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Economia

Terni, la grande crisi: oltre 81mila “inattivi” e uno dei tassi di disoccupazione più alti dell’Umbria

L’analisi di Ires Cgil sui dati Istat, il presidente Bravi: “Ulteriore conferma di quanto in profondità abbia scavato la recessione economica e sociale che ha colpito la nostra regione”

Si dice che per rimarginare le ferite lasciate da un incendio nel bosco si debbano aspettare almeno dieci anni. I tagli inferti dalla crisi economica cominciata nel 2008 fanno invece ancora sentire i loro pesantissimi strascichi.

La conferma arriva dai dati elaborati dall’Istat (relativi al 2018) sui sistemi locali del lavoro. Cifre che secondo Mario Bravi, presidente di Ires Cgil Umbria, testimoniano “quanto in profondità abbia scavato la recessione economica e sociale che ha colpito la nostra regione”.

Prima i numeri. Il sistema locale di lavoro di Terni – sono 14 in Umbria - fa riferimento ad una popolazione di 178.200 abitanti. Di questi, gli occupati ammontano a 68.600 unità, i disoccupati sono 7.300 (il tasso di disoccupazione è pari al 9,6% ed è tra i più alti dell’Umbria, superato solo da Gubbio, Spoleto, Todi, Umbertide e Gualdo Tadino) mentre gli inattivi sono 81.100.

Per Terni, Bravi parla di una “alta disoccupazione”, maggiore rispetto a quella rilevata nel Perugino con 10.500 disoccupati e un tasso del 9,1% e comunque prossima ai livelli di altri territori, toccati anche loro da pesanti crisi aziendali e territoriali.

L’analisi Ires-Istat dice dunque che il più alto tasso di disoccupazione si riscontra nella fascia appenninica, dopo la drammatica crisi della ex Antonio Merloni di Gaifana, con un tasso di disoccupazione del 9,8% nel Sll di Gubbio e del 9,7% del Sll di Gualdo Tadino. Inoltre, le tante crisi aziendali apertesi nello spoletino spiegano il 9,6 % in quel territorio e lo stesso dato si manifesta ad Umbertide e a Todi.

“Inoltre – rileva Bravi - è interessante analizzare il rapporto tra attivi e inattivi nei vari territori dell’Umbria. Dai dati che abbiamo analizzato, emerge che solo in due realtà, Perugia e Città di Castello, gli attivi superano gli inattivi, mentre in 11 gli inattivi superano, in alcuni casi di gran lunga, gli attivi. In un sistema locale del lavoro, quello di Assisi-Bastia, il rapporto tra gli attivi inattivi è sostanzialmente pari. Questo ultimo dato sul rapporto tra attivi e inattivi richiede un’analisi approfondita sulle tendenze negative che rischiano di manifestarsi nei prossimi anni, collegate anche al fenomeno crescente dell’emigrazione da parte delle giovani generazioni”.

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