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“Terni può essere protagonista in Umbria, ma serve autorevolezza”

L'INTERVISTA | Franceschini (Confartigianato): “Il futuro oltre l’acciaieria? Bisogna creare una cultura imprenditoriale”. Movida e alcol: “C’è bisogno di una filiera della sicurezza” | VIDEO

“Terni può e deve avere un ruolo da protagonista nello sviluppo economico e sociale dell’Umbria”. Ma per fare questo, occorre “autorevolezza” e la capacità di sviluppare idee che sappiano “creare una cultura imprenditoriale” e una idea di futuro.

Allora, con il presidente di Confartigianato Terni, Mauro Franceschini, cominciamo da qui. Quale idea di città, quale proposta di sviluppo per Terni, magari immaginando di andare oltre l’acciaieria.

“Non dobbiamo pensare che il futuro sia per forza alternativo all’acciaieria. Cerchiamo anzitutto di creare le condizioni perché la multinazionale resti sul territorio, salvaguardando così i posti di lavoro diretti e l’indotto. Ma poi è necessario fare uno sforzo che ci consenta di creare una cultura imprenditoriale che permetta alle micro e piccole imprese di svincolarsi dalla multinazionale. Abbiamo un patrimonio che è fatto di altissime professionalità, di competenze specializzate. Abbiamo operai specializzati, come saldatori o tornitori, di altissimo livello. Spesso si è però preferito fermarsi alla commessa, al grande committente, piuttosto che tentare una propria strada. Ecco, potrebbe essere arrivato il momento di passare dal servizio al prodotto. Così da permettere alle realtà imprenditoriali, che ne hanno la capacità, di creare un proprio marchio e di sviluppare la forza del proprio valore aggiunto”.

Su quali altri comparti può scommettere questo territorio?

“Credo sia necessario sviluppare verticalizzazioni su aziende ed esperienze imprenditoriali che già esistono, come la stessa siderurgia e la chimica, per esempio, che già crea ritorno e valore per il territorio. E poi, perché non tentare la strada del turismo sportivo? Sia professionale che amatoriale. Occorre immaginare una politica strategica che valorizzi le caratteristiche del nostro territorio, ma anche le esperienze di chi, pur da solo, ci sta provando. Penso al rafting, per esempio, ma anche a tante altre attività di questo tipo. La scommessa potrebbe essere quella di puntare sulla connotazione del territorio stesso: va colto (o creato) l’elemento di differenziazione. Ricordo un convegno a cui partecipò Oscar Farinetti (patron di Eatitaly, ndr). Lui disse: ‘Vivete in una delle più belle regioni d’Italia, ma siete irraggiungibili’. E allora perché non sviluppare questa peculiarità da handicap a punto di forza? Ecco: differenziarci. Ma lavorando in maniera seria su un progetto e su una sua gestione. Consapevoli che potrebbero essere necessari tempo e investimenti. Ma se non si prova, non si capirà mai se quell’obiettivo era raggiungibile”.

A proposito di irraggiungibilità. Questo territorio ha la necessità di uscire da un isolamento infrastrutturale. Cosa serve: alta velocità o altri strumenti?

“Beh, credo sia assurdo anzitutto il fatto che il collegamento tra Terni e Perugia sia, di fatto, impossibile. Non è giusto per chi lavora e dunque potrebbe avere la necessità di raggiungere il capoluogo regionale in tempi dignitosi. Non è giusto per gli studenti che possono con molta più facilità raggiungere Roma piuttosto che Perugia. E comunque, trovo abbastanza grave la situazione dei pendolari in generale. Ecco: non penso sia necessaria una linea veloce che colleghi Terni con Roma. Credo sia opportuno creare le condizioni per agganciare l’alta velocità e dunque permettere a chi parte da Terni di raggiungere Orte o Roma potendo cogliere le coincidenze. E soprattutto, facendo viaggiare gli utenti su mezzi puliti, efficienti e decorosi”.

Si torna a parlare in questi giorni di movida e ordinanza anti alcol. Come Confartigianato avete diffuso una nota…

“Il problema di fondo sta nella necessità di creare una filiera della sicurezza. Senza dubbio i gestori dei locali hanno a cuore il territorio in cui operano e dunque lo presidiano. Ma il loro compito non può essere ostacolato, ad esempio, dalla presenza di decine di distributori automatici. Che sviliscono il mercato perché consentono a tutti, anche a chi non potrebbe, di acquistare prodotti a prezzi bassissimi. La libertà di fare impresa deve essere totale e garantita. Ma va normata. Altrimenti si vanifica qualsiasi altro tipo di sforzo”.

Lei ritiene che sia efficace vietare la vendita di alcolici in una determinata zona quando, magari a cento metri, quel divieto non esiste più?

“Se l’alcol è il problema, va vietato e basta. In tutta la città. È anche una questione di giustizia sociale per i gestori. E poi, torno a ripetere, occorre stimolare la creazione di una filiera della sicurezza”.

Con una maggiore presenza delle forze dell’ordine?

“Sì, anche. Mi rendo conto che se una pattuglia della polizia si trova in centro, poi non può vigilare in una zona della periferia. E che se c’è una emergenza in periferia, allora quella zona del centro dovrà essere lasciata scoperta. Però, so anche che la presenza fisica delle forze dell’ordine non solo può avere un effetto deterrente. Ma sicuramente contribuisce ad incrementare il livello di sicurezza percepito dai cittadini. E dunque a farli sentire più sicuri”.

Un’ultima cosa. C’è l’Umbria, poi c’è Perugia. Terni è un figlio di serie B?

“Oggettivamente, negli ultimi tempi, abbiamo assistito ad un progressivo accentramento di molti presidi istituzionali, in nome di una regionalizzazione che non può e non deve però allontanare le Istituzioni stesse dai cittadini e dalle imprese. Questo è un dato di fatto. Ma Terni è la seconda città di questa regione ed è la porta d’ingresso della parte sud dell’Umbria. Un riequilibrio delle risorse e del territorio va fatto. Ma va rinegoziato con autorevolezza. Ecco, questo territorio, in tutte le sue articolazioni, non ha saputo esprimere autorevolezza”.

E quindi oggi si può guardare altrove? Rieti, Viterbo?

“In un’ottica di mercato, si guarda ovunque. Ma se non siamo in grado di dialogare con la nostra regione, credo sia difficile anche solo pensare di parlare con altre città, di altre province e di altre regioni”. 

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