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Cronaca Amelia

“Il caso è chiuso”, ma di Barbara non c’è traccia: dieci anni di misteri e ombre

Il 27 ottobre del 2009 scompare la giovane mamma amerina. Le indagini, i sospetti e i buchi neri di una storia ancora senza esito. La sorella Irene: difficile convivere con la sua assenza. Le iniziative per ricordarla

Dov’è Barbara? “Certo che me lo ricordo il giorno della sua scomparsa”. Era il 27 ottobre quando Barbara Corvi - 35 anni, amerina, sposata e madre di due figli – viene inghiottita da un mistero.

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“Eravamo a pranzo in casa con i miei genitori”, racconta oggi Irene. “Barbara e suo marito Roberto sono venuti da noi. Erano alterati e Roberto raccontò di avere scoperto dal cellulare di Barbara che lei aveva una relazione extraconiugale. Ad un certo punto, in preda alla rabbia, lui ha gettato il cellulare per terra, rompendolo”.

L’ultimo giorno di Barbara comincia così. “A ripensarci ora, il fatto strano fu che Roberto, dopo la rabbia iniziale, si calmò. E disse che si poteva provare a ragionare, a risolvere le cose. Un comportamento che non era da lui…”.

Dopo la sfuriata, la coppia torna a casa. Qualche manciata di minuti dopo, Irene raggiunge la sorella. “Io e lei ci dicevamo tutto, parlavamo molto. Lui era in cucina, lei in camera da letto. Ho provato a confortarla, a rassicurarla. Però lei, stranamente, non voleva parlare. Si limitava a dirmi di sì, a fare qualche cenno con la testa. Ma niente di più”.

Questo breve incontro è l’ultimo che Irene avrà con Barbara. Intorno alle 16, lei, l’altra sorella e i suoi genitori vanno al negozio mentre Roberto e Barbara avrebbero dovuto incontrare il loro commercialista. “Fra le 17.30 e le 18, Roberto è venuto da noi al negozio per fare alcune fotocopie da consegnare poi al commercialista. Disse di avere riaccompagnato Barbara a casa perché non si sentiva bene. Mi sembrava agitato, aveva lo sguardo basso”. Il commercialista non ha mai incontrato Barbara, ma soltanto Roberto.

Dopo le 19, Irene torna a casa della sorella. “Ho notato i vestiti piegati, ho sentito il rumore della doccia. Ma lei non c’era. Lui è rientrato. Lei no”. A questo punto inizia un incubo dal quale la famiglia di Barbara non si è mai più risvegliata. La cercano, pensando che magari possa essere andata a casa dell’uomo con cui aveva una relazione. Le ore si rincorrono frenetiche, l’ansia cresce. Barbara non si trova. E non si troverà mai più.

Si apre l’inchiesta e per qualche tempo i sospetti si appuntano su Roberto Lo Giudice, in particolar modo quando si scoprirà – nel 2012 – che la cognata di Barbara, Angela Costantino, sarebbe stata uccisa - strangolata, secondo l’inchiesta del pm Beatrice Ronchi - da Vincenzo Lo Giudice, fratello del marito di Angela e dello stesso Roberto, da Bruno Stilo e Fortunato Prenesti, anche loro imparentati con i Lo Giudice.

Nel 2014 il caso viene archiviato, ma nel frattempo i faldoni dell’inchiesta – seguita dalla procura della Repubblica di Terni – finiscono anche nelle mani di Libera, nella speranza che emerga un dettaglio, un particolare, un fatto nuovo che aiuti a riaccendere un faro su questo mistero.

A tenere in vita la speranza è la famiglia e il Comitato Barbara Corvi che ogni anno, in concomitanza con l’anniversario della scomparsa, organizza una serie di iniziative ad Amelia. “Il tema che vogliamo sottolineare – dice Irene – è quello dell’assenza”.

Il programma di quest’anno prevede per domenica 20 ottobre alle 18 nella sala comunale F. Boccarini di piazza Augusto Vera la proiezione - a cura di Oltre il Visibile - del film “Tre maestri a Ebbing, Missouri”, scritto e diretto da Martin Mc Donagh. Domenica 27 settembre alle 17.30 da piazza XXI Settembre partirà invece una fiaccolata che si concluderà nei giardini pubblici della Passeggiata, dove verrà posizionata una targa in ricordo di Barbara. Fra gli interventi previsti anche quello di Enza Rando, esponente di Libera.

“Siamo come in un limbo, è difficile convivere con questa assenza. Una fiaccolata – ricorda Irene – l’abbiamo fatta nel primo anno della scomparsa. Ci piaceva riproporla per questo decennale”. Per tenere una luce accesa sulla storia di Barbara.

  

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