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Economia d’acciaio: Ast e gli altri, cosa si muove attorno a viale Brin

L’ex ad Morselli “consulente” del Governo sul caso Ilva. Gli “appetiti” del fondo Elliot e non solo: la fabbrica di Terni al bivio del futuro

L’Italia è il decimo produttore di acciaio al mondo, con 24 milioni di tonnellate (ai primi quattro posti ci sono Cina, Giappone, India e Stati Uniti). Si tratta di circa 600mila tonnellate in più rispetto al 2017 (+2,9%), un dato che riporta l’output su livelli che non si vedevano dal 2013. E l’Ast è la “prima azienda privata dell’Umbria”, come ha più volte ripetuto la presidente della Regione, Catiuscia Marini.

Ora, che per la fabbrica di viale Brin sia arrivato il momento di prendere un bivio, è cosa piuttosto nota. E i terremoti dentro la ThyssenKrupp si riverberano a livello nazionale e internazionale sullo scacchiere della cosiddetta “economia d’acciaio”.

I player nazionali

Secondo gli ultimi dati diffusi da Federacciai, l’associazione italiana di categoria, le esportazioni sono salite di 308mila tonnellate rispetto al 2016 (+1,7%), arrivando a quasi 18 milioni. Le importazioni sono aumentate di 406mila tonnellate (+2,1%), raggiungendo i 20 milioni. Anche il primo bimestre del 2018 è partito bene: l’Italia ha fatto registrare una crescita della produzione dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2017, sfornando 29mila tonnellate in più. L’acciaio, insomma, è un mattone pesante dell’economia italiana. A livello nazionale, sono tre i player di peso nel settore. Il Gruppo Danieli (2,5 miliardi di fatturato e 9mila dipendenti), friulano, azienda quotata e specializzata nella produzione di impianti siderurgici, con un portafoglio ordini diversificato per area geografica e linea di prodotto, è specializzato in due attività principali. Il plant making, ossia la costruzione di impianti che producono acciaio, per cui Danieli è tra i primi tre costruttori mondiali, con società in Europa, Asia e uffici tecnici e unità operative in USA, Brasile, Egitto, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Ucraina. La seconda è lo steel making: la produzione di acciai speciali in collaborazione con Acciaierie Bertoli Safau, ABS Sisak e ESW Röhrenwerke GmbH. I destinatari? Le aziende dell’industria automobilistica, dei mezzi pesanti, dell’industria meccanica, energetica e petrolifera. Danieli e Ast ad inizio agosto hanno raggiunto un accordo commerciale per quanto riguarda lo sviluppo di sistemi per migliorare l’affidabilità degli impianti e la qualità dei prodotti. Altra importante azienda del settore è il Gruppo Arvedi di Cremona, con oltre 2 miliardi di fatturato. Attiva da sempre nella lavorazione dell’acciaio è poi anche la Marcegaglia di Mantova, gruppo che fattura circa 5 miliardi di euro, derivanti però anche da altre settori (energia e turismo). Una società in crescita anche grazie alle acquisizioni: è recente l’acquisto dell’80% delle quote della torinese Novero, produttrice di tubi trafilati. L’obiettivo è arrivare a produrre 100mila tonnellate di tubi trafilati a freddo in Italia.

Si rivede Morselli

In questi giorni, al centro della cronaca politica ed economica nazionale, si è parlato molto spesso dell’Ilva di Taranto. Bene, sembra che tra i consiglieri del Governo, e ancora più a stretto contatto con il ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, ci sia Lucia Morselli, ex ad di Ast. Morselli rivestirebbe il doppio ruolo di consigliere di Di Maio oltre che quella di portatrice di interessi di Acciai Italia, cordata nella quale confluirebbero gli interessi degli indiani di Jindal, oltre che della Cassa depositi e prestiti, della cremonese Arvedi e Luxottica. Acciai Italia è in bagarre con Arcerlor Mittal per l’acquisizione di Ilva. Ma Morselli è in qualche modo legata agli interessi del fondo statunitense Elliot che, oltre a Taranto, potrebbe essere interessato alla fabbrica di viale Brin.

La Fim Cisl

Di “interessi per gli asset siderurgici italiani” da parte del fondo Elliot parla anche il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. Esprimendo qualche dubbio proprio su Morselli. “Sappiamo – dice – dell’attivismo dell’ex amministratore delegato di Acciai Speciali Terni, Lucia Morselli, un anno fa nominata in quota Cassa depositi e prestiti, amministratore delegato di Acciai Italia, la cordata con Jindal, Arvedi e Delphin che ha perso, nel giugno 2017, la gara di acquisizione dell’Ilva di Taranto. Non sappiamo quale sia la casacca di queste ultime ore della Morselli, Cdp? Fondo Elliott? Consulente del governo? Ci auguriamo che il ministro Di Maio smentisca questa collaborazione. Ricordiamo - sottolinea Bentivogli - che di Jindal allora in una offerta di 1,2 miliardi metteva solo 3/400 milioni a differenza di 1,8 miliardi di Arcelor-Mittal. Il resto era a carico di Arvedi, Delphin e Cdp. Non sappiamo che intenzioni abbia Jindal, ma gareggiare perché un fondo finanziario come Elliott prenda gli asset siderurgici italiani è inaccettabile. Trapela in queste ore, infatti, l’interesse del fondo finanziario per il sito di Terni di ThyssenKrupp. E la Cdp - si domanda Bentivogli - dovrebbe favorire l’ingresso di un fondo finanziario americano in una cordata dalla quale si sono defilati gli unici italiani, Luxottica e Arvedi? Ricordiamo i 36 giorni di sciopero che furono necessari per riportare l’amministratore delegato di Ast alla ragione - conclude Bentivogli -  e soprattutto chiediamo a Di Maio di smentire immediatamente un conflitto di interessi che sarebbe senza precedenti”.

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