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Cronaca

Prostituzione, la proposta: va vietata in tutta la città. Ecco la mappa del sesso a pagamento

Dibattito in Comune, Fiorini: forte allarme nella collettività, così aumenta la percezione di insicurezza. Ma intanto le “lucciole” lasciano le strade e si moltiplicano gli appartamenti a luci rosse: quanti sono e dove sono

Il primo problema: trovare un collegamento fra prostitute e sfruttatori così da mettere in moto la macchina della giustizia. Il secondo: garantire la sicurezza dei cittadini che, anche di fronte a rari episodi, vedono crescere il loro senso di insicurezza. In mezzo c’è una constatazione, ossia che il sesso a pagamento si è spostato dalle strade di Terni al riparo di appartamenti a luci rosse. E una proposta, quella firmata da Emanuele Fiorini, consigliere comunale e regionale, che si appella a sindaco e giunta: la prostituzione va vietata in tutta la città.

Gli investigatori

“Dobbiamo anzitutto dimostrare lo sfruttamento”, dicono fonti investigative che si occupano di prostituzione e reati. E che parlano di un “fenomeno” che si è “contratto nel corso degli anni”. Via Piave, la zona dello Staino, alcuni tratti del lungo Nera erano costellati da prostitute e clienti. La situazione di oggi vede la presenza di una manciata di transessuali e di qualche lucciola, per lo più nigeriana. “Poi ci sono le ragazze dell’est europeo. Non stanno in strada: sono regolari in Italia, affittano appartamenti e qui esercitano”. Ed è qui che comincia la parte difficile degli investigatori, ossia intercettare una catena che dalla lucciola arrivi al suo sfruttatore e che muova affari illeciti.

Le case del sesso

Il fatto che il mondo del sesso a pagamento si sia spostato al riparo di mura domestiche ha fatto venire meno l’esigenza di una ordinanza antiprostituzione come quelle che negli anni passati hanno fatto la loro comparsa in città. Il business vero – e probabilmente anche lo sfruttamento – oggi si fa tra quattro mura. Statistiche ufficiose dicono che a Terni ci siano almeno 300 appartamenti a luci rosse mentre il sito escort-advisor.com ha censito la presenza di 145 escort che pubblicizzano regolarmente la loro attività.

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“Abbiamo difficoltà ad intervenire anche perché arrivano poche segnalazioni dai condomini per andirivieni sospetti o casi di risse”. C’è insomma una pacifica convivenza tra prostitute e cittadini. Fatta eccezione per quegli episodi in cui si supera il limite del consentito.

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La proposta Fiorini

Di opinione diversa è invece Fiorini che in tema di prostituzione ha presentato un atto in consiglio comunale nel quale si parla di “assoluta estensione del fenomeno in alcune aree della città” che “desta vivissime preoccupazioni ed allarme nella collettività, alimentando la percezione di insicurezza e la sensazione di disagio fra i cittadini, che hanno più volte segnalato situazioni di degrado collegate allo svolgimento di attività di mercimonio che incidono negativamente sulla complessiva vivibilità”. Il fenomeno della prostituzione incide anche “sulla sicurezza della circolazione stradale e quindi sull’incolumità pubblica” a causa dei “comportamenti imprudenti ed imprevedibili dei potenziali fruitori delle prestazioni quando si trovano alla guida dei veicoli” e sulla sicurezza urbana, “in quanto fenomeno notoriamente collegato ad attività criminali e di sfruttamento gestiti da organizzazioni criminali”. Queste le motivazioni che hanno spinto l’ex leghista a chiedere un “divieto” che “deve essere esteso a tutta la città, in quanto un divieto limitato alle aree ove attualmente si svolge la prostituzione, avrebbe l’effetto di fare trasferire il fenomeno in altre zone, rendendo vano l’effetto preventivo del presente provvedimento”. Fiorini dunque chiede a sindaco e giunta comunale di “attivarsi affinché sulle strade e nei luoghi di uso pubblico di tutto il territorio comunale di Terni sia vietato a chiunque di intrattenersi con soggetti dediti al mercimonio” che potrebbero essere riconosciuti dalla presenza in strada, da “atteggiamenti congruenti allo scopo di offrire prestazioni sessuali” o ancora dagli “abiti idonei a manifestare l’intenzione di adescare al fine del mercimonio o che offendano il pubblico pudore”. Il divieto – e le sue conseguenze - dovrebbero essere esteso anche a chi consenta la salita a bordo di un veicolo di uno o più soggetti come sopra identificati o con la semplice fermata al fine di contrattare la prestazione sessuale con il soggetto dedito al mercimonio”.

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