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 Sanitopoli, “anniversario” con polemica. Marini “spara” su Verini: “Senza pudore”

Un anno fa le dimissioni dell’ex governatrice dopo lo scandalo per le assunzioni in sanità. Che oggi sul suo profilo attacca il parlamentare e commissario umbro del Partito democratico. Ecco perché

“Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Michele Apicella in Ecce Bombo parlava così al telefono con l’amico Nicola. Quella frase e quel film di Nanni Moretti sono diventati nel tempo un modo di vivere, pensare e fare. Anche in politica.

E allora, forse, per capire oggi quali sono gli umori dentro al Partito democratico ad un anno dallo scandalo sanitopoli e ancora di più ad un anno dal “dramma” che si consumò in consiglio regionale e che segnò la fine della seconda legislatura guidata da Catiuscia Marini, può essere utile scorrere i “like” sotto al post che l’ex governatrice, oggi tornata al suo posto di lavoro in Legacoop, ha dedicato al parlamentare umbro – e commissario regionale del Pd – Valter Verini.

post_marini-3Un passo, indietro, prima. Fino a capire di che si tratta. “Senza pudore, un anno fa in Umbria fece ben altro”, scrive Marini sul suo profilo riportando alcuni stralci di una intervista che Verini ha rilasciato oggi, 20 maggio, a Il Foglio. Verini è responsabile giustizia dei dem e nel pezzo firmato da David Allegranti si fa riferimento alla polemica che vede al centro dello scontro il ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, oggetto di una mozione di sfiducia per la questione della scarcerazione dei boss mafiosi in seguito all’emergenza Coronavirus.    

E Marini riporta alcuni stralci dell’intervista. Come ad esempio: “Noi siamo contro gli ‘opposti estremismi’ di giustizialismo e garantismo”. In che senso? “Siamo contro il populismo giustizialista e contro il garantismo a corrente alternata. E l’uso politico di questi. Siamo per una giustizia giusta e per garanzie e diritti per tutti. Tempi certi e pene certe”.

Anche se forse, il passaggio “incriminato” è questo: “Se da un lato dobbiamo essere implacabili contro le mafie e la corruzione dall’altro dobbiamo ribadire che un avviso di garanzia è una garanzia per l’indagato, non è una sentenza di terzo grado, e non possiamo cedere al populismo mediatico-giustizialista”.

Un avviso di garanzia che però, un anno fa, ebbe un peso diverso nella vicenda e soprattutto venne interpretato in modo diverso dal partito. O almeno, così lascia intendere Marini. E l’epilogo della vicenda, in qualche modo, sembra accreditare questa tesi.

Fatto sta che oggi, un anno dopo, appunto, Marini sembra togliersi più di qualche sassolino dalle scarpe e soprattutto abbandona quel linguaggio più “criptico” che ha invece usato in questi lunghi mesi, scegliendo di usare parole chiare.

Seguono like, commenti, condivisioni. Anche di “colleghi” di partito. Qualcuno già nei giorni successivi allo scoppio dello scandalo non si tirò indietro da critiche alla gestione della vicenda. Qualcuno mette fuori la testa con qualche mese di ritardo. Scorrere per credere. Aspettando il congresso.

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