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Cronaca

“Il fatto non sussiste”, la Corte d’appello ribalta la sentenza sulla morte di Gianluca Menichino: tutti assolti

Il trentacinquenne era morto dopo sei mesi di agonia in seguito ad un incidente all’Ast di Terni. La decisione dei giudici dopo la condanna in primo grado per omicidio colposo

Era il luglio del 2017 quando Gianluca Menichino, operaio Ast di 35 anni, rimase vittima di un grave incidente sul lavoro all’interno del reparto Pix1 degli stabilimenti di viale Brin. Sei mesi dopo, a gennaio del 2018, il giovane era morto e per quel decesso il tribunale di Terni aveva ritenuto responsabili di omicidio colposo sei dirigenti delle Acciaierie, all’epoca di proprietà della ThyssenKrupp, con una condanna a un anno e quattro mesi.

Nella giornata di ieri, la Corte d’appello di Perugia ha ribaltato le sentenza di primo grado, assolvendo i sei imputati – tra cui l’attuale amministratore delegato Dimitri Menecali e il già direttore di stabilimento Massimo Calderini – perché “il fatto non sussiste” e dunque con formula piena. Oltre a Menecali e Caldrini, l’assoluzione è arrivata per Gianvincenzo Salamone (all’epoca responsabile produzione a freddo) e i preposti Emanuele Fabri, Alfonso Alongi e Raffaele Luongo.

I giudici hanno ora 90 giorni di tempo per depositare le motivazioni della sentenza.

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