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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

“Acciaieria di Terni, nessuno stallo: ma è una procedura complessa. I nodi di energia e ambiente”

Piano industriale e accordo di programma per Arvedi-Ast al centro del question time in consiglio regionale. La presidente Donatella Tesei: “Azienda strategica non solo per l’Umbria ma per il sistema italiano ed europeo”

A che punto è il futuro di Arvedi-Ast? L’acciaieria di Terni e le questioni relative a piano industriale e accordo di programma sono state al centro del question time di oggi, 24 ottobre, in consiglio regionale.

A sollevare il problema è stato Fabio Paparelli (Pd) che, ricostruendo il recente passato della fabbrica a partire dal “closing del 31 gennaio 2022” che ha sancito il passaggio di proprietà dai tedeschi di Tk alla famiglia Arvedi, ha sottolineato la “preoccupazione” che sta segnando il momento attuale che mette a rischio un sito produttivo che dà lavoro a migliaia di persone fra dipendenti diretti e indotto e che “vale il 15 per cento del pil regionale. È finito il tempo degli annunci, ora risulta necessario un patto di territorio”.

“Troppo spesso – è l’incipit della risposta della governatrice dell’Umbria – si fanno ricostruzioni sconclusionate che sono frutto di fervida fantasia”. Si parte insomma dai numeri: “

Ast vale 3.500 occupati per Terni (2.500 diretti più mille di indotto) e non vale 15 punti di Pil ma il 4 per cento”, ha anzitutto precisato Tesei, andando poi a ripercorrere i mesi che hanno segnato l’arrivo di Arvedi nella conca. Arvedi che ha trovato una azienda dove “Thyssen non investiva più e

senza investimenti non si ha una prospettiva reddituale di crescita”.

Da qui la necessità di un piano di rilancio che l’azienda ha messo in campo anche con la “prospettiva di sostegno da parte del governo Draghi” e che, secondo le intenzioni, avrebbe fatto di Ast “una acciaieria a livello mondiale”.

Punto cardine, dice Tesei, era “ridurre l’impatto ambientale. Nacque così il piano da un miliardo di investimenti che prevedeva la totale decarbonizzazione del sito produttivo attraverso interventi strutturali sulla fabbrica e cento milioni di investimenti ambientali”. Miliardo che sarebbe derivato da “700 milioni privati e 300 di supporto pubblico”.

Oa, sembra che sia proprio questa parte a rappresentare un ostacolo per lo sblocco della situazione. Il cofinanziamento pubblico si dovrebbe infatti reggere sui fondi del Pnrr e, per ricevere il “semaforo verde” c’è la necessità di superare l’esame della Commissione europea per ottenere il via libera al “supporto del piano industriale”.

Precisando che la Regione è solo uno degli attori coinvolti in questo proceso, Tesei dice che Palazzo Donini sta “interloquendo con la commissione europea per avere semaforo verde. Non c’è stallo – aggiunge - ma un percorso complesso”. Prova ne è il fatto che Arvedi, citato da Tesei, ha dichiarato di non avere “mai trovato una istituzione competente e proattiva come la Regione Umbria”.

Ultimo passaggio della risposta della presidente – che non ha comunque soddisfatto Paparelli – è stato dedicato al “tema energia” che “è strategico e dolente. In Italia si pagano 137 euro al megawatt ora. L’energia costa la metà si paga nel nord Europa e un terzo in Asia e negli Stati Uniti: una condizione di competitività che manca all’Italia e che diventa un problema enorme per una azienda energivora come Ast. Siamo attivi con Enel e il Governo su un ampio set di interventi”, dice la presidente che annuncia un prossimo incontro con Enel(giovedì ci sarà invece un summit con Arvedi e i sindacati) ribadendo infine che “Ast è strategica non solo per l’Umbria ma per il sistema italiano ed europeo”

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