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Economia

Ast, un anno per vendere viale Brin. I numeri dell’acciaio: produzione ridotta del 35%

Riunione al ministero dello sviluppo economico, ma senza il ministro Patuanelli. L’ad Burelli: ancora nessuna offerta formale, ma ci saranno anche player internazionali. Occupazione, “incognita” interinali

Il “limbo” di Acciai speciali Terni potrebbe essere ancora lungo. Almeno fino ad ottobre, ma più realisticamente prima di un anno Ast non sarà venduta. A chi? “Non abbiamo ancora ricevuto nessuna offerta formale. Ma oltre ai gruppi Marcegaglia e Arvedi, è possibile che ci saranno anche altri player internazionali”.

Riunione (virtuale) al ministero dello sviluppo economico per tracciare un primo punto sulla situazione di viale Brin. Al vertice al Mise hanno preso parte stamattina l’ad di Ast, Massimiliano Burelli, oltre al vicecapo di gabinetto Giorgio Sorial e le sottosegretarie Alessandra Todde e Alessia Morani.  Assente invece il ministro, Stefano Patuanelli. In collegamento anche la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, oltre all’assessore allo sviluppo economico, Michele Fioroni, al sindaco di Terni, Leonardo Latini, e a rappresentanti nazionali e locali dei sindacati di categoria.

Burelli ha spiegato che non è stata ancora aperta una procedura ufficiale per la vendita da parte di ThyssenKrupp ma che comunque la cessione non avverrà prima del prossimo mese di ottobre e che Arvedi e Marcegaglia, il cui interesse era stato anticipato dallo stesso ministro Patuanelli nella sua informativa alla Camera, non saranno gli unici. Perché “Ast non è in crisi”, dice Burelli. Anche se “ad aprile abbiamo lavorato a poco più della metà della capacità produttiva e da qui al termine dell’anno siderurgico (30 settembre) si stima un -35% di fuso rispetto al milione di tonnellate”.

Nonostante questo, “rispetto all’accordo del giugno 2019, Ast vanta un +3,5 milioni ed è in linea col miglioramento della capacità produttiva del laminatoio a freddo. Il progetto scorie prosegue seppur con un lieve ritardo per effetto del lockdown”. Pandemia che ha comunque pesato sui livelli produttivi e che rischia di far sentire i suoi effetti anche nei mesi a venire. Effetti che invece sono evidenti ed immediati sulla situazione del Tubificio che sta registrando una riduzione delle spedizioni del prodotto finito pari all’80% e che stenta anche sul cosiddetto acciaio “bianco”, ossia quello destinato al mercato degli elettrodomestici, per una flessione che oscilla fra il 30 ed il 40% e che potrebbe avere effetti nefasti sui livelli occupazionali. In particolar modo per quanto riguarda i contratti interinali.   

Le reazioni

“È fondamentale che sia riconosciuta la strategicità del nostro sito all’interno di un piano nazionale per la siderurgia che deve prendere quanto prima forma – commenta il sindaco di Terni, Leonardo Latini, a margine dell’incontro al Mise - nella consapevolezza dell’importanza di questo settore, in particolare in riferimento agli acciai speciali. È altrettanto importante spingere per tutti gli interventi che possano contribuire a sostenere le nostre industrie, specie quelle energivore come Ast”.

“In Italia, come ricordava l’ad Burelli, a differenza che in Germania non c’è la cogestione, purtroppo aggiungerei, nonostante sia prevista in Costituzione, ma mai attuata. Tuttavia in questi mesi che ci separano dalla decisione finale, mi auguro che ci sia coesione e partecipazione nella massima trasparenza in tutti i complessi passaggi che porteranno all’esito di questo nuovo capitolo della lunghissima storia delle acciaierie ternane che meritano la massima considerazione e il massimo rispetto”.

Al termine della riunione Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm per il settore siderurgico e Simone Lucchetti segretario provinciale Uilm Terni hanno dichiarato: “Abbiamo chiesto al Governo di intervenire su Thyssenkrupp per ridurre i tempi per la ricerca del partner o per la cessione di Acciai Speciali Terni. Tempi troppo lunghi della fase di transizione unita all’assenza di certezze sull’assetto azionario futuro, senza assicurazioni sui necessari investimenti nel breve e medio periodo, può mettere a rischio il valore del sito ternano. Il tempo non è una variabile ininfluente”.

“A settembre verrà completato il piano di investimenti dell’accordo del giugno scorso – sottolineano Gambardella e Lucchetti - e dal 1 ottobre la multinazionale tedesca collocherà Ast in una business unit “Multi-tracks” che rappresenterà un limbo pericoloso in assenza di un nuovo piano industriale che assicuri nuovi e sufficienti investimenti per la salvaguardia degli impianti. Per la Uilm – concludono - i 9/12 mesi dichiarati dall’azienda necessari per l’espletamento della procedura, dal momento del suo avvio, per raggiungere l’accordo di partnership o per la vendita sono un periodo di tempo eccessivamente lungo”.

riunione ast (2)-3“Manterremo massima attenzione al percorso che la multinazionale tedesca ThyssenKrupp sta intraprendendo per quel che riguarda il futuro dell’Ast di Terni. Una realtà fondamentale per la nostra regione e per tutto il Paese. Da parte nostra abbiamo già confermato l'impegno economico preso in passato dalla stessa Regione. Ora è necessario vigilare sulle prossime scelte della proprietà che ha espresso l’intenzione di cedere o comunque di trovare un nuovo partner per il sito ternano”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, che ha partecipato, insieme all’assessore Michele Fioroni, all’incontro organizzato dal ministero dello sviluppo economico alla presenza delle istituzioni locali, sindacati e management di Ast.

“Riteniamo fondamentale – ha sottolineato Tesei - che Ast sia considerata come sito industriale strategico nazionale. Insieme al Governo siamo pronti, come detto, a vigilare ed a partecipare attivamente al processo che porterà alla cessione dell’azienda o comunque all'arrivo di un nuovo socio. Un processo che potrebbe non essere temporalmente rapido ed è proprio per questo che è necessario che il periodo di transizione sia gestito al meglio, andando a garantire i livelli produttivi ed occupazionali. I nuovi soci dovranno essere in grado di presentare un piano industriale valido e sostenibile sotto un punto di vista produttivo, occupazionale, finanziario e ambientale. Un piano quindi che rafforzi – ha concluso Tesei - le prospettive industriali di un ciclo integrato, che va dalla fusione sino alla commercializzazione”.

“La nostra principale richiesta è quella della salvaguardia occupazionale e salariale, sia dei lavoratori diretti che indiretti e l’integrità di Ast - commenta Giovacchino Olimpieri, segretario nazionale di Fismic Confsal - Il Governo ha dato ancora conferma della strategicità del sito di Terni. Deve essere riconosciuta la strategicità all’interno di un piano nazionale per la siderurgia. Sarà fondamentale l’individuazione di un player europeo o mondiale che abbia la capacità di far competere Ast nel mercato globale. Inoltre Ast dovrà avere anche una sua autonomia durante questo processo. Fondamentale sarà anche la più esauriente e chiara trasparenza durante il periodo di transazione. Il Governo ha raccolto le nostre istanze e si è impegnato alla convocazione di un altro incontro alla luce del percorso in itinere”.

“Attualmente gli impianti sono fermi, non solo per quel che concerne il Covid19 – dicono Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl, e Simone Liti, segretario di Fim Cisl Umbria Terni - e chiediamo quindi garanzie su questa vicenda che non impatti sull’occupazione non solo per gli ammortizzatori sociali che si prospettano all’orizzonte ma anche per i 150 contratti dei lavoratori interinali”.

“Per noi il sito deve essere mantenuto integrato così com’è, che ci sia una vendita o una partnership, ovviamente insieme al mantenimento delle produzioni e dei livelli occupazionali e salariali. Abbiamo chiesto al Governo di far luce anche sulle voci riguardanti eventuali interessi mostrati da potenziali acquirenti e che se un percorso va affrontato tra scouting e ricerca di investitori vada fatto nel più breve tempo possibile ed interessando le organizzazioni sindacali non solo nella fase finale del processo perché l’unico effetto sarebbe allungare ulteriormente i tempi della vertenza”.

“Persistono dubbi perché, già nel 2011, si sono scaricate su Terni le inefficienze di Thyssenkrupp. C’è bisogno che il tavolo ministeriale vigili sull’andamento della fase attuale perché sia tutelata tutta l’occupazione, senza distinzioni tra diversi contratti se a termine o meno, e la continuità produttiva del sito”.

“Non abbiamo alcun pregiudizio ma nessuno pensi di proporci lo spezzatino: la Acciai speciali Terni è un sito strategico per il sistema Paese”. Lo dichiarano in una nota congiunta il segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, e il vicesegretario nazionale con delega alla Siderurgia, Daniele Francescangeli.

“L’azienda conferma di essere alla ricerca di un partner di maggioranza o, in alternativa, di voler vendere lo stabilimento a nuovi acquirenti. In realtà urge un intervento del Governo attraverso un piano nazionale per la salvaguardia della siderurgia del nostro Paese, oltre ad una presenza dello Stato nelle quote societarie. È impensabile che asset strategici, come il sito ternano, non trovino una continuità produttiva”.

“Sappiamo che è iniziata una partita difficile, nella quale la tempistica rappresenta una parte molto rilevante nella risoluzione del problema e dove altrettanto importanti sono la vigilanza economica e finanziaria, la difesa delle quote di mercato e soprattutto dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto”, concludono”.

“Il Governo, pertanto lo Stato, deve comprendere che questa non è una semplice vertenza di riorganizzazione – rileva invece la Federazione Usb lavoro privato - in prospettiva è a rischio l’unico produttore italiano di acciaio inox e pertanto, pur accogliendo con favore la proposta enunciata dai Sottosegretari Morani e Todde di un tavolo unico ministeriale, con al centro il piano complessivo della siderurgia, non possiamo che ribadire che l’unica prospettiva in direzione della tenuta dei livelli occupazionali e dei salariali, della difesa e del rilancio del settore, insieme alla ambientalizzazione delle produzioni, viene dalla gestione diretta del comparto da parte pubblica. Solo il controllo pubblico delle produzioni strategiche, fuori dalle logiche della finanziarizzazione dell’economia, potrà garantire la sopravvivenza e il rilancio della siderurgia in Italia”.

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