rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Le banche chiudono i rubinetti, gli strozzini no: rischio usura per migliaia di imprese a Terni

Quasi 23 milioni di euro di prestiti in meno in un anno: incubo liquidità per artigiani, commercianti e lavoratori autonomi

“È un problema non di poco conto. Queste micro realtà, tradizionalmente sottocapitalizzate e a corto di liquidità, da tempo non sono più appetibili commercialmente dal sistema bancario. Pertanto, la stretta creditizia venutasi a creare – associata all’esplosione del commercio on line, alla storica concorrenza praticata dalla grande distribuzione, al peso delle tasse e dei costi fissi - ha contribuito a diminuire in misura significativamente preoccupante il numero delle botteghe e dei negozi di prossimità presenti nel Paese. Una scia di chiusure iniziata molto tempo fa che, purtroppo, si sta ritorcendo contro le famiglie, che vedono peggiorare la qualità della vita dei luoghi in cui vivono, ma anche contro gli istituti stessi, che hanno perso correntisti e quote di mercato non trascurabili”.

Questa la riflessione dell’associazione di artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre a margine del dossier sulla stretta creditizia che sta investendo, in modo particolare, micro e piccole imprese – con meno di 20 addetti – e che rischia di tradursi in un incubo usura per esercenti, piccoli commercianti, artigiani e lavoratori autonomi.

L’ufficio studi di Cgia rileva infatti che “continuano a diminuire i prestiti bancari alle piccole e micro imprese. Tra il 2021 e il 2022 gli impieghi vivi alle aziende con meno di 20 addetti sono scesi di 5,3 miliardi di euro (-4,3 per cento). Lo stock complessivo dei prestiti erogati a questo segmento di aziende è passato da 124 a 118,7 miliardi di euro. Stiamo parlando dei prestiti concessi dagli istituti di credito alle imprese di piccolissima dimensione”.

I dati elaborati dall’associazione dicono che, per quanto riguarda l'Umbria, il calo nei cosiddetti “impieghi vivi” tra il 2021 e il 2022 è stato del 6,49 per cento, il terzo più alto in Italia. I prestiti alle imprese con meno di 20 addetti sono passati da 2.133,2 a 1.976 milioni di euro, 137,1 milioni in meno. Peggio hanno fatto solo Friuli Venezia Giulia (-177,8 milioni) e Liguria (-214,4 milioni).

A livello provinciale il calo rilevato a Terni è stato il 31esimo in Italia: i prestiti sono passati da 394,6 371,9 milioni, per una riduzione tra 2021 e 2022 di 22,7 milioni (-5,75%). Peggio ancora è andata a Perugia dove la riduzione è stata del 6.66% visto che i prestiti sono passati da 1.718,6 a 1.604,1 milioni di euro (-114,4 milioni).

Oltre Umbria, Fiuli e Liguria, anche il Veneto ha subito una sostanziosa riduzione dei prestiti bancari (-6,24 per cento pari a -821,2 milioni di euro) mentre a livello provinciale, la chiusura dei rubinetti del credito ha “colpito”, soprattutto Savona con il -7,92 per cento (-61,7 milioni di euro), Venezia con il -7,93 per cento (-173,8 milioni) e Sondrio con il -8,32 per cento (-59,8 milioni). Le realtà più colpite sono state due province della Romagna: Forlì-Cesena che ha visto diminuire il flusso dei prestiti del 9,38 per cento (-135,5 milioni) e Ravenna con il -10,36 per cento

(-135,2 milioni). Delle 107 province italiane monitorate dall’elaborazione, solo cinque presentano un risultato anticipato dal segno più: Biella (+0,10 per cento), Caltanissetta (+0,14), Sassari (+1,49), Sud Sardegna (+1,61) e Nuoro (+3,98).

“Tuttavia – rileva ancora Cgia - sarebbe sbagliato accusare le banche di essersi disinteressate del popolo delle partite Iva. Il mondo del credito, purtroppo, nell’ultimo decennio ha subito molte restrizioni imposte dalla Banca centrale europea in materia di erogazione del credito. Questi vincoli hanno aumentato enormemente la soglia del merito creditizio, allontanando tantissimi piccoli imprenditori dai canali ufficiali di approvvigionamento della liquidità. E tra questi ultimi, purtroppo, non sono nemmeno pochi quelli caduti nella rete tesa dagli usurai; un fenomeno, quello dello strozzinaggio, molto carsico e sempre più spesso “controllato” dalle organizzazioni criminali di stampo mafioso che, nei momenti di difficoltà, sono gli unici soggetti che dispongono di ingenti quote di denaro pronte ad essere immesse nel mercato economico”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le banche chiudono i rubinetti, gli strozzini no: rischio usura per migliaia di imprese a Terni

TerniToday è in caricamento