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Cronaca

“Gli ho venduto il metadone per 15 euro”, il pusher confessa. Sequestrati computer e pc, caccia alla “lean”

Ragazzi morti a Terni, interrogatorio in carcere per lo spacciatore. Sabato l’autopsia sui due adolescenti. Indagini a tutto campo: profili social e contatti web sotto la lente degli investigatori

L’indagine sulla morte di Flavio e Gianluca, i due adolescenti morti a Terni nella notte del 7 luglio per un cocktail di “sostanze droganti”, prosegue su due binari paralleli.

Il primo è quello che segue la pista del metadone come causa principale della morte dei due ragazzi. E in carcere, davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Terni, il ternano di 41 anni finito in cella con la contestazione della “morte come conseguenza di altro reato”, ha sostanzialmente confermato la versione fornita poco prima che i carabinieri di Terni gli stringessero le manette ai polsi: “Ho ceduto io il metadone ai due ragazzi, per 15 euro”. Mezzo flacone di quelli provenienti dal Serd di Terni, mischiato con acqua. E non sarebbe stata la prima volta.

“L’interrogatorio è durato poco più di un’ora – spiega il legale dell’uomo, l’avvocato Massimo Carignani – è ancora sotto shock, è una persona distrutta”. Il gip non ha ancora convalidato l’arresto, ma il provvedimento dovrebbe arrivare nelle prossime ore. L’avvocato non ha presentato nessuna richiesta alternativa per il suo assistito.

Sabato intanto verranno effettuate le autopsie sui due ragazzi. L’incarico verrà formalmente affidato domani mattina, assieme alla consulenza scientifica che dovrà verificare quali sostanze siano presenti nel sangue dei giovani. Un tassello importante per proseguire l’inchiesta e per definire con esattezza cosa abbia provocato il decesso.

C’è però una pista parallela. Il capo della procura della Repubblica, Alberto Liguori, ha parlato della “dimestichezza” con cui i giovani ascoltati per ricostruire le ultime ore di vita di Flavio e Gianluca hanno mostrato avere con il mondo della droga. Dimestichezza che ha permesso di ricostruire la tipologia della “sostanza drogante” ma che ha anche acceso su un mondo complicato, nebuloso.

Si è parlato di codeina, la cui presenza viene riscontrata in alcuni sciroppi per la tosse, e che mischiata ad alcune bibite, come ad esempio la Sprite, dà vita a quella che in gergo viene definita “lean”. Si tratta di una droga che spopola nel mondo della cultura trap e di una certa tipologia di “sottocultura” giovanile.

Il problema è che questo tipo di sciroppi (il più “famoso” è il Makatussin) si vendono soltanto dietro presentazione di ricetta medica.

“Non abbiamo mai ricevuto denunce su eventuali anomalie nelle ricette – spiega il presidente provinciale dell’Ordine dei medici, Giuseppe Donzelli – ma questi fatti ci spingono a dover agire e ad avere una attenzione maggiore”. Nessuna segnalazione sembra sia mai stata fatta neanche all’Ordine provinciale dei farmacisti di Terni. Anche perché questo genere di prodotti non sono facili da reperire e sono sottoposto ad un controllo molto rigoroso che viene gestito anche attraverso un registro delle sostanze psicotrope, estremamente rigoroso.

Probabile, dunque, che esista piuttosto un mercato nero. Ed è per questo che gli investigatori hanno posto sotto sequestro i computer e i telefoni cellulari di Flavio e Gianluca. Nei loro contatti, nei profili social e nelle chat si potrebbero nascondere dettagli utili a svelare il mondo che gli adolescenti frequentavano. E potrebbero anche chiarire gli eventuali canali attraverso i quali avrebbero potuto acquistare la codeina.

makatussin1-2Cosa tutt’altro che impossibile nei circuiti paralleli del web. Non serve entrare nel cosiddetto deep web, ossia l’internet oscuro dove si annidano pagine dalle quali è possibile avere accesso a tutto. Basta scorrere qualche pagina instagram e scoprire che entrando in contatto con profili privati con 40 euro si possono comprare 80 millilitri di Makatussin (che in Italia non è venduto, neanche con ricetta medica).

“Tempo di consegna 4 giorni – dice l’annuncio sul profilo instagram, che chiede però di essere contattato in provato - In caso di mancato ordine rispediremo, oppure come seconda opzione il risarcimento del 50% dal totale dell’ordine”. Soddisfatti. Rimborsati. O molto peggio.

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