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Cronaca

Droga e soldi da ripulire, così 'ndrangheta e camorra allungano le mani su Terni

Mafia, la relazione del ministero dell'interno: i detenuti in regime di sorveglianza speciale hanno favorito le infiltrazioni. Nel mirino il riciclaggio di capitali illeciti

In Umbria ha spostato i propri interessi la cosca Molè, “un tempo federata ai Piromalli” operanti nella piana di Gioia Tauro. Adesso il “baricentro” poggia su Roma, Civitavecchia e l’Umbria, in particolare a Terni. È uno dei punti salienti della relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento per il II semestre del 2022 in relazione alla criminalità organizzata sul territorio italiano.

L’Umbria “non documenta forme di radicamento stabile di strutture criminali di tipo mafioso”, ma questo non significa che non vi siano soggetti legati alle mafie che fanno affari nella regione. Le indagini “hanno comprovato l’esistenza di proiezioni di ‘ndrangheta e camorra” che puntano a “cogliere le opportunità economico-finanziarie” per “il riciclaggio di capitali illeciti” grazie al “fiorente tessuto socio-produttivo come quello umbro” con le sue piccole e medie imprese.

Secondo la relazione queste infiltrazioni sarebbero state favorite dalla presenza nelle carceri di Spoleto e Terni di detenuti in regime speciale, con l’insediamento nel territorio dei loro familiari. Un altro elemento che ha favorito l’infiltrazione è legato alle attività di ricostruzione post sismica del 1997 e del 2016. Per questo una particolare vigilanza è consigliata per gli interventi finanziati con i fondi di Pnrr. In Umbria sono presenti affiliati delle ‘ndrine Mannolo, Zoffreo e Trapasso di San Leonardo di Cutro e della ‘ndrina Comisso di Siderno; mentre per quanto riguarda la criminalità campana è accertata la presenza dei Casalesi, Fabbrocino e Terracciano.

Sempre nella relazione si legge della operatività di “sodalizi stranieri, costituiti principalmente da nigeriani e albanesi, interessati al traffico di droga, all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione.

A Perugia sono presenti affiliati a diverse ‘ndrine “che risulterebbero attivi nell’infiltrazione del settore economico e nel traffico degli stupefacenti”. Diverse le operazioni che hanno portato al sequestro di droga e di società e conti correnti per un ammontare di circa 8 milioni di euro. Riscontrata anche la presenza di alcuni soggetti vicini a clan di camorra.

La provincia di Perugia si conferma “un qualificato snodo per il mercato illecito della droga, gestito per lo più da organizzazioni criminali, anche straniere”, tutto organizzato secondo “una ripartizione di ruoli e aree d’influenza tra le diverse matrici stranieri”. I nigeriani, secondo la relazione, risultano attivi “nell’approvvigionamento dell’eroina, quelli albanesi per la cocaina”, anche se questi ultimi “mostrano un elevato grado di organizzazione che consente loro la gestione dell’intero ciclo”, dall’approvvigionamento in Olando, esportazione, lavorazione e spaccio.

Nel Ternano non sono stati registrati “eventi di rilievo”, ma sono “documentati illeciti in materia di stupefacenti” ad opera di “organizzazioni criminali, per lo più multietniche”.

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