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"Sulle montagne come se danzasse", il ricordo di Stefano Zavka

Nel 2007 l'alpinista ternano salì per la seconda volta sul K2, ma durante la discesa al campo 4 venne colto da una bufera. La scuola, la timidezza e la passione per le scalate: il racconto della madre Rita

Una montagna alta più di 8mila metri e una passione infinita. Un amore totalizzante era quello che Stefano Zavka provava per i monti, un amore talmente forte che lo ha portato a dedicare a essi la vita.

Stefano era una guida alpina. Fin da bambino, insieme alla sorella Sara e ai genitori, ha vissuto appieno la montagna, l'ha conosciuta e l'ha affronatta in tutti i modi, praticando tutti gli sport che quell'ambiente permetteva. Volenteroso e determinato, perseguiva ogni obiettivo che si prefissava, senza mai risparmiarsi.

Ha frequentato le Industriali, ma, come ricorda sorridendo la mamma Rita, non ha mai brillato. "Io gli dicevo - racconta - se ti chiedono come sono fatte le pareti rocciose che scali a Ferentillo, sai rispondere alla perfezione, ma se ti fanno domande di matematica, c'è qualche problema". Ma lui non ha mai ceduto, non ha mai scambiato la sua passione con lo studio ed è riuscito a diplomarsi. Così si è iscritto all'Università, ma anche questa gli stava stretta. Lui voleva vivere nell'ambiente che amava, nell'ambiente in cui stava bene, nell'ambiente che lo faceva sentire veramente Stefano. Così dava due esami l'anno, solo per evitare il servizio militare.

Poi la grande decisione: "Mamma, parto come volotario per la scuola militare alpina di Aosta". Anche questa scelta fu determinata dalla sua passione. Infatti partì per imparare a scalare sul ghiaccio perchè, abitando a Terni e potendo frequenatre più spesso solo le montagne del centro Italia, non aveva con il ghiaccio la stessa confidenza che aveva con la roccia. Così partì ed entrò a far parte della squadra di sci alpino di La Thuile, la caserma sul Monte Bianco.

Dopo la formazione, torno a casa e trovò lavoro in un negozio di attrezzature sportive di Perugia. La montagna però continuava a chiamarlo, così decise di iscriversi al corso per diventare guida alpina. Quando raggiunse anche questo obiettivo, iniziò quella che la mamma definisce la sua 'vera vita'. Arrivarono i primi clienti, aprì una collaborazione con le scuole di San Gemini e così cominciò la diffusione della cultura della montagna, con Stefano che insegnava e spiegava a tutti come praticare in sicurezza qualsiasi sport alpino.

"Era una persona schiva, non era troppo aperto con le persone che non conosceva", racconta Rita. "Eppure, quando parlava della sua passione, quando insegnava, riusciva ad entrare subito in contatto con le persone. Il nostro amico antropologo Valentino Paparelli che praticava spesso con lui sci alpino estremo, diceva sempre: 'se hai paura segui Stefano, scende come se danzasse. Ogni paura ti passa e anche tu ti butti'. Aveva questa capacità di spiegare e mettere tutti a proprio agio in situazioni di timore". 

Nel 2004 per il cinquantenario del primo arrivo in vetta del K2, fu scelto per celebrarlo. Così partì per la spediazione e arrivò fino a sotto il campo base che stava a poco più di 5mila metri, appena sotto il ghiacciaio. Poi decise con gli altri amici della seconda squadra di salire verso la vetta, ma non avevano l'attrezzatura adatta, non avevano i guanti adatti e le mani cominciarono a gelarsi, allora decise di non proseguire e di riscendere. "Le mani non le metto a rischio. Mi piace troppo scalare le montagne. Se mi si congelano i piedi posso continuare a scalare senza un dito, ma senza mani no", questo ripetava in continuazione, racconta mamma Rita.

Quella fu la prima volta che scalò il K2. Nel 2007 Daniele Nardi, noto alpinista, organizzò il trekking sul monte e gli serviva qualcuno che vi fosse già salito. Scelse Stefano che accettò di buon grado. Ma la notte tra il 20 e il 21 luglio qualcosa non funzionò: ci furono problemi di comunicazione, iniziò la buferà e iniziarono a tornare verso il campo 4, ma Stefano non arrivò mai. Da quel giorno è disperso sul K2. Non è mai stato ritrovato. Rimarrà per sempre nell'ambiente che amava, nel posto che era la sua vita, nel luogo che era la sua passione.

Precipizi relativi - L'Associazione Stefano Zavka

Dalla scomparsa di Stefano è nata l'associazione che porta il suo nome. È stata fortmente voluta dai familiari e dagli amici, non per ricordare la tragedia, ma per portare avanti le idee di Stefano. Infatti il loro obiettivo è portare avanti la cultura delle montagne, organizzando attività attinenti a questo ambiente come la festa della montagna con la rassegna cinematografica a fine gennaio, un lettura a tema montano molto particolare, aiutando nei corsi di arrampicata organizzati dalle scuole e "Arrampicando con Zazzà", un'arrampicata a Ferentillo. Da qualche anno, portano avanti anche il progetto 'Montagna per tutti'. Con l'aiuto del Cai hanno acquistato un attrezzo particolare, simile ad una carrozzella, per portare i disabili in montagna. "In questo modo tutti possono conoscere quello che Stefano tanto amava e possono conoscerlo in sicurezza. Diffondiamo la cultura della montagna", conclude Rita. 

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