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Cronaca

Sanitopoli, quando la “spintarella” non basta: i raccomandati non sapevano nemmeno copiare

Esami sbagliati e voti gonfiati per aiutare i candidati sponsorizzati dalla politica. “Qui si muovono tutti: tra la massoneria, la curia e la giunta non me danno tregua. E la Calabria Unita…”

Facciamo un ipotetico salto nel futuro, immaginando che l’impianto accusatorio ricostruito nelle 80 pagine dell’ordinanza che ha squassato il mondo politico-sanitario dell’Umbria venga confermato in tutti i suoi passaggi giudiziari. Diciamo insomma, che sia tutto vero. E cioè che esisteva un sistema che, per dirla con le parole del gip di Perugia, Valerio D’Andria, “eseguiva le direttive impartite dalla classe politica locale, manipolando i concorsi a favore dei candidati raccomandati o indicati dalla stessa”.

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Ora, il punto di rottura non è soltanto quello dei raccomandati e delle spintarelle. Una recente indagine dell’Istat sul “senso civico” degli italiani dice – tra le altre cose – che solo 7 persone su 10 ritengono “inammissibile” il ricorso alla raccomandazione. Sulla ricerca del lavoro è particolarmente rilevante la quota di persone che ritengono giusto in alcuni casi farsi raccomandare (28,3%). La “spintarella” viene vista con maggiore indulgenza tra i 18 e i 34 anni. Più intransigenti i giovanissimi (68%) e gli anziani (74%). La giustificazione più diffusa è la mancanza di alternative per ottenere un posto di lavoro (19,6%) mentre l’8,7% lo valuta un comportamento ammissibile se lo si merita.

Eccola la domanda da cento milioni di euro, che supera tutte le implicazioni penali che l’inchiesta e i processi dovranno chiarire. Chi ha ottenuto il posto, lo meritava?

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La risposta sta scritta nelle pieghe dell’ordinanza e si ripete in maniera quasi identica in ognuna delle otto procedure concorsuali che secondo la procura della Repubblica sarebbero state manipolate.

Perché le accuse non parlano soltanto della rivelazione delle tracce delle prove scritte ed orali. Ma anche della “assenza di una reale valutazione di merito dei titoli e delle prove scritte (…) con attribuzione a tavolino dei relativi punteggi”. Era così che ai “candidati segnalati” venivano assegnati punteggi che “determinavano il posizionamento utile” in graduatoria.

Il “sistema” si assicurava inoltre che candidati più meritevoli non “partecipassero al concorso” mentre in un caso è stato diminuito “il punteggio del candidato (omissis) diminuito da 40 a 39 al fine esclusivo di favorire il candidato (omissis) titolare di un punteggio più basso”.

I candidati sponsorizzati dunque sapevano in anticipo le tracce e i contenuti delle prove tecniche. Ma questo non bastava a fargli svolgere esami da primi della classe. In vista del concorso per la copertura a tempo indeterminato di 4 unità per assistenti amministrativi, i candidati “segnalati” ricevono in anticipo le prove scritte. Succede però che “l’esito della prova pratica e scritta della candidata (omissis) veniva concordato con Duca dopo avere preso atto dell’insufficienza della prova sostenuta dalla stessa”.

Nel concorso pubblico per la copertura di 2 unità per assistente tecnico contabile riservato alle categorie protette, “la candidata (omissis) era priva del necessario titolo per essere ammessa al concorso mentre (omissis) sosteneva con esito negativo il colloquio orale non rispondendo alle domande”. In un altro caso, ricostruisce il gip, “il concorrente (omissis) seppure a conoscenza dei contenuti della prova (concorso per un coadiutore amministrativo, riservato ai disabili, ndr) ha svolto erroneamente la prova tecnico pratica”.

Il sistema doveva insomma intervenire non solo per rimediare le tracce, ma anche per “gonfiare all’occorrenza i relativi punteggi”.

D’altra parte, “erano tanti da sistemà... tanti... tanti... che voi non ve rendete conto di queste cose quel che c'è. I sindacati si muovono, tutto il mondo, tutti, tutti, tutti... tutti!”. E a tante richieste, bisognava rispondere con “meccanismi in buona misura comuni: il direttore generale e il direttore amministrativo ricevono le segnalazioni e le girano ai presidenti o componenti delle commissioni d’esame – scrive il giudice nell’ordinanza - i quali, sempre compiacenti, si offrono per rivelare agli interessati le tracce delle prove e poi, quantomeno nella valutazione della prova orale, garantiscono a costoro una valutazione gonfiata”.

Senza spintarelle, dunque, l’architettura del sistema sanitario dell’ospedale di Perugia oggi sarebbe probabilmente diversa. Diceva il 6 giugno 2018 Emilio Duca, intercettato al telefono: “La gastro va chiusa (omissis) vanno rinchiusi in galera tutti (omissis) non riesco a togliermi le sollecitazioni dei massimi vertici di questa regione a tutti i livelli... ecclesiastici (omissis) ecumenici, politici, tecnici. Se no a st’ora c’avevo messo le mani sulla gastro... altro che disposizioni di servizio dell’altra volta... Tra la massoneria, la curia e la giunta (omissis) non me danno tregua. E la Calabria Unita (omissis)...”.

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