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Cronaca

Gelosia killer, uccide con una coltellata il rivale in amore

Così è stato scoperto l’assassino di Bruno Lazzaro, la svolta nelle indagini grazie alle intercettazioni nel carcere di Terni: la storia

La gelosia, la coltellata e le menzogne. Fino alla svolta nelle indagini grazie alla intercettazioni ambientali realizzate nel carcere di Terni: così è stato scoperto l’assassino di Bruno Lazzaro.

L’omicidio avvenne il 4 marzo del 2018 a Gerocarne, comune dell’hinterland di Catanzaro. I sospetti erano caduti subito su Gaetano Muller, cugino della vittima: fu lui che il giorno dell’assassinio, poco dopo le 17, aveva contattato la centrale operativa del 112, chiedendo l’intervento di un’ambulanza nella zona di Comunella Salvini, raccontando che il cugino si era ferito con un ferro appuntito.

“I carabinieri si recarono sul posto e trovarono Bruno Lazzaro, ferito ma ancora vivo, presso l’abitazione della famiglia Emanuele, dove nel frattempo Gaetano Muller lo aveva trasportato. Dopo qualche ora – ricostruisce la sentenza della Corte di cassazione che conferma la custodia cautelare in carcere di Muller con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione - intorno alle 19.50, Bruno Lazzaro, nel frattempo ricoverato presso il locale nosocomio, morì a causa di una ferita da taglio nella zona addominale”.

Muller riferì alla polizia giudiziaria che, “mentre percorreva il tragitto stradale con il cugino, a bordo della sua autovettura, veniva tallonato dall’autovettura di un conoscente, tale Ciccio o Cicoria; arrestata la marcia in uno spiazzo, il cugino Bruno Lazzaro era sceso dall’autovettura e si era messo a discutere con le persone che erano a bordo dell’autovettura di Ciccio, quindi, dopo poco, era risalito a bordo e gli aveva detto di accompagnarlo all’ospedale perché quelle persone lo avevano ferito al fianco destro. Visto che il cugino perdeva sangue e poi conoscenza – ricostruisce ancora la Cassazione - Gaetano Muller si era recato presso l’abitazione della famiglia Emanuele dove il ferito era stato soccorso. Furono poi assunte sommarie informazioni dai componenti della famiglia Emanuele, e tra questi da Marianna Emanuele che riferì di aver avuto sino a qualche mese prima una relazione sentimentale con Gaetano Muller e negò di avere una relazione sentimentale con Bruno Lazzaro”.

Il quadro emerso dalle indagini ricostruisce però una dinamica diversa. Dalle intercettazioni ambientali eseguite all'intorno dell’autovettura degli zii della vittima (Michele Nardo e Rosa Inzillo) emerse che “i familiari non credevano alla versione dei fatti di Muller e lo ritenevano responsabile dell’omicidio, quale autore materiale e diretto o quale mandante, individuando il movente nella gelosia che questi provava dal momento che la ex fidanzata, Marianna Emanuele, aveva intrecciato una relazione sentimentale con Bruno Lazzaro”.

Fatti che hanno trovato conferma nella ricostruzione dei genitori di Marianna Emanuele, “come si rilevò dalle intercettazioni ambientali fatte presso la casa circondariale di Terni, dove era detenuto Gaetano Emanuele, il padre, e che captarono le conversazioni di questi con la moglie”.

Marianna e Bruno avevano infatti intrecciato una relazione sentimentale che aveva però messo in allarme lo stesso Lazzaro il quale, alcuni giorni prima dell’omicidio “esternava delle preoccupazioni, addirittura temendo per la sua incolumità, in ragione del precedente legame di Marianna con Gaetano Muller e delle resistenze familiari, specie della ragazza, a quella loro relazione”.

Marianna Emanuele, proprio il giorno in cui avvenne l’omicidio, aveva avvisato lo stesso Lazzaro del fatto che Muller era venuto a conoscenza della loro relazione, e tramite un messaggio whatsapp gli aveva intimato “di andare via da casa e di non farsi trovare da Gaetano Muller, avendo lei paura che a questi potesse partire il cervello”.

L’avvertimento però è arrivato troppo tardi. Muller, è la ricostruzione dell’accusa, avrebbe infatti portato Lazzaro a Gerocarne per poi colpirlo con una coltellata. Cercando poi di dissimulare l’omicidio.

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