Nuvole nere sull’Alcantara: dopo i contratti non rinnovati, scatta un’altra “cassa”
Allarme dell’Ugl chimici sulla situazione dell’azienda: “Stiamo vivendo uno scenario impensabile fino a pochi anni fa e l’investimento per l’aumento della capacità produttiva si sta trasformando in una specie di spada di Damocle”
Contratti non rinnovati e un nuovo periodo di cassa integrazione: a lanciare l’allarme sulla situazione di Alcantara è l’Ugl chimici di Terni che esprime “preoccupazione” per il provvedimento che, da lunedì scorso e fino al prossimo primo aprile, “fermerà o rallenterà molte aree del sito produttivo” di Narni, analizzando poi più in generale la condizione in cui si trova attualmente la società, a partire “dall’impatto occupazionale”.
“Già negli ultimi mesi del 2023 – scrive Ugl chimici in una nota - ben 32 contratti a termine non sono stati rinnovati, e il 14 marzo durante una riunione presso Confindustria Terni è stato annunciato dalla direzione aziendale che altri 37 contratti in scadenza a fine mese subiranno la stessa sorte. Proprio durante la suddetta riunione si è giunti ad un accordo che, ove la situazione produttiva lo consentisse e in caso di necessità occupazionale, viene agevolato il rientro dei 69 contratti non rinnovati”. Condizione che oggi appare però piuttosto remota, anche a fronte di quello che il sindacato come uno “scenario impensabile fino a pochi anni fa quando, con l’annuncio dell’investimento per l’aumento della capacità produttiva, si evocavano scenari idilliaci con centinaia di assunzioni”.
“Secondo noi, invece – prosegue la nota - ci ritroviamo in uno scenario totalmente opposto, dove il calo degli ordinativi del comparto automotive (principale mercato di riferimento dell’azienda) dichiarato dall’azienda, tra l’altro in controtendenza con i dati del mercato immatricolazioni dell’auto in crescita, si va a sommare a tutta una serie di problematiche interne, che più volte abbiamo sollevato su tutti i tavoli di incontro”.
“Tutte queste problematiche – dice Ugl chimici - si legano all’investimento che da panacea di tutti i mali (che, tra l’altro, non esistevano al momento dell’avvio del progetto) si sta trasformando in una spada di Damocle sulla testa di tutti i lavoratori. Per quanto ci riguarda, torniamo a ribadire che per uscire da questa impasse, si renda necessario un cambio di rotta sotto il profilo organizzativo produttivo e gestionale del quale al momento non vediamo traccia, e, anzi, ci sembra che alcune figure aziendali vogliano far ricadere sui lavoratori la responsabilità della situazione attuale”.