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Cronaca Centro / Corso del Popolo

Il carcere dei boss, sui muri di Terni compaiono scritte contro il 41 bis

Alcuni graffiti nei pressi dell’obelisco di corso del Popolo, appello del Movimento 5 Stelle: rimuoverle subito, la cultura mafiosa va rigettata a tutti i livelli

Alcune scritte contro il 41 bis, il carcere “duro” per i mafiosi, sono comparse nella mattinata di oggi – 18 luglio – su un muro nei pressi dell’obelisco di corso del Popolo a Terni. Le prime segnalazioni sui social network, sono state rilanciate dal gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle.

Secondo le rilevazioni dell'associazione Antigone, nel carcere di Terni alla data dello scorso 30 giugno erano detenute 527, di cui 129 stranieri, a fronte di una capienza massima di 416. TRa le 15 sezioni - tutte maschili - in cui è divisa la struttura ci sono anche spazi per il 41 bis, oltre a tre livelli di alta sicurezza. I detenuti in regime di 41 bis sono attualmente 26.

Negli anni, sono stati diversi gli “ospiti eccellenti” che si sono alternati nella struttura di Sabbione, dall’ex boss della nuova camorra organizzata Raffaele Cutulo fino a Bernardo Provenzano, per anni la “primula” di cosa nostra.

Uno degli elementi di rischio segnalati a più livelli istituzionali – tra cui le relazioni annuali della direzione investigativa antimafia - era legato alla possibilità che le famiglie dei boss, potessero sfruttare i legami con la città dell’acciaio per mettere “radici”, importando anche affari “sporchi” e altri addentellati criminali.

L’episodio di queste ore, probabilmente, non sta a significare che a Terni si sia costruita una enclave mafiosa che sta cominciando a diffondere i suoi messaggi. Sta però di fatto che “la cultura mafiosa va rigettata a tutti i livelli, banalizzare e normalizzare fatti del genere significa essersi già arresi”, dicono in una nota gli esponenti pentastellati di Palazzo Spada.

“l territorio cittadino è sempre più permeabile alla cultura mafiosa, siamo di fronte ad un episodio da non sottovalutare. Abbiamo inviato una segnalazione formale perché queste scritte indegne vengano rimosse. Nel corso degli anni sono stati tanti i boss ospitati nel carcere di Sabbione e di conseguenza sono tante le famiglie di questo soggetti che si sono spostate nel nostro territorio. L’auspicio è che si tratti dell’opera di un singolo e isolato cretino, tuttavia questa cosa non può e non deve essere assolutamente sottovalutata”.

“La provincia di Terni è in cima alle classifiche della permeabilità mafiosa nel tessuto industriale (e anche nelle classifiche per il rischio usura, Terni non è messa affatto bene, ndr). Senza contare la predisposizione della nostra città ai reati ambientali, vista la presenza di impianti ed infrastrutture di vario livello. Non serve ricordare gli episodi di roghi e incidenti su cui sono ancora in corso le indagini. Le mafie trovano terreno fertile dove la crisi economica morde di più, soprattutto in città come Terni dove il tessuto economico si basa su quel poco che resta della grande industria, sui servizi socio-sanitari e sulla costruzione esponenziale di grandi cubature di cemento commerciali che vanno a desertificare altre zone in una speculazione pressoché continua che non dà nessun valore aggiunto al territorio. Questo episodio – conclude la nota - non deve lasciare immobile la città e le sue istituzioni, ma merita una risposta immediata e ferma che vada oltre i soliti gesti simbolici”.

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