Umbria, rinuncia al furto perché visto da un passante: ladro condannato
I fatti a Perugia, la sentenza definitiva: "Aveva già forzato la portiera: non ha desistito dal compiere il reato per un motivo personale, ma perché scoperto"
“Il mio cliente ha visto l’auto aperta e ha pensato a un furto, per questo guardava nell’abitacolo”, ma un testimone lo incastra: condannato a dieci mesi di reclusione.
L’imputato, un pregiudicato perugino, è stato condannato in via definitiva dopo la sentenza della Corte di cassazione per un furto in un’automobile parcheggiata, avvenuto il 2 dicembre 2012 a Perugia, quando era stato visto da un testimone aprire l'autovettura “e dopo averne ispezionato l’interno, accortosi di essere osservato, si era allontanato senza prendere nulla”.
Secondo i giudici non è configurabile la “desistenza volontaria” o il “tentativo incompiuto”, ossia “fino a quando non siano stati posti in essere gli atti da cui origina il processo causale idoneo a produrre l’evento”.
In parole più semplici, secondo i giudici il ladro non ha rinunciato al furto per un suo motivo personale, un rimorso o altro evento a lui imputabile, ma solo perché si è accorto di essere stato visto. Da qui la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con conferma della sentenza e condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di 3mila euro in favore della cassa delle ammende.