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Cronaca

Rogo Thyssen, i manager tedeschi ancora liberi inseguiti dalle Iene

Undici anni dopo la morte di 7 operai a Torino e oltre due anni dopo la sentenza definitiva di condanna l'inviato della trasmissione è andato a cercare l'ex ad di Ast Espenhahn. Il figlio Lucas: "Siamo dovuti andare via, era pericoloso"

Undici anni esatti dopo il rogo di Torino in cui perserò la vita sette operai, oltre due anni dopo la condanna definitiva i manager tedeschi della Thyssen Krupp, l'ex ad di Ast Harald Espehnahn e l'ex consigliere Gerald Priegnitz sono ancora liberi. E la trasmissione televisiva di Italia Uno "Le Iene" è andata in Germania a cercarli. Anzi, letteralmente a inseguirli.

I due manager, intercettati dall'inviato Alessandro Politi mentre facevano jogging vicino alle rispettive case, alla vista della telecamera sono corsi via evitando le domande. Chi non si è sottratto al microfono della Iena è stato il figlio di Espenhahn, Lucas, che ha vissuto per anni a Terni e proprio con accento ternano ha risposto all'inviato. "Non è vero che ha ucciso un sacco di persone - dice - è una questione di politica questa. Io ci sono cresciuto in Italia, sono italiano quanto te. Terni la conosci? E' lì che stanno le acciaierie". Ma perché siete scappati dall'Italia, chiede Politi. "Siamo dovuti andare via, era abbastanza evidente. Era troppo pericoloso". 

A commentare le immagini dei due manager che scappano e le parole del figlio di Espenhahn, Antonio Boccuzzi, operaio sopravissuto alla tragedia ed ex deputato del Pd, e Noemi Laurino, figlia di Angelo, uno dei sette lavoratori morti carbonizzati nella notte tra il 5 e 6 dicembre del 2007 di cui vengono anche mostrate le immagini inedite - crudissime - a pochi minuti dalla tragedia. 

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A perdere la vita, oltre a Laurino, Antonio Schiavone, Giuseppe De Masi, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Roberto Scola, Rocco Marzo. Espenhahn è stato condannato in via definitiva il 13 maggio 2016 per omicidio colposo a nove anni e otto mesi mentre Priegnitz a sei anni e dieci mesi. Stessa condanna per il ternano Marco Pucci, successore di Espehahn alla guida dell'Ast di Terni, che sta scontando la condanna come l'ex direttore dello stabilimento, Daniele Moroni, anch'egli ternano, sette anni e sei mesi, Raffaele Salerno, sette anni e due mesi, e il responsabile della sicurezza Cosimo Cafueri, sei anni e otto mesi. Sia Pucci (che nel 2017 ha chiesto la grazia al presidente della Repubblica Mattarella) che Moroni da più di un anno hanno ottenuto il permesso di poter svolgere durante il giorno un'attività lavorativa - il primo alle Fucine Umbre, l'altro alla Mascio Engineering - mentre i manager tedeschi sono ancora a piede libero in attesa che la Germania dia seguito alle richieste della magistratura italiana per far rispettare la sentenza.

A settembre chiesta la carcerazione in Germania

La questione il 15 novembre scorso è stata discussa anche in commissione Giustizia al Senato dove il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, Guido Guidesi, ha risposto a un'interrogazione della vicepresidente del Senato, Anna Rossomando del Pd, al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Nei giorni scorsi il ministero ha sollecitato nuovamente la definizione del procedimento chiedendo di ricevere informazioni”, la replica. 

“La corte d’appello di Hamm non ha tuttavia concesso l’estradizione - ha ricordato la nota del ministero - in base al principio generale secondo cui all’estradizione richiesta è ostativa la mancata prestazione del consenso da parte dei cittadini tedeschi condannati. Il 30 novembre e il 17 gennaio 2017 il ministero della Giustizia ha trasmesso alle competenti autorità tedesche la predetta certificazione corredata dalla sentenza esecutiva pronunciata dalla corte d’assise d’appello di Torino il 29 maggio 2015, con relativa traduzione in lingua tedesca”. Obiettivo la possibilità di far scontare la pena ai due nel loro paese. Le traduzioni sono state inviate in Germania il 6 agosto scorso e a settembre la procura di Essen ha chiesto la carcerazione di Espenhahn e Priegnitz  per cinque anni, vale a dire la pena massima prevista in Germania per i reati contestati. Ma ancora non è stata eseguita.

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