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Fase due a Terni, “negozi e botteghe hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, i problemi arriveranno a settembre”

La situazione in città dopo la quarantena, parlano le associazioni di categoria: “C’è stata una generale riapertura, ma le nostre attività dovranno fare i conti con la tassazione, la mancanza di liquidità e gli ammortizzatori sociali che non arrivano”

La quarantena è finita. Ma forse, i problemi devono ancora arrivare. Se in alcune grandi città gli effetti del lockdown innescato dall’emergenza Covid sono piuttosto evidenti, a Terni le insegne di negozi, ristoranti, bar e botteghe artigianali si sono riaccese. “Si è cercato generalmente di riaprire”, dice Stefano Lupi, presidente di Confcommercio Terni. Confermando quando rilevato da Mauro Franceschini, presidente di Confartigianato imprese Terni: “Al momento, tutti hanno riaperto”.

Ma l’aspetto da sottolineare è proprio questo: al momento. “I colleghi delle Marche – rileva Franceschini – hanno cominciato a parlare allarmati di suicidi fra gli associati. Segno di una situazione difficilissima. Che da noi, ancora e fortunatamente non registriamo”. Anche perché, il tessuto economico dell’Umbria e soprattutto del Ternano è decisamente diverso. Il reticolo delle piccole e medie imprese a Terni e in provincia è sostituito da una altissima percentuale di dipendenti, soprattutto pubblici. Che hanno dunque consentito di assorbire meglio gli effetti della crisi. Il rovescio della medaglia è che il “valore aggiunto” prodotto sul territorio è nullo. E nel momento in cui il sistema privato dovesse entrare in crisi – come sta accadendo ad esempio per Ast, Treofan, Faurecia o Sangemini e Amerino – gli effetti saranno devastanti.

Franceschini rileva poi altri aspetti importanti. Il primo: l’industria manifatturiera, in particolar modo quella legata all’automotive, è in estrema difficoltà. Ne sono un esempio Ast, Tubificio, Alcantara. Il secondo: “Un bar che è stato chiuso per due mesi, magari ora sta incrementando il volume di lavoro, ma quel fatturato è perduto. Così come per parrucchieri, centri estetici e così via”. E dunque, i conti con la reale situazione si potranno fare nel momento in cui ci saranno da sistemare le scadenze – fiscali, ma non solo – oggi sospese.

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“Si è cercato generalmente di riaprire, sia per capire le restrizioni sia per verificare misure di sostegno”, commenta Lupi. Evidenziando però che le questioni da affrontare sono tante e di notevole peso: liquidità, cassa integrazione “che non arriva”, tassazione.

“Le nostre attività sono prevalentemente a conduzione famigliare – spiega Lupi - Hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, ma il problema si presenterà tra settembre e ottobre. È il dopo che spaventa”. La fase tre, che potrebbe drammaticamente ritornare ad essere una difficilissima fase uno.

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