi senza percepire stipendi”.

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