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Economia

“Cassa” al’Ast, l’Umbria trema: verifiche su assetti produttivi e livelli occupazionali

Riunione in Regione dopo l’annuncio dell’azienda del ricorso agli ammortizzatori sociali. Il presidente Paparelli: siamo preoccupati, messo in discussione anche accordo fra acciaieria, sindacati e ministero

Sono passati meno di tre mesi da quando al ministero dello sviluppo economico, Ast e sindacati – con la supervisione del dicastero – aggiornarono l’accordo di programma, tirando fuori dal cilindro un documento che sulla carta sembrava accontentare un po’ tutti.

In quella sede, il management della multinazionale si impegnò su numeri precisi: gli occupati, nel biennio 2019-2020, sarebbero stati 2.350, con 50 unità in più in più rispetto alla precedente proposta. L’azienda aveva anche annunciato la procedura di licenziamento per una quarantina di lavoratori, impegnandosi ad assumere una ventina di somministrati. Per l’esercizio 2018-2019 l’acciaio fuso si attesterà su 940mila tonnellate, nel 2019-2020 dovrebbe superare, di poco, 1 milione. Venne confermata anche la disponibilità di concedere 500 euro pro capite, come una tantum, mentre per il prossimo anno fiscale, il bonus sarebbe potuto salire fino a 1.000-1.200 euro.

Soprattutto, da Roma non arrivò alcun accesso alla possibilità della cassa integrazione. Scenario che invece è diventato gelido con questo inizio di settembre.

“Forte preoccupazione per la dichiarazione di apertura della procedura di cassa integrazione sia per quanto riguarda le modalità sia per i contenuti”. Lo hanno sostenuto Regione, Provincia e Comune di Terni ed organizzazioni sindacali che si sono incontrati oggi pomeriggio, 9 settembre, a Palazzo Donini, in seguito alla convocazione da parte del presidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, per esaminare gli ultimi sviluppi della situazione dell’Ast di Terni.

“Tutto ciò avviene a soli tre mesi dalla sottoscrizione di un accordo presso il ministero dello sviluppo economico nel quale sono stati presi impegni precisi sia in merito ai volumi produttivi sia per i livelli occupazionali. Ed invece, improvvisamente, proprio alla ripesa dell’attività produttiva ci è stata comunicata la richiesta di cassa integrazione per 1.200 lavoratori (per tredici settimane, ndr) con un forte spostamento del carico di lavoro sul mese di settembre ed un forte scarico a partire dal mese di ottobre”.

Prendendo atto che in queste settimane è previsto l’esame congiunto della normativa sulla cassa integrazione ordinaria, tra Ast ed organizzazioni si verificheranno anche le condizioni relative agli assetti produttivi ed occupazionali, oltre alle previsioni di investimenti contenute nell’accordo siglato nello scorso mese di giugno.

“Sono vicende che ci preoccupano molto – ha affermato il presidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli – soprattutto per la mancanza di chiarezza. Appena tre mesi fa ministero, azienda ed organizzazioni sindacali avevano sottoscritto un accordo e adesso tutto sembra rimesso in discussione. Stiamo parlando di un sito strategico nella produzione degli acciai speciali in Italia e dunque occorre sicuramente vigilare attentamente su quello che sta succedendo. Attendiamo dunque l’esito delle interlocuzioni aperte tra organizzazioni sindacali ed azienda e subito dopo valuteremo insieme l’opportunità di chiedere la riapertura del tavolo nazionale”.

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