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Economia

Fisco “vampiro”, i conti sono da paura: ogni ternano paga 25 euro di tasse al giorno

Il peso delle entrate tributarie sul portafogli dei cittadini: ecco quanti soldi vanno a Stato, Regioni e Comuni. La classifica in tutta Italia

Venticinque euro di tasse ogni giorno. Anzi, quasi ventisei, per un totale annuo pari a 8.436 euro. A tanto ammonta il peso fiscale su ogni cittadino umbro, da zero a cento anni.

La fotografia alle entrate tributarie in Italia è stata realizzata dall’ufficio studi della Cgia, Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, che ha stilato una classifica di chi paga di più, tenendo comunque conto di quanto previsto dall’articolo 53 della Costituzione, in base al quale il sistema tributario è basato sul criterio della progressività. Pertanto, nei territori dove i livelli di reddito sono maggiori, grazie a condizioni economiche e sociali migliori, anche il gettito tributario presenta dimensioni più elevate che altrove

A livello nazionale, sono i cittadini lombardi a versare più tasse al fisco. Nel 2017 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), ogni residente di questa regione ha pagato mediamente 12.297 euro tra tasse, imposte e tributi. Seguono i valdostani con 11.480, gli abitanti del Trentino Alto Adige con 11.297 e gli emiliano-romagnoli con 11.252 euro. La Calabria, invece, è l’area dove il “peso” del fisco è più contenuto: ogni residente di questo territorio ha pagato all’erario mediamente 5.516 euro. Il dato medio nazionale è pari a 9.168 euro.

In Umbria, come detto, le entrate tributarie ammontano a 8.436 euro, così suddivisi: 7.036 finiscono nelle casse dell’amministrazione centrale, 629 vanno all’amministrazione regionale e 772 a quelle comunali.

Un conto, questo, che rischia anche di diventare più salato. La crisi di governo rischia di far scattare l’esercizio provvisorio e, conseguentemente, l’aumento dell’Iva a partire dal prossimo primo gennaio. Una vera iattura che, secondo l’Ufficio studi della CGIA, penalizzerebbe le famiglie e i lavoratori autonomi. Le prime perché subirebbero un forte aumento delle imposte sull’acquisto di beni e servizi. Le seconde in quanto vivono quasi esclusivamente di domanda interna che con l’aumento dell’Iva quasi sicuramente sarebbe destinata a diminuire.

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