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Cronaca

Emergenza Coronavirus, un ternano nel Regno Unito: “Vedo la mia città soffrire. Qui le cose sono cambiate”

"La percezione dei britannici" afferma Marco Lorusso professore associato in economia presso la Newcastle University è: "Quantomeno contrastante"

“Mi trovo a Newcastle Upon Tyne dal 2018, dopo essermi trasferito nel Regno Unito ormai da nove anni. Sono partito nel 2011 per un dottorato di ricerca all’università di Glasgow. Poi, nel 2015 mi sono a trasferito ad Edimburgo dove ho iniziato a lavorare come ricercatore in economia, presso l’università Heriot-Watt.  Attualmente sono professore associato in economia presso la Newcastle University”. Si chiama Marco Lorusso, ed è uno dei giovani ternani emigrati all’estero per valorizzare le proprie competenze. Ora osserva da lontano cosa sta accadendo nella propria terra di origine, confrontandosi con un’emergenza sanitaria sempre più dilagante.

“Inizialmente il primo ministro Boris Johnson aveva minimizzato il problema del Coronavirus – afferma Marco - Le sue frasi circa l’immunità di gregge avevano fatto il giro del mondo. Poi però nell’arco di una settimana, in corrispondenza di uno studio pubblicato dall’Imperial college di Londra - dove si diceva cha sarebbero potuti morire oltre 500.000 cittadini britannici - le cose sono cambiate. Ora praticamente quasi tutte le misure adottate in Italia sono state prese anche qui. Siamo in un vero e proprio lockdown”. E’ notizia di ieri che anche il Johnson è risultato positivo al tampone.

La percezione dal Regno Unito

“È senz’altro influenzata dalle notizie che giungono dall’Italia. Questo perché io e la mia fidanzata, Marilyn (italiana anche lei), seguiamo costantemente giornali online e i programmi televisivi italiani. Tutto ciò ha senza dubbio influito sul nostro modo di comportarci tanto che, da ormai una settimana, siamo in completo autoisolamento. La percezione dei britannici, secondo me è, quantomeno contrastante. Da quello che si può vedere, tramite la Bbc, la gente comune tende a sottovalutare la situazione. Immagini dello scorso weekend hanno mostrato persone andare al mare per trascorrere il fine settimana come se nulla fosse. Dall’altro lato, per fare un esempio, la mia università ha chiuso una settimana fa. Difficile dire cosa succederà nei prossimi giorni. Credo che molto dipenderà da quanto il coronavirus colpirà il Regno Unito”.

E Terni? “Come del resto tutta l’Italia, la vedo soffrire. Questo mi rattrista molto. Quello che spesso mi domando è come sia stato possibile che il nostro paese sia stato colpito così duramente. Credo che la risposta a questa domanda - se mai l’avremo - non arriverà presto. Sento i miei parenti ed amici in Italia, facciamo chiamate Skype e ci telefoniamo molto spesso. Con i miei parenti più volte al giorno.

I motivi della partenza

“Ho lasciato l’Italia principalmente per mancanza di opportunità lavorative. In Inghilterra hanno puntato da subito su di me facendomi sentire importante. Per questo non finirò mai di ringraziarli per tutta la stima dimostrata. Ovviamente mi mancano la nostra penisola e la mia città. Sono ormai tanti anni che sono all’estero e mi piacerebbe tanto tornare a vivere nel mio paese. Non appena ne avrò l’opportunità sicuramente lo farò. Di solito insieme alla mia compagna, torniamo tre o quattro volte l’anno per le principali festività ed in estate tendiamo a fermarci in Italia il più possibile”.

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