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Cronaca

Bimba muore durante il parto. "Con un taglio cesareo sarebbe sopravvissuta"

La mamma è arrivata in ospedale con forti dolori e ha partorito un feto senza vita. La ricostruzione attraverso cartelle cliniche e orari. Chiesto maxi risarcimento al "Santa Maria" 

“Omissione da parte dei medici di effettuare tempestivamente il taglio cesareo (...) prevenendo la sofferenza fetale durante la fase terminale del travaglio di parto (...) e rendendo in tal modo possibile la sopravvivenza del feto”. Ossia, la bambina si poteva salvare.

È questa la conclusione dell’accertamento tecnico preventivo redatto dai professori Stefano Conti e Primo Pennesi dell’Università “La Sapienza” di Roma, incaricati dal giudice Massimo Zanetti del tribunale civile di Terni al fine di accertare l’eventuale responsabilità medica dei professionisti del “Santa Maria” di Terni per la morte di un feto al momento del parto.

I fatti oggetto di controversia giudiziaria fanno riferimento a quanto accaduto il 24 agosto del 2015 all’ospedale di Terni. Al quale si erano rivolti dalla struttura sanitaria di Pantalla dove una donna di 44 anni - alla sua seconda gravidanza - si era presentata in ospedale accusando “forti dolori”. “A causa della mancanza di posti disponibili - così ricostruisce la perizia tecnica - veniva richiesta la disponibilità presso altra struttura. Dopo circa due ore (l’ingresso in ospedale avvenne alle 01.59, ndr), l’ospedale di Terni comunicava tale disponibilità” e la donna veniva trasportata in ambulanza. Durante il tragitto “veniva richiesta via radio la preparazione della sala operatoria”. La donna è arrivata a Terni alle 03.58 del mattino, mentre il parto è avvenuto alle 10.13 con taglio cesareo. “Veniva comunicato - scrivono i periti sulla scorta delle cartelle cliniche - che la neonata era nata morta”.

Sulla base delle cartelle cliniche, i periti del tribunale hanno ricostruito i passaggi fondamentali di quella lunghissima notte con l’obiettivo di rispondere ad una domanda: quella bambina si poteva salvare?

“Seppure la consulenza tecnica dica che il trasferimento da Pantalla a Terni sia avvenuto per mancanza di posti, il nostro consulente, professor Oliva, annota che il trasferimento è avvenuto perché il medico del pronto soccorso ha ritenuto che l’azienda ospedaliera di Terni fosse più attrezzata, quale struttura di secondo livello, ad affrontare il caso. Altra carenza – rilevano gli avvocati Lorenzo Paolo Petrini e Franco Matarangolo, che assistono la donna e suo marito - dopo la visita ostetrica delle 4, alle 4.21 veranno effettuati prelievi ematochimici con emocromo, i cui risultati però arrivarono solo alle 18.06, ossia dopo molte ore dal parto, avvenuto alle 10.13. Gli esami tardivi evidenziavano un aumento dei globuli bianchi e un rialzo dell’indice di infiammazione pcr. La signora era alla quinta gravidanza con una storia di tre aborti e un parto naturale portato a termine nel 1993: si era sottoposta a tutti gli esami di routine, compresa l’amniocentesi, e nulla faceva presagire un esito infausto”.

L’esame autoptico ha rivelato la presenza di uno “stato settico fetale con polmonite lobare bilaterale” che è poi stata la causa della “morte endouterina del feto” oltre a “segni clinici di infezione amniocoriale, derivanti dal sospetto di rottura delle membrane amiocoriali da alcuni giorni” e alla “presenza di liquido amniotico scarso”. Tutti elementi che avrebbero dovuto suggerire ai medici di intervenire “tempestivamente” con un taglio cesareo, così come tra l’altro “indicato dalle linee guida della letteratura ostetrica nazionale ed internazionale”.

Cosa che invece non è avvenuta e che spinge ora la donna e suo marito ad avanzare una richiesta di risarcimento danni all’ospedale di Terni per la morte della bambina e per la probabile impossibilità di realizzare “un’armonica famiglia (la donna ha già un altro figlio di 25 anni) posto che al momento del decesso del feto (…) aveva quasi 44 anni e non potrà verosimilmente più procreare”. Risarcimento che ora i legali quantificano in 140mila euro per ognuno dei genitori. La parola passa al tribunale.

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